La quattordicesima di campionato del campionato di serie D, tra le tantissime gara in programma, ne propone una dal fascino particolare: Fasano e Taranto si ritrovano, per l’ennesima volta in questa stagione, contrapposte in una categoria che oggettivamente sta stretta ad entrambe. Dal punto di vista del tifo, la partita è di quelle a cui non si può mancare, anche se, come successo in Coppa Italia, presenziano nel settore ospiti solo i gruppi della Gradinata e il Crazy Group. Curva Nord assente come nelle precedenti occasioni in cui sono state imposte restrizioni come le cosiddette “gare campione”, ossia gare in cui per particolari esigenze di ordine pubblico (che spesso sono legate solo alla mancanza di voglia o all’incapacità di gestirlo) vengono imposti biglietti nominativi, capienze ridotte e altre amenità.

Così quella che poteva risultare una partita con tantissimi spunti da raccontare, resta monca e lascia non pochi rammarichi. Nonostante tutto il settore ospiti appare comunque ben popolato, seppur non ovviamente gremito in ogni ordine di posto. Fra quel che resta da raccontare, c’è soprattutto il ricordo della curva fasanese a Michele Granatiero, detto “U Black” per la sua carnagione scura, ultras di Manfredonia scomparso il 24 novembre 2012 all’età di 26 anni, e che a distanza di 7 anni esatti anche gli amici di Fasano hanno voluto ricordare. Non di meno, la sud di casa ha voluto esprimere la propria solidarietà al popolo albanese con uno striscione e una bandiera con l’aquila a due teste, visto il devastante terremoto che ha colpito la zona di Durazzo. Solita buona prova per i padroni di casa, aiutati anche dal risultato che alimenta tantissimi cori a ripetere, battimani e un’ottima continuità. Festa grande per loro alla fine di una gara che vede il Fasano confermarsi all’altezza delle aspettative dei suoi tifosi sempre più numerosi, mentre il Taranto subisce la sua seconda sconfitta consecutiva che non può che risultare amaramente deludente per una tifoseria che non merita di barcamenarsi tra il nulla e la mediocrità come le sta accadendo ormai da troppi anni.

Massimo D’innocenzi.