Era il 17 aprile 1988, sul campo neutro di Putignano, quando lo striscione ALLENTATI apparve per la prima volta al seguito del Fasano. La gara, avversario il Potenza, fu disputata nella Città del Carnevale poiché il “Vito Curlo”, contestualmente alla promozione in C2 per la prima volta nella storia della squadra biancazzurra, fu interessato dai lavori di rifacimento sia al terreno di gioco che alle tribune. Trentasette anni dopo il gruppo organizzato fasanese resiste ancora e si riconosce dietro allo striscione che ha accompagnato diverse generazioni nella scoperta del mondo ultras, confrontandosi con tante realtà, ultras ma non solo.
Gli avversari di turno, i giallorossi dell’Ugento, accompagnati da una ventina di tifosi, sembrano quasi degli agnelli sacrificali, per restare in ambito pasquale, vuoi per la classifica, vuoi per l’entusiasmo che accompagna la squadra da quando è allenata dall’ex capitano e fasanese doc Graziano Pistoia e dulcis in fundo, per l’appunto, i festeggiamenti per l’anniversario del gruppo ultras fasanese. In curva, oltre i gemellati di Locorotondo e Rionero, sono presenti tutti gli striscioni della storia degli ALLENTATI FASANO. Parlando di meno longevi striscioni usa e getta, il primo della giornata è un saluto ad un’amica a quattro zampe che in settimana, dopo tanti anni, è partita per attraversare il ponte: PER SEMPRE… LIBERA.
Nonostante il giorno feriale, presenti un buon numero di spettatori per sostenere la squadra in lotta per il raggiungimento dei playoff, obbiettivo dichiarato dalla nuova società. A inizio gara, il pallino del gioco è sempre in mano ai padroni di casa, con gli ospiti che rintuzzano gli attacchi con ordine e colpiscono in contropiede. È proprio in una ripartenza che passano inaspettatamente in vantaggio con il loro attaccante che corre ad esultare sotto i propri tifosi, i quali, seppur in numero esiguo, canteranno per tutto l’arco della gara. In loro soccorso anche la prestazione dei giallorossi che, subito dopo, usufruiscono anche del vantaggio numerico quando il centrale argentino del Fasano, Facundo Onraita, viene espulso per fallo da ultimo uomo, avendo atterrato il centravanti ospite lanciato a rete.
La gara fino a quel momento tranquilla e corretta subisce un sussulto, con il direttore di gara indiscusso protagonista e bersagliato sia dai giocatori in campo che dal pubblico locale sugli spalti. A inizio ripresa, salgono a due gli espulsi fasanesi per un fallo di frustrazione del classe 2006, Manuele Penza, seguito a un mancato fischio del direttore di gara e che gli costa l’uscita anticipata per doppia ammonizione.
La situazione assume connotati bizzarri, difficilmente la squadra di casa subisce dei provvedimenti così improbi, ma tutto ciò non la scoraggia anzi, per i restanti quarantacinque minuti della ripresa (recupero compreso), sostenuta a gran voce da tutto lo stadio, tenterà l’impresa schiacciando i salentini nella propria area di rigore.
Nel frattempo in curva sud vengono esposti due striscioni da parte dei gemellati ospiti della tifoseria fasanese. Successivamente i decibel aumentano, i giocatori percepiscono la situazione e spingono ancora di più sull’acceleratore, cercando di regalar loro almeno un punto. Quasi a fine gara viene issato un copricurva raffigurante il simbolo degli ALLENTATI, la Pantera rosa, corredato da alcuni fumoni azzurri che creano un buon effetto cromatico.
Il sostegno alla squadra continua con picchi importanti fino al novantacinquesimo minuto quando i calciatori ormai esausti, vengono infilati in contropiede nell’ultima azione della gara. L’avversario in fuga viene atterrato in area, il conseguente calcio di rigore, assegnato e realizzato, non è che il triste epilogo di una giornata comincia con delle aspettative altissime, rivelatesi poi diametralmente opposte a fine gara. Così non è stato per il gruppo di casa che anche dopo il triplice fischio, sostiene e ringrazia i calciatori per l’impegno profuso e in barba alla sconfitta, chiude celebrando la maglia sudata. Onorata esattamente come fanno loro sugli spalti da trentasette anni.
Foto di Riccardo Dibiase













