Non saprei dire, in ordine cronologico, qual è stato l’ultimo Fiorentina-Napoli con tutte e due le tifoserie. Sono passati sicuramente minimo dieci anni.
E assieme a queste due decadi sono anche cambiate parecchie cose dentro e fuori gli stadi.
Certo, inutile negarlo, fino a qualche tempo fa mai ci saremmo aspettati di rivedere alcune tifoserie nei settori ospiti. E probabilmente ciò resta uno dei pochi cambiamenti apprezzabile nell’iperbole di questo nostro calcio ormai sempre più asservito al consumismo sfrenato, alle logiche di mercato e alle folli scelte limitative nei confronti dei tifosi.
Viola contro azzurri è sfida storica, almeno nello scacchiere della nostra tradizione calcistica. Dunque, saputo dell’assenza di divieti, non ho dubbi nell’aggiungere un altro tassello nel mio personale mosaico di confronti “classici”.
Sono sincero: non ho troppe aspettative. So che di fronte non mi ritroverò i napoletani di inizio anni 2000. Impossibile pretenderlo. Troppa acqua è passata sotto i ponti e troppe storie hanno contribuito a indebolire anche il loro movimento.
Ma guardarsi alle spalle e ricordare epiche sfide con Foggia e Pisa – o altre partite infuocate viste con i miei occhi ai tempi della discesa in Serie C e della lenta risalita dei campani – risulterebbe controproducente e comunque anacronistico. Giusto e onesto analizzare quello che mi si palesa di fronte nel 2019. Che poi, francamente, non è il peggiore degli spettacoli.
Il “Franchi” registra come sempre un buon colpo d’occhio. Sono 30.000 i presenti, con una rappresentanza partenopea che si aggira sulle 1.500 unità (almeno per quanto riguarda il settore ospiti).
Fiesole che si colora con la solita, bella, sciarpata sulle note dell’inno. Da segnalare la presenza di veronesi e ultras dello Sporting Lisbona con i viola.
In barba a tutte le menate moraliste, i primi cori delle due tifoserie sono ovviamente – e giustamente – di chiaro stampo “discriminatorio” (sic!). Fortunatamente in questo caso nessuno ha avuto la malsana idea di interrompere il gioco o trascorrere le due ore successive al match parlando di razzismo o baggianate simili.
C’è una chiara discrepanza percettiva tra chi vive le gradinate e chi vive di opportunismo, di polemiche o nel virtuale. I primi non si scandalizzeranno mai per un coro ricevuto dagli avversari ma, anzi, saranno quasi contenti di poter rispondere alla provocazione. Perché fa parte del gioco.
E se nel 2019 siamo arrivati al punto di riempire giornali e telegiornali con due coretti da stadio, dovremmo seriamente preoccuparci sull’andamento informativo e cognitivo di questo Paese. Ma comprendo anche che chiedere di azionare qualche neurone in più a capre funzionali e a speculatori mestieranti, sarebbe come pretendere la verginità da Ilona Staller.
Tornando alla nostra partita: buona la performance della Fiesole questa sera. Almeno per 70′ i supporter gigliati si contraddistinguono con un tifo continuo, colorato dai soliti bandieroni e ben coordinati dai lanciacori e dal suono dei tamburi.
Ci pensavo tornando verso casa: rispetto a qualche anno fa i toscani sembrano aver fatto quadrato nel loro settore, migliorando le proprie prestazioni e trovando un discreto equilibrio. Va ricordato che Firenze non è una città facile da vivere a livello di curva. Basti pensare alle decine di diffide piovute sui ragazzi dei vari gruppi per futili motivi, come l’utilizzo della pirotecnica. Non parlando di una metropoli si intuisce facilmente quanto la ghigliottina repressiva possa pesare, soprattutto se a pagare sono le “teste” della curva.
Spostandoci sul fronte ospiti, non posso negare di provare un certo piacere nel rivedere striscioni storici in trasferta. Numericamente magari non sono tantissimi i napoletani, ma forse questo è un bene. Fare a meno della massa “normale” di questi tempi è un valore aggiunto, soprattutto in Serie A.
Gli ultras si concentrano nello spicchio del “formaggino” alla mia destra, esponendo tutte le attuali sigle del tifo azzurro. Dopo i primi cori dedicati ai dirimpettai, si mettono in evidenza con una discreta prova canora. Come da loro marchio di fabbrica tanti battimani e cori a rispondere. Intervallati da qualche coro lungo ritmato dal tamburo. È palese, dunque, la commistione tra gli attuali stili differenti adottati dalla Curva A e dalla Curva B.
Qualche torcia viene accesa con molta prudenza. La pioggia di pirotecnica che un tempo contraddistingueva i campani è un lontano ricordo, ma di certo non va biasimato chi, nel 2019, preferisce non rischiare 3/4/5 anni di Daspo praticamente per non aver fatto nulla.
In campo la sfida è bella e combattuta, ma alla fine le due squadre chiudono sullo 0-0 andando a prendersi gli applausi dalle rispettive tifoserie.
Non ho molto tempo per scattare nel post-gara e devo correre a Campo di Marte per non perdere il treno. La pioggia – elemento immancabile delle mie ultime visite a Firenze – scende fina e fastidiosa. Mi lascio alle spalle i riflettori del “Franchi” salendo per l’ennesima volta la ripida e scivolosa scala che sovrasta la ferrovia. Il mio scalcinato regionale è già al binario. Saluto Firenze e quest’altra partita storica messa in cascina.
Simone Meloni