Per la 15ª giornata di Serie D, si gioca il big match del girone H tra l’Andria e il Casarano. Uno dei tanti che potrebbero susseguirsi da qui alla fine della stagione, in un raggruppamento sempre molto equilibrato e combattuto. I salentini ospiti comandano la classifica con due punti di vantaggio proprio sull’Andria che, dopo una partenza a singhiozzo, ha l’occasione di sferrare l’attacco decisivo alla vetta potendo godere del fattore campo.
Venire ad Andria non è mai solo un evento limitato a una partita di calcio, ma immancabilmente occasione di godere dei tanti piaceri che la città pugliese è capace di offrire, soprattutto a tavola, a partire dal suo prodotto caseario per eccellenza, la burrata. Dato fondo ai piaceri della gola, con l’approssimarsi del calcio d’inizio mi dirigo verso lo stadio. Il percorso per le strade cittadine mi rende evidente tutto il lavoro svolto in settimana dalla curva per richiamare il popolo biancazzurro e invitarlo a riempire il “degli Ulivi”.
Varcando le porte d’ingresso, si può dire che il messaggio sia stato recepito: bella la cornice di pubblico, sempre difficile raccogliere dati certi in questa categoria o barcamenarsi fra i numeri di parte, ma la stima ricorrente dei “quasi 5.000 spettatori” è un buon indizio.Di sicuro il colpo d’occhio è notevole, soprattutto considerando che si tratta di una partita del vecchio Interregionale. Tuttavia, in alcune piazze come Andria, la categoria conta poco. O conta nella misura in cui, esattamente come successo a Catania nella sua parentesi recente sempre in D, restituisce tutta la forza e la fedeltà di una piazza.
All’ingresso delle squadre in campo, i ragazzi della Nord colorano il settore con bandierine dei colori sociali e, al centro, un copricurva con il nome della loro squadra del cuore: “Fidelis Andria”. I loro cori, assordanti, si fanno sentire ancora più forte al vantaggio della loro squadra, realizzato dopo pochi minuti dall’inizio della partita. Lo stadio è caldissimo, la curva trascina il resto dei settori e lo sventolio dei bandieroni, accompagnato dai tantissimi battimani e dalla bellissima sciarpata che coinvolge tutta la curva, offre un vero tripudio per gli amanti del mondo ultras.
I tifosi casaranesi entrano dopo circa venti minuti, posso solo supporre i motivi ma è difficile non pensar male basandosi sulle logiche di gestione dell’ordine pubblico nel nostro paese per cui glisso e concedo il beneficio del dubbio a chi di dovere. Quello stesso dovere che ultimamente è diventato un lusso assolvere e così è anche a monte di questa gara in cui, ai tifosi delle Serpi, vengono limitati i biglietti per il settore a soli 200. Se ciò non bastasse a scoraggiare i più, il tagliando ha carattere nominale in una categoria dove normalmente i biglietti nominali non sono previsti. Per questo dunque la presenza rossazzurra non è numerosa come una gara del genere avrebbe meritato ma, a parte che le colpe sapete bene a chi sono da ascrivere, quelli che ci sono si compattano molto bene, formando un bel quadrato serrato dietro le varie pezze dei gruppi. Per il resto, il colore è affidato a bandieroni, bandiere a due aste, pirotecnica. Apicale è la sciarpata iniziale mentre battimani e cori secci contraddistinguono il resto del loro tifo.
La partita in campo termina così, senz’altri sussulti, con l’Andria che capitalizza la marcatura iniziale e si prende tre punti pesanti pesanti pesanti, tra il tripudio del suo pubblico che festeggia il sorpasso in vetta alla classifica. Amaro l’epilogo per il Casarano, che dopo questa sconfitta esonera il suo tecnico, ma che non può e non deve mollare con una stagione ancora così lunga davanti. Per se stesso ma soprattutto per i suoi tifosi.
Pier Paolo Sacco