Il primo Dicembre 2018 si è giocato un Fiorentina-Juventus che non andrà agli annali per ciò che si è visto sul campo da gioco, specchio di una Serie A ormai ai limiti della sensatezza, ma per le polemiche e le mancate analisi che hanno (o non hanno) seguito la partita.
Vorrei cominciare parlando della coreografia della Fiesole, perché, per chi non lo sapesse, era la prima partita in casa della compagine viola dopo la sentenza del processo per Riccardo Magherini. Per quanto mi riguarda credo che a questo caso sia stata data troppa poca risonanza mediatica, per ciò che doveva essere.
Parlando con un uomo che ha vissuto la faccenda di Riccardo in prima persona, è venuta fuori una riflessione molto interessante su come ogni qualvolta c’è un morto per mano dello stato viene usato l’espediente della “droga” come scusante per le efferatezze avvenute sui corpi dei cittadini, e di riflesso sulle loro famiglie.
All’interno di un fatto di cronaca nera, se il defunto fa uso (o abuso) di sostanze stupefacenti, esso viene alternativamente inquadrato – dai media e dalla magistratura, come reietto della società o come vittima, a seconda se le istituzioni statali sono parte in causa o meno.
Basta pensare alla ragazza venuta a mancare a Roma recentemente confrontandola ai vari casi Cucchi/Aldrovrandi. È un modo di operare molto singolare e che non può che lasciare svuotati nell’animo ogni volta che il pensiero ci casca.
Questo “criterio” manca di una vera e propria analisi, sul fatto di come una persona che cade in vizi del genere sia un essere umano come noi, probabilmente con delle difficoltà maggiori all’interno della propria vita. Sinceramente reputo poco umano liquidare grossolanamente queste persone come mostri a tre teste o martiri della società in maniera arbitraria.
Così i carabinieri imputati per la morte di Riccardo “non avevano le competenze specifiche in materia” di arresto di persone che si trovavano nel suo stato, cioè “in delirio eccitatorio” per “intossicazione da cocaina” (parte in corsivo ripresa dal Fatto Quotidiano: https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/11/29/caso-magherini-cassazione-carabinieri-assolti-perche-non-potevano-prevedere-la-sua-morte/4801962/), prendendo in giro chiunque abbia visto le foto del corpo esanime.
Vorrei completare l’argomento con un pensiero, della stessa persona che mi ha offerto lo spunto precedente, il quale ha riassunto al meglio le mie sensazioni post processo: “Faccio fatica a focalizzare questo mondo e la mia nazione che inevitabilmente ti consegna all’antistato, ad una sfiducia cronica nelle istituzioni, e ti esaspera, uccide il domani e capisci che è proprio vero che al peggio non c’è mai fine. Mi sento colpevole di essere, di avere senso critico, di percepire gli uomini tutti uguali, e di odiare i privilegi di chi continua a mistificare i fatti per non apparire quello che è, un vigliacco criminale vestito da buono, grazie alla connivenza della togata gente.”
Dopo la partita, il tema che ha tenuto banco non è stato questo, ma le scritte inneggianti all’Heysel ed alla morte di Scirea rinvenute fuori dal settore ospiti del Franchi. Ancora mi sono oscuri i motivi per i quali le cronache sportive non abbiano dato lo stesso risalto alla coreografia della Fiesole quanto a queste scritte. Probabilmente il giochino funziona che quando c’è da attribuire il ruolo di villain ai tifosi di stadio (indipendentemente dai colori) è facile e ammesso, mentre quando, in questa perversa industria del fango che è la nostra informazione, il ruolo del “cattivo” toccherebbe agli uomini in divisa o ad altre “categorie protette” non proprio.
Torniamo alle scritte. Nessuno vuole difendere messaggi del genere, sia ben chiaro, ma come sempre mi fa sorridere la non analisi che avviene ogni qualvolta che vengono smossi temi delicati come razzismo o persone defunte, e come il tutto venga lasciato solamente alla sensazione.
Intanto va sempre ricordato che nessun gruppo organizzato ha rivendicato la scritta, che quindi potrebbe essere stata fatta da singoli isolati. Inoltre, determinati tipi di slogan e striscioni hanno sempre fatto parte del mondo delle curve, e anzi, se proprio bisogna dirla tutta, il linguaggio e le parole usate negli anni ‘80 e ‘90 rispetto a questi temi era molto più crudo e brutale.
Per ciò che mi risulta, all’epoca, la gogna mediatica era sensibilmente minore rispetto a oggi e quando l’allenatore della Juventus parla di educazione, contestualmente a questi fatti, mi viene da pensare. Non credo che abbia torto, ma vorrei chiedere come mai a questi messaggi ci si fa caso solo in tempi recenti, nonostante siano frasi che si registrano da più di 30 anni.
Questa caccia alle streghe, questi appelli alla “galera”, mi fanno pensare a come una realtà, come quella delle tifoserie, sia stata trascurata per anni dal punto di vista sociale e di comprensione.
Di come ci si stupisce e indigna ogni qualvolta arrivino immagini d’odio, dopo anni che i tifosi sono stati trattati alla stregua di un animale incapace di comprendere e di volere.
Per intendersi, mi sembra la classica situazione della mamma che tralascia l’educazione del figlio, per poi stupirsi quando esso si comporta male, senza mai fare autocritica ma criticandolo esclusivamente come persona degenerata di per sé, senza avergli mai offerto un’alternativa reale alla sua condizione di aggressività.
Questa dinamica del tifoso brutto e cattivo francamente mi ha stufato, soprattutto perché mi sembra che non ci sia, da parte di chi proferisce queste illazioni, la voglia di correggere i comportamenti sbagliati, ma solo di dare in pasto il nemico di turno all’opinione mediatica.
La Juventus si è imposta 3 a 0 sulla Fiorentina nonostante l’impegno de giocatori viola. La partita ha sottolineato, qualora ce ne fosse bisogno, che il divario tecnico tra la Juventus e la maggior parte delle squadre di Serie A è netto e molto largo.
Testo di Diego Neri
Foto di Sauro Subbiani