A distanza di un anno esatto dalla la sfida contro il Paks, rieccomi nuovamente sugli spalti della Groupama Arena, fortunatamente in questa occasione a visionare una sfida di maggiore caratura ultras: il derby di Budapest.

Nonostante la giornata soleggiata, i – 3º che hanno imperversato costantemente tutto il dì nella fiabesca Capitale magiara, avrebbero suggerito molto di più una ritemprante sortita in uno dei molteplici e superlativi complessi termali presenti in città, ma i panni del turista in certe circostanze, è sacrosanto riporli per qualche ora. Navetta sostitutiva della M3 presa dinanzi a Kálvin Tér e approdo veloce in poco più di 10 minuti a Népliget, proprio nei pressi dell’enclave biancoverde. Qualche faccia di quelle giuste la scorgo subito, così come un nutrito stuolo di agenti stile Robocop piazzati nei punti più strategici. In lontananza, l’inconfondibile deflagrazione in serie di svariati bomboni, mi fa capire che i giri di valzer sono iniziati, il che, per la curiosità di recarmi a raggiungere (a vuoto) la zona dei tumulti (già circoscritta rapidamente e sorvegliata dalla polizia) mi porterà ad entrare al ‘5 di gioco, perdendomi la coreografia iniziale.

Avendo gli Újpest nelle vicinanze, mi ha sorpreso e non poco, notare alcuni spazi vuoti nel loro settore. Quasi pieno nella sua interezza sia chiaro, ma uno spicchio di stadio riservato a una tifoseria ospite in un derby, di norma non dovrebbe nemmeno far cadere uno spillo in terra, per quanto uno se lo auspica sovraffollato oltremisura. I richiami alle curve italiane sono piuttosto lapalissiani da entrambe le parti, con diciture su pezze e striscioni. Vantaggio fradi che arriva all’improvviso e fa letteralmente esplodere i locali, intenti ad accompagnare la rete che sblocca il match con un imponente torciata sparsa, che oserei definire “alla greca”.

Archiviata la prima frazione, la ripresa si apre con la curva di casa che sfodera una poderosa torciata, accompagnata da un drappo di notevoli dimensioni recante la scritta Monsters. Dì contraltare, gli ultras viola e bianco, decidono di alzare prepotentemente i decibel dei loro cori rispetto ai primi 45 minuti trascorsi un po’ in sordina, venendo premiati di lì a breve con la rete del pareggio, che li manda ovviamente in visibilio, facendoli accendere decine di torce e fumoni. Incomprensibile e scontato ormai a queste latitudini, il lancio di bicchieri di birra coi rivali. Per quanto non certo amante del luppolo, mi viene sempre da dire…bevetevela! Con quello che costa!

Attutito il colpo dell’aver incassato il pari, la capolista nettamente più forte e più squadra, dall’alto dei suoi 17 punti di vantaggio sui rivali cittadini, si è riversata all’attacco, mettendo a segno due marcature nel giro di un quarto d’ora, che hanno così regalato il derby ai fradi, intenti fino al termine del match ad accedere ripetutamente torce in larga parte a fiamma verde e rossa.

Triplice fischio che mi ha visto uscire dallo stadio soddisfatto in parte, perché naturalmente fa piacere vedere che ci sono ancora nazioni dove si è liberi di usare articoli pirotecnici senza alcuna conseguenza e ripugnante caccia alle streghe, ma allo stesso tempo una stracittadina senza i consueti striscioni di sfottò (che evidentemente non sono consuetudine da queste parti), lascia un briciolo di amaro in bocca.

Traffico post partita incredibilmente svanito in pochi minuti, senza trovare alcuna area cittadina congestionata. Proprio in virtù di ciò, una delle tante navette sostitutive della M3, mi ha riportato in soli 20 minuti nella centralissima Deák Ferenc tér, dove ho poi trascorso la gelida serata, immergendomi nella frizzante movida locale, all’interno di un paio dei più celebri e pittoreschi ruin pub budapestini.

Mi.Ma.