C’è capitato tante altre volte. Ognuno di noi sceglie le gare da seguire anche in base al tasso di adrenalina che promettono. E quando sugli spalti converge tanta tensione, per via della rivalità fra le parti o della posta in gioco in campo, succede anche che gli animi si esasperino. Per usare un eufemismo. Il più delle volte la nostra scelta è di fare passo, visto che ne parlano già troppo i media generalisti preferiamo non aggiungere benzina sul fuoco. Eppure, proprio perché intendiamo parlare di responsabilità, la nostra è quella di trattare l’argomento e questa volta vorremmo non tirarci indietro. Limitandoci a qualche foto panoramica per parte, che pagine e social al servizio degli inquirenti, che si fregiano del nome ultras nel proprio nome, ce ne sono già troppe.
Ormai è passata più di una settimana dal chiacchieratissimo Fasano-Brindisi, le acque si sono calmate ed è doveroso fare un appunto. Lungi da noi difendere gli ultras a prescindere, non sono santi e mai lo saranno. Gli ultras però pagheranno per le loro azioni come hanno sempre fatto e come già stanno facendo anche in questo caso. Però i tuttologi della rete e delle tv hanno solo saputo gettare fango su di loro senza nemmeno porsi alcune domande che è doveroso porsi. Partiamo dalla prima: se non si è stati in grado di gestire 180 persone (tanti i biglietti per gli ospiti che erano anche nominali) qualcuno avrà sbagliato? Se durante la partita sono stati lanciati oggetti in campo qualcuno avrà sbagliato nel prefiltraggio? Se dopo la partita sono state fatte uscire entrambe le tifoserie contemporaneamente e quindi è stata data loro la possibilità di “incrociarsi”, qualcuno avrà sbagliato?
Facile adesso reprimere e sputare merda sugli ultras ma ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. Invece, come per tantissime altre partite, sappiamo già cosa succederà: oltre ai vari daspo, multe etc anche Fasano-Brindisi sarà chiusa agli ospiti per sempre, in tal modo il problema non lo si affronterà proprio più e sarà tutto più semplice. Ma in realtà il problema non sarà risolto, si sarà solo nascosto la polvere sotto il tappeto. Come sempre in questo paese. Splendido fuori e marcio sotto, fin nelle sue fondamenta.
Si chiude così questa gara di cui tutti parlano solo per il suo epilogo ma che fino al momento della sua sospensione aveva visto anche momenti molto intensi di tifo. Brindisi era arrivata sugli spalti davvero a muso duro, ostentando spavalderia e poi rendendosi autore di un tifo davvero convinto e positivo. Fasano aveva dalla sua l’ovvia superiorità numerica giocando in casa, una maggioranza che non sempre è positiva rispetto alla selezione e alla compattezza d’animi e di corpi che permette una trasferta, però di sicuro s’è potuta avvalere di una grande partecipazione di un po’ tutto l’ambiente, tribuna compresa, davvero molto rumorosa. C’era però un latente sentimento che è difficile definire, da una parte e già dall’esterno sembrava non si stesse per giocare un derby, arrivando allo stadio percorrendo le strade della città. Una sensazione falsa perché ovviamente anche a Fasano è molto sentito il confronto con il capoluogo di provincia, con il quale da sempre si gioca questa battaglia simbolica in cui si rimarca il rifiuto di riconoscersi in una scelta amministrativa che non tiene conto di effettive differenze culturali, linguistiche, ecc. Dall’altra parte, colpisce leggere col senno di poi l’approccio brindisino alla gara, esasperato da una stagione maledetta e catalizzato dalla rivalità in questione: sembrava quasi che la loro prova di tifo, fosse una sorta di consapevole canto del cigno a suggello di una stagione nata male con la retrocessione dalla D e la successiva penalizzazione di ben 14 punti, e prossima a finir peggio con l’enorme gap in classifica che a un certo punto sembrava colmabile ma che ogni giornata di più si sta rivelando una mezza condanna.
Ecco, la realtà è così: molto più complessa, stratificata, difficile da rendere in parole e nella quale concorrono una serie di concause. Ridurla tutta nel solito luogo comune onestamente deprime e permettere come sempre a certi attori in concorso di uscirsene come se non avessero colpe, fa anche un po’ arrabbiare. O forse persino riflettere sullo stato delle cose in Italia, dove le coscienze sporche, come nell’Antico Testamento, si lavano anche con un po’ di furbizia servendosi strumentalmente dei soliti eterni agnelli sacrificali.