Con il primo freddo della stagione la voglia di viaggiare non si arresta ed infatti quest’oggi decido di andare a vedere l’interessante partita tra Arezzo e Piacenza, entrambe appaiate al terzo posto della classifica del girone B di Lega Pro, dietro alle due battistrada Alessandria e Cremonese, con la prima a guidare questa provvisoria classifica.

Entro allo stadio e purtroppo mi perdo lo striscione in ricordo di Gabriele Sandri, a nove anni dalla sua tragica scomparsa, che gli ultras amaranto avevano attaccato fuori di esso, visto che sicuramente non sarebbe stato fatto entrare. L’esposizione dura poco, difatti i solerti funzionari dell’ordine pubblico, quando sono loro a sbagliare cercano di cancellare qualsiasi prova, nonostante ci siano sentenze depositate in tribunale a condannarli.

Il “Città di Arezzo” non è pieno ma comunque popolato da circa 2.500 spettatori, di cui circa una sessantina i piacentini, arrivati con un pullman e qualche auto privata. Entrano le squadre in campo ed i toscani colorano la curva con bandieroni, bandiere e stendardi di ottima fattura, poi in zona “Arezzo Ovunque” viene esposto uno striscione per ricordare Franco: “CIAO FRANCO OVUNQUE CON NOI!”, con il capitano De Feudis che va a depositare un mazzo di fiori proprio sotto di esso.

Dall’altra parte invece, i piacentini a livello coreografico non fanno nulla perché privi di qualsiasi bandiera, ma la mia attenzione viene attirata dallo storico striscione dei “Tumulten Brigaden 1992” che ancora gira gli stadi della nostra penisola, con una prima linea molto avanti con l’età ma di indubbio valore.

Nel primo tempo i biancorossi partono un po’ scarichi e con una bassa intensità dei cori. Per di più, dopo appena sei minuti la squadra di casa segnerà il gol che poi si rivelerà decisivo, per cui nulla fa presagire al meglio. Invece i piacentini, dopo l’iniziale fase di stanca, si riprendono e cominciano ad alzare i decibel, con diversi ultras che si mettono a petto nudo nonostante il freddo pungente. Ci sono discreti battimani effettuati e poco dopo, passati una ventina di minuti, parte un coro goliardico cantato di solito in chiesa, con gli ultras in fila indiana, che escono dal settore per poi rientrare e riprendere a tifare normalmente.

Passando ai padroni di casa, posso tranquillamente affermare che si son fatti sentire abbastanza, tanti sono stati i battimani e le mani alzate ad accompagnare i cori. Le bandiere invece vengono sventolate per alcuni tratti e non così continuamente come di solito sanno fare gli aretini. Comunque di voce ce ne mettono parecchia, tant’è che questa energia verrà trasmessa alla squadra che passerà in vantaggio, come detto dopo appena sei minuti, facendo esultare il popolo di fede amaranto.

Nel secondo tempo, nonostante gli ospiti siano sotto di un gol, non smetteranno di fare cori accompagnati da battimani, per cercare di spingere la squadra al pareggio che non arriverà mai. L’intensità ovviamente non potrà essere alta anche perché il numero non è dalla loro parte, ma posso tranquillamente dire che i piacentini hanno tifato per tutta la partita, concedendosi veramente poche pause.

La seconda frazione invece per gli aretini è positiva, soprattutto sul piano del colore, dato che aumentano i momenti in cui le bandiere vengono sventolate e gli stendardi alzati, mentre a livello corale il tifo non mancherà di certo, con poche pause da segnalare.

Passato qualche minuto di recupero l’arbitro decreta la fine delle ostilità ed i giocatori andranno a salutare le rispettive tifoserie sotto ai settori di appartenenza ricevendone, sia dei vincenti che perdenti, una buona dose di applausi.

Uscendo dallo stadio, molto vicino alla curva noto un piccolo striscione a firma “Fossa” in cui vengono ricordati alcuni ultras appartenenti al gruppo più un pensiero per Franco: “ FIFTY, SIGA, CERES… CIAO FRANCO”.

Marco Gasparri.