Quando mi ritrovo davanti tifoserie come quelle del Sora, mi ricordo di quanto – in fondo – risultare belli, compatti e rumorosi dietro a degli striscioni non sia poi così difficile. Basta fare ciò per cui il movimento ultras è nato e si è sviluppato negli anni: il tifo, senza troppe paranoie mentali o senza incartarsi in battaglie oltranziste che spesso finiscono per essere dei veri e propri boomerang, allontanando per anni gruppi e tifoserie dalle gradinate.

È una bella mattinata di sole nel basso Lazio e il mio pullman viaggia praticamente senza un filo di traffico alla volta di Ferentino, lasciandomi proprio a pochi metri dallo stadio cittadino. L’ultima volta che sono stato da queste parti, la squadra locale affrontava l’Angri per un match di Serie D di metà anni duemila. In circa tre lustri tanta acqua è passata sotto i ponti e – nello specifico – l’ex Comunale è ora diventato la Cittadella dello Sport dove il Frosinone Calcio si allena e fa giocare le sue giovanili. Avendo tuttavia lasciato spazio al club granata per disputare le sue gare interne.

La curiosità – che in realtà rispecchia appieno la tipica precarietà e sciatteria del nostro Paese – sta nella tribuna del settore ospiti: bella, ampia ed eretta ormai da tanti anni. Ma mai aperta per presunti problemi strutturali, costringendo così le tifoserie provenienti da fuori, a vedere la partita dietro la recinzione di ferro. Un qualcosa, permettetemi di dire, per cui non si dovrebbe neanche pagare il biglietto d’ingresso. Oltre che un pugno nell’occhio per un impianto che altrimenti risulterebbe davvero ben tenuto e funzionale.

In virtù di quanto scritto, i biglietti messi in vendita sono soltanto cento e, come da annuncio del sito ufficiale del Sora Calcio, già il venerdì precedente alla gara risultano sold out.

Conquistato l’accesso al terreno di gioco e sistemato lo zaino lontano da possibili pallonate, attendo l’arrivo del contingente bianconero, che avviene a ridosso del fischio d’inizio. Neanche il tempo di sistemare le pezze che il Sora già è in vantaggio per 2-0. Il risultato ovviamente scalda gli animi e il tifo prende quota, evidenziando l’ottimo stato di forma della Nord formato trasferta. Il materiale appeso sulla rete è come sempre curato e in grado di restituire un bell’effetto visivo. In particolar modo apprezzabile il riferimento storico al Ducato di Sora – dominio feudale costituitosi in seno al Regno di Napoli, nell’allora parte alta della Terra di Lavoro – che evidenzia quella che personalmente ritengo una delle più interessanti virtù del tifo organizzato: saper rispolverare radici e collegamenti storici spesso rimasti un po’ in ombra, erudendo anche gli osservatori come il sottoscritto.

Un po’ a sorpresa il Ferentino riesce a pervenire al pareggio, andando però di nuovo sotto poco prima dell’intervallo a causa di un rigore che lascia i padroni di casa anche in dieci uomini. Grande esultanza per gli ultras bianconeri e tifo che si protrae anche dopo il ritorno delle squadre negli spogliatoi.

Come accennato nell’introduzione del pezzo, ai sorani riconosco di saper tifare, facendolo in maniera semplice. Ormai da qualche anno la conformazione della loro tifoseria organizzata ha preso un chiaro indirizzo crescente, attestandosi su un buon livello qualitativo e quantitativo. Malgrado di soddisfazioni sportive non ne abbiano avute chissà quante, anzi. La società quest’anno sembra aver approntato un organico in grado di giocarsi la promozione e se ciò dovesse avvenire, credo che per i bianconeri sarà il momento storicamente adatto a misurarsi nuovamente con piazze di un certo calibro, in una Serie D che da qualche anno è ormai diventata una sorta di C2.

Nella ripresa la superiorità numerica e l’arrembaggio sorano determinano la larga vittoria ospite per 2-5. La squadra si porta sotto al settore per festeggiare con i tifosi la seconda vittoria consecutiva, dopo il rotondo 4-0 rifilato al Terracina una settimana prima.

Nulla da segnalare su fronte casalingo, dove saltuariamente negli anni vari gruppi hanno provato a portare avanti un discorso ultras, senza tuttavia riuscire a dare una continuità vera e propria.

Sento ancora i tifosi sorani cantare quando raggiungo la fermata e mi appresto a salire sul Cotral di ritorno. L’aria si è fatta calda, quasi a voler salutare questi ultimi scampoli di estate. Alcuni signori si godono i loro aperitivi nel bar di fronte allo stadio, suggellando alla perfezione il classico clima domenicale da provincia italiana. Un qualcosa che riesce sempre a farmi sentire a casa.

Simone Meloni