Quando arrivano certe partite e vedi il settore ospiti desolatamente vuoto, quasi monta una profonda tristezza unita ad una rabbia che ormai non sai più come sfogare. Perché il calcio inteso come sport popolare ormai non ha più senso di esistere, bisogna farsene una ragione. E le procedure che un tempo si seguivano per godersi una partita, al giorno d’oggi sono completamente stravolte, viene azzerato quasi completamente l’aspetto sentimentale. Qualcuno griderà allo scandalo, qualcuno rimarrà stupito ma qualche decennio fa gli impianti italiani, soprattutto nelle partite calde, si riempivano ben prima del fischio d’inizio e chi prima arrivava sui gradoni meglio alloggiava. Il tempo veniva trascorso tra qualche birra, due chiacchiere e gli immancabili incontri tra amici e conoscenti. Oggi, a parte le curve che tentano di rimanere fuori dal quadro del posto assegnato (ma anche su questo punto sarebbe opportuno aprire una bella parentesi…), gli altri settori degli stadi spesso sono asettici, privi di passione, per lo più deserti. Il calcio non interessa più? Tutt’altro, ma tra una spruzzata di burocrazia, gli immancabili ostacoli per comprare un biglietto ed i prezzi esosi dei ticket ormai il calcio è diventato uno sport da salotto, uno sport che si preferisce vedere su un teleschermo invece che gustarsi una partita dal vivo, interagire coi vicini e sostenere la squadra.

Parlano di stadi pieni ed obbligano la gente a sottoscrivere inutili tessere, dividono arbitrariamente i buoni dai cattivi e vorrebbero pure dei feedback positivi. Gli atalantini? Sono cattivi, sono indesiderati, in questo pomeriggio sono la peste. Però guai a parlare di discriminazione, questo termine è un tabù. La realtà è che la trasferta a Firenze, tanto per cambiare, è aperta solo alla Bergamo tesserata perciò quello che poteva essere un settore ribollente di tifo e passione, viene ridotto a poche anime che possono solamente gustarsi una partita dal vivo senza avere la possibilità di andare oltre. Se il piano è di mettere i bastoni tra le ruote ai tifosi, l’operazione sta riuscendo, salvo poi consumare inchiostro su inchiostro per mitizzare il muro giallo del Borussia Dortmund. Uno stupendo caso di bipolarismo!

Se non altro la passione ribollente si avverte in Curva Fiesole che in questo pomeriggio sfoggia i soliti impressionanti numeri ed un sostegno alla squadra che va ben oltre la risicata sufficienza. In questa stagione gli ultras viola stanno facendo in pieno il proprio dovere e tra le mura amiche sono sempre un bel vedere ed un bel sentire. Mancano i cori offensivi che si sarebbero sicuramente scambiati le due tifoserie, ma lo stadio vive comunque di una contrapposizione forte perciò non c’è da meravigliarsi se più di qualche parola vada ben al di là della decenza. Semmai ci sarebbe da stigmatizzare i comportamenti di qualche dirigente che invece di abbassare i toni, pensa viceversa di alzare un bel polverone forte della propria posizione e dell’assoluta certezza di non avere niente da rimettere. La Fiesole si schiera dalla parte di Rocco Commisso che è entrato in tackle duro sui nemici juventini per uno scontro verbale che ha assunto per toni ed atteggiamenti, livelli decisamente alti.

Gli ultras viola non mancano di attaccare senza mezzi termini mister Gasperini, ormai il rapporto tra le due parti è a dir poco teso ed ogni occasione è buona per mettere l’avversario alle corde. Tra gli striscioni più significativi, da segnalare quello contro Doni e Masiello, due ex giocatori dell’Atalanta che qualche guaio giudiziario l’hanno avuto e non di poco conto. Se è pure giusto riabilitare chi sbaglia è altrettanto giusto usare tale metro di giudizio con chi viene condannato. Detto che Doni ha sbagliato e c’è pure ricaduto: peccato, io a quella mano sul mento ed a quella testa alta ci avevo quasi creduto. O almeno mi piaceva credere. Niente da fare, mi sono sbagliato.

Foto di Sauro Subbiani