Riguardo la Tessera del Tifoso sono state fatte tavole rotonde, manifestazioni, controinformazione, sono state esposti striscioni, è stato prodotto materiale, son stati scritti chilometri e chilometri di comunicati, alcuni dalla stessa tifoseria che ha smentito ben presto quello che aveva partorito appena pochi mesi prima.
Dire che sull’argomento ci sono stati pareri diversi è ormai assodato, dall’introduzione della tessera ai giorni nostri, sono parecchi i gruppi e le curve che hanno abbandonato la loro posizione oltranzista per virare su quella più “morbida”. Giusto, sbagliato, coerente, incoerente, sull’argomento c’è chi ha spaccato il capello in quattro, c’è chi fin da subito si è tesserato guardando oltre, c’è chi ancora persiste nella posizione iniziale e proprio da quell’orecchio non ci vuol sentire.
Non è un fatto di chi ha ragione e di chi ha torto, non c’è chi da questa storia ci esce singolarmente vincitore o sconfitto, c’è la realtà collettiva di un movimento ultras che al suo interno è uscito nuovamente a pezzi, non riuscendo a restare compatto in una scelta che inevitabilmente ricade su ogni tifoseria. L’ultimo momento di compattezza degli ultras c’è stato sulla vicenda Sandri, vicenda che se non altro ha visto le curve italiane, da nord a sud e da est ad ovest, unite nel condannare sia il gesto scellerato, sia una conduzione della vicenda troppo caotica, con troppi evidenti errori, con il chiaro tentativo di insabbiare la verità.
Parecchie tifoserie hanno deciso di tesserarsi, un modo secondo loro per continuare a sentirsi ultras, a poter girare lo Stivale, a presenziare le trasferte; un modo per non morire e portare avanti, pur tra mille difficoltà, il proprio progetto. Ben presto è venuto però alla luce l’altro progetto, quello partorito dai nostri “cari” padroni del calcio: quello di allontanare il pubblico dagli stadi per dirottarlo davanti alla televisione e perciò, dopo aver fatto tesserare gran parte degli sportivi, ultras e non, ecco che si continuano a vietare le trasferte, a far giocare partite con il settore ospite chiuso senza apparente motivo o con ragioni alquanto scarse e ridicole.
Tale è anche il caso della partita di questa sera: il settore ospite dell’Arena Garibaldi resta chiuso per “punire” i riminesi dell’atteggiamento minaccioso tenuto una settimana prima verso un’altra tifoseria rivale. Non che a sentire i soliti ben informati sia successo chissà quale finimondo, ma basta un minimo cenno non consono per far scattare l’inevitabile sanzione. Tesserato o non tesserato che tu sia ha poca importanza, la scure della legge colpisce indiscriminatamente con l’avvallo dei mezzi d’informazione e della stragrande maggioranza della gente comune, che non fa altro che ripetere a pappagallo quello che passa il convento. Potenza dei mezzi d’informazione!
Riminesi assenti o per lo meno non presenti nel settore visto che c’era chi vociferava di una probabile presenza all’esterno dell’Arena. Poi si apprenderà della loro “manifestazione” in una piazza di Rimini, per seguire la partita insieme e protestare simbolicamente contro questa stupida ripicca di Osservatorio e soci.
Curva Nord perciò sugli scudi, che si presenta subito bene accogliendo le squadre in campo con una torciata e con l’esposizione dello striscione “Diffidati presenti”. Poi è la volta del tifo: gli ultras riescono a coinvolgere una bella fetta di curva ed i primi cori si alzano senza troppi problemi.
In campo il Pisa passa subito in vantaggio, infiammando una curva che sembra proprio essere partita con il piede sull’acceleratore. Qualche torcia accesa in varie zone del settore caldo del tifo locale, poi viene proposta una sciarpata in movimento con il classico “Tutti avanti, tutti indietro…”, infine si passa a ricordare i nemici di Livorno, Lucca e Firenze con un coro a ripetere che riesce a coinvolgere anche una gradinata che, in questa stagione, più di una volta, ha spalleggiato degnamente la curva.
L’euforia è a mille, il tifo della Nord non conosce ostacoli, mancando l’avversario nel settore ospite. Tra un coro e l’altro c’è pure l’occasione di esporre uno striscione sui gravi problemi che hanno recentemente colpito le popolazioni Saharawi: “Il nostro grido è più forte del vostro silenzio. La città di Pisa è vicina alle popolazioni Saharawi”. Tra le altre cose, nella parte superiore della curva, è appeso uno striscione che ricorda il codice IBAN per poter aiutare queste popolazioni già in difficoltà, che hanno dovuto subire anche una catastrofe ambientale che le ha messe letteralmente in ginocchio.
Evidentemente questa sera la Curva Nord è generosa di messaggi inviati tramite bomboletta spray, infatti oltre al normale sostegno alla squadra, espone il secondo striscione della giornata, questa volta prendendo in considerazione gli scontri avvenuti in città tra studenti e polizia durante uno sgombero: “Pisa 22/10/2015: quando indossa la divisa un leone è… ma nella vita sai che uomo è? Di merda”. Anche durante l’esposizione di questo striscione, gli ultras accendono più torce per evidenziare ancor meglio il messaggio.
Il sostegno alla squadra è continuo e parecchio caldo. Belli i battimani, così come le bandiere che aggiungono sempre un bel tocco di colore. Una leggera flessione si avverte verso fine partita, quando il risultato è in bilico ed il Rimini si getta a capofitto nella metà campo avversaria per provare il tutto per tutto.
Passata la paura, la curva torna a farsi sentire con i cori e non manca di lanciare il terzo ed ultimo messaggio della serata: “22/10/2009 Verità per Cucchi”. Sulla vicenda sono stati spesi fiumi di parole e la ferita, nonostante gli anni passati, è sempre aperta, come sempre sul piede di guerra c’è la sorella ed i tanti amici o semplici simpatizzanti che hanno preso a cuore questa vicenda umana finita in tragedia. Perché Stefano poteva essere un nostro parente, un nostro amico, il vicino di casa. Stefano, se aveva sbagliato, doveva pagare per quello che aveva fatto, ma evidentemente il suo curriculum vitae lo inseriva tra le persone indesiderate.
L’incontro termina con la vittoria della squadra di mister Gattuso, i giocatori si portano sotto tutti i settori per lo scambio di applausi, viene lanciata qualche maglietta mentre la curva continua a cantare nonostante il triplice fischio del direttore di gara.
Per gli undici in maglia a scacchi biancorossa non c’è neanche la possibilità di prendersi i fischi o gli applausi dai propri tifosi: il calcio è della gente? Ottima barzelletta!
Valerio Poli.