Vado a memoria, e ricordo quattro precedenti del Basilea contro le italiane (in realtà sono ufficialmente dieci): tre con la Roma e uno con l’Inter. A San Siro, nel 2004, si giocava una gara di Coppa UEFA e il prepartita fu caratterizzato da incidenti, nella stagione successiva, sempre per la medesima competizione, l’esordio a Roma. Quel giorno ero in Tribuna Monte Mario, con un biglietto omaggio, e se ricordo alla perfezione la bellissima torciata del secondo tempo, non posso dimenticare la bandierina sottratta da alcuni ragazzi della Nord in maniera davvero semplice. Nelle altre due occasioni in cui gli elvetici affrontarono la Roma di loro non vi fu traccia all’Olimpico. I gruppi infatti decisero di disertare, a loro detta, a causa del biglietto nominativo (scelta molto criticata anche da altre tifoserie svizzere), mentre in ambo i casi fuori al St.Jakob le tifoserie vennero a contatto.

A distanza di qualche anno ecco nuovamente l’occasione per misurarsi con una tifoseria italiana. La cosa mi incuriosisce molto, visto le precedenti diserzioni. Consulto immediatamente il sito della Muttenzerkurve e leggo che la tifoseria organizzata sta organizzando un treno speciale, che poi verrà in seguito disdetto e sostituito da pullman. Certo, è senza dubbio curiosa la scelta di tornare in Italia, dove con il passare degli anni non solo le regole in fattore di ordine pubblico durante le manifestazioni sportive sono diventate ancor più rigide e soffocanti, ma l’obbligo di esibire il documento per acquistare un tagliando non è certo venuto meno (inoltre va sottolineato come per le gare internazionali, un po’ in tutto il Vecchio Continente sia obbligatorio mostrare un documento per il rilascio del biglietto).

Fare discorsi sulla coerenza lo ritengo fuori luogo, piuttosto, a mio modesto parere, ha influito una notevole crescita del movimento ultras svizzero, di cui la tifoseria basilese è indubbiamente una delle maggiori esponenti. Rispetto alle prime apparizioni nel Belpaese, gli ultras rossoblu hanno fatto passi in avanti, divenendo senz’altro una realtà di tutto rispetto. Ciò è facilmente riscontrabile nel portamento e nel modo che hanno di vivere lo stadio. Da loro è ancora aggregazione e voglia di divertirsi, fattori che sono alla base della salute di qualsiasi tifoseria di questo mondo.

Alla fine sono circa 600 a sobbarcarsi il viaggio. Dal punto di vista numerico, forse, era lecito aspettarsi qualcosina di più (le due città sono divise da appena 700km), sopratuttto se si pensa ai mille di Roma e addirittura ai seimila di San Siro. Arrivati sin dalle prime ore del giorno a Firenze, vengono guardati a vista dalla polizia nelle principali piazze del centro cittadino, facendo sì che tutto fili liscio fino allo stadio.

Per quanto mi riguarda ho prenotato il treno il largo anticipo, potedo godere di una tariffa più che ragionevole. Certo che poi il mio Intercity faccia ritardo, costringendomi ad un cervellotico doppio cambio Rifredi-S.M.Novella-Campo di Marte è un altro discorso. Riesco a raggiungere il botteghino degli accrediti giusto venti minuti prima del fischio d’inizio, letteralmente stremato dalla forte umidità che avvolge il capoluogo toscano.

Salgo le scalette in maniera trafelata e prendo il mio posto in tribuna stampa. Il Franchi non offre certo un colpo docchio da grandi occasioni, i presenti sono poco più di 15.000, con la Curva Fiesole che vede ampi buchi ai lati e non si riempirà neanche a partita iniziata. Purtroppo è ormai il classico scenario da stadio italiano, in pochi temerari hanno il coraggio di prestarsi ai mille balzelli necessari per acquistare un biglietto e raggiungere stadi scomodi, gestiti male e sottoposti a un regime speciale di temporanea sospensione di molte libertà personali. Chissà cose ne pensaranno i basilesi, abituati ad impianti nuovi, funzionali ed in cui è ampiamente permesso introdurre tutti gli strumenti necessari per fare tifo e vivere la propria passione se non in totale libertà, ancora piacevolmente.

Dagli altoparlanti parte lo storico inno dei toscani, seguito da una discreta sciarpata della Fiesole condita da torce e fumogeni che periodi di magra come questi sono a dir poco piacevoli da vedere. È proprio sulla pirotecnica che gli ospiti affondano il colpo. Quando le due squadre entrano in campo, gli elvetici, come da classico repertorio,  illuminano gli spalti con tre torce che fanno sempre il loro effetto in notturna. A guardarli, inutile negarlo, provo della sana invidia pensando come da noi ciò sia ormai considerato un comportamento gravemente delittuoso.

I tempi toscani trovano il vantaggio dopo una manciata di minuti ma la cosa non scompone i basilesi. Asseragliati nel settore, i rossoblu mostrano i petti nudi e si producono in manate stilisticamente perfette e cori caratterizzati da un’ottima intensità. Tantissime, e a mio avviso ingiustificate vistola mancanza di precedenti, gli insulti nei confronti dei viola. Questi ultimi risponderanno raramente durante il match, mantenendo più che altro un atteggiamento di indifferenza.

Per quanto riguarda i grigliati, come mi è capitato di constatare nelle ultime annate, al settore centrale della curva si può imputare ben poco, il problema sorge quando le zone più laterali sono chiamate a dare una mano. Tuttavia ottimo sventolio dei bandieroni per i 90′ e zoccolo ultras sempre in movimento.

In campo la gara è combattuta, con la Fiorentina che cede di schianto nella ripresa facendosi prima riprendere e poi superare per l’immensa gioia degli ospiti, che negli ultimi minuti danno letteralmente spettacolo. Finisce con le due squadre sotto i settori a raccogliere gli applausi. Prima di abbandonore il Franchi rivolgo l’ultimo sguardo alle due curve e un pensiero mi pervade: se è vero che la repressione ci ha massacrati, non si può negare che il resto lo abbiano fatto noi dimenticando totalmente il discorso aggregazione, mentre ad latitudini crescevano e maturavano proprio basandosi su questo.

Simone Meloni