Proprio mentre comincio a illudermi che le funeste previsioni meteo su Firenze abbiano sbagliato di qualche ora, gocce fine fine iniziano a scendere, costringendomi a entrare all’interno del Franchi onde evitare di inzupparmi. Per la prima volta da quando sono iniziati i lavori di restyling metto piede nell’impianto fiorentino, provando una strana sensazione. Un vero e proprio “monumento” del calcio e del tifo italiano come la Curva Fiesole sembra apparentemente abbandonato e prossimo al totale abbattimento. Dico “sembra” perché, in realtà, nessuno sa se i tempi di consegna (2026) saranno davvero rispettati e se il tifo organizzato viola potrà tornare a casa nell’anno del centenario. Attualmente i lavori, infatti, sono al centro di un contenzioso tra comune e club, cosa che sta rallentando il tutto e che, tra le tante cose, non permette l’apertura totale del settore ospiti. Sebbene la UEFA abbia costretto società e, soprattutto, Questura, a concedere 1.100 biglietti per le partite europee, a fronte dei soli 380 a disposizione delle tifoserie italiane in campionato, dove la logica del proibizionismo dell’Italietta ha ovviamente la meglio, in pieno ossequio alle direttive del “magico” EmmePi.

Il Panathinaikos torna in Italia dopo ben tredici anni. L’ultima volta i greci affrontarono la Lazio, perdendo sonoramente per 3-0. Nel match di andata i verdi di Atene si sono imposti 3-2, lasciando tuttavia il discorso qualificazione completamente aperto. Per la Viola la ferita ellenica di qualche mese fa – inferta dalla seconda finale di Conference persa, contro l’Olympiakos – è ancora aperta, anche se c’è voglia di ritrovare l’atto finale di una competizione sinora beffarda e suggellare gli ultimi anni in cui i gigliati hanno ben figurato nelle kermesse a breve durata, vedasi anche la finale di Coppa Italia persa con l’Inter. Inoltre questa è certamente l’occasione per un confronto, almeno sulla carta, molto interessante dal punto di vista prettamente ultras. Firenze – come ho avuto modo di appurare più volte – negli ultimi anni ha conosciuto una nuova primavera, con un ricambio generazionale ben selezionato ma soprattutto ben instradato, che ha restituito alla Fiesole nuovo vigore sia dentro che fuori gli stadi. Dagli episodi di cronaca che hanno riempito giornali e social, alle coreografie sempre ben confezionate, fino al tifo che per i novanta minuti si leva incessante e nel fedele rispetto della tradizione italiana. Considerata l’estrazione borghese del capoluogo toscano e il mai facile rapporto con il fattore repressione, penso non sia un’esagerazione affermare che tra le grandi piazze, i viola sono stati quelli più bravi a forgiare il pensiero ultras, ritirarsi su dopo un periodo buio e claudicante nel post Collettivo e riportare una ventata di novità in riva all’Arno, figurando alla grande anche oltre i confini nazionali.

Un percorso non casuale, né repentino. Durato anni e costruito tassello su tassello. Con l’evidente “regia” da parte di menti ponderate e pensanti, cosa tutt’altro che scontata e facile in un movimento ultras che troppo spesso affida ruoli e compiti a soggetti del tutto fuori luogo, che finiscono per devastare definitivamente gruppi e curve storiche, portando alla deriva settori che per decenni sono stati il fiore all’occhiello del tifo organizzato. Lo stato di salute lo vedi dal modo sinergico con cui i gruppi comunicano tra loro, anche durante i novanta minuti, e dal numero di persone che partecipano alle attività, notevolmente cresciuto rispetto a un decennio fa. Poi, almeno a sensazione personale, credo che il provvisorio posizionamento in Ferrovia sia per certi versi stimolante: accanto al settore ospiti e, dunque, con la possibilità di “scambiare” qualche opinione da vicino, ancor più stretti che in Fiesole a causa dei minor posti a disposizione, praticamente attaccati a una tribuna coperta che – come sempre – si dimostra tutt’altro che ospitale o popolata da signorotti tranquilli e amanti del bon-ton (e in questo il pubblico fiorentino è sempre da applausi!).

Venendo alla sfida di questa sera, quando faccio il mio ingresso sulle gradinate, nel settore ospiti è già appeso il grande striscione del Gate 13. Volendo essere precisi, l’ultima presenza ateniese in Italia, in fatto di ultras, non è neanche quella contro la Lazio. In quell’occasione, infatti, il tifo organizzato del PAO non riuscì a raggiungere l’Italia a causa di uno sciopero generale che bloccò la Grecia, aerei compresi. Bisogna dunque tornare indietro di tre anni per ritrovare l’ultima, reale, apparizione dei prasinoi nel Belpaese. Sempre a Roma ma contro la sponda giallorossa del Tevere, in Europa League. Questo ovviamente rimanendo in tema calcistico, perché nel basket il Panathinaikos ha giocato svariate volte, anche di recente, in Italia. Sta di fatto che, manco a dirlo, il principale motivo di attrito tra le tifoserie è dato proprio dall’amicizia tra greci e romanisti, presenti questa sera con lo striscione del gruppo Roma e la pezza di Piazza Pio IX. Una presenza che anima il confronto, tanto che dalla Ferrovia si alzeranno a più riprese i classici cori contro la Roma e in un paio di occasioni tra le due fazioni volerà anche del materiale pirotecnico.

Per quanto riguarda il tifo: ottima prestazione dei padroni di casa, che incuranti del maltempo alternano manate a cori tenuti a lungo, colorando il proprio settore con torce e fumogeni accesi di tanto in tanto. Nota di merito per non aver visto troppe mantelline colorate, che in passato avevano caratterizzato il Franchi durante le partire con la pioggia e che esteticamente ho sempre ritenuto un vero e proprio cazzotto nell’occhio. Non me ne voglia nessuno, ma tra le mie poche fisse c’è la totale avversione a ombrelli e mantelline, veramente osceni da vedere (soprattutto i primi). Da segnalare la presenza dei catanzaresi, con lo storico striscione da trasferta degli Ultras posizionato proprio sopra quello degli Unodoveduesei, mentre durante la partita viene esposto lo striscione “Giustizia per Tempi”: un riferimento al disastro ferroviario avvenuto due anni fa in Tessaglia a seguito della collisione tra un treno merci e il convoglio passeggeri Atene-Salonicco. Una tragedia in cui morirono 57 persone e per la quale ha grosse responsabilità il sistema ferroviario ellenico (nel quale, peraltro, da diversi anni anche la nostra Trenitalia ha un’importante partecipazione), obsoleto e senza le basilari garanzie di sicurezza per i lavoratori. Non a caso dal 2023 diverse sono state le manifestazioni anti-governative in tal senso, caratterizzate dal motto “Chiama quando torni”, classica frase detta dai genitori ai figli prima di ogni viaggio (sul treno di Tempi viaggiavano tantissimi studenti).

Sugli ospiti dovrò essere molto sincero: una performance davvero deludente. Da una tifoseria con una simile tradizione e che in passato avevo personalmente visto all’opera in modo davvero maestoso, è lecito aspettarsi molto di più. Non so se in questo genere di trasferte prevalgano le presenze di greci “oriundi”, disseminati in tutta Europa, a causa della diaspora che da quasi un secolo riguarda il popolo ellenico, oppure ci siano altre ragioni legate alla pochezza del tifo di questa sera. Gli unici loro sussulti saranno un paio di bai battimani e la sciarpata finale. In campo la Fiorentina si porta sul 2-0 dopo pochi minuti, ribaltando immediatamente il risultato dell’andata. Nella ripresa arriva anche il 3-0, mentre a poco serve il gol della bandiera siglato dagli ospiti su calcio di rigore. La squadra di Palladino si qualifica dunque ai quarti, dove affronterà gli sloveni del Celje, per un doppio confronto che sulla carta appare quasi scontato, tanto da far pensare ai toscani con un piede già alle semifinali, dove eventualmente incontreranno Betis Siviglia o Vitoria Guimaraes. Lo stadio si svuota velocemente, con i tifosi che comprensibilmente fuggono dalla pioggia, nel frattempo divenuta un vero e proprio temporale. Gli unici a rimanere dentro sono i supporter greci, che tuttavia si riparano nella parte inferiore del settore loro riservato.

Anche io sono pronto a sobbarcarmi le tre ore di pullman per il viaggio di ritorno, raggiungendo Villa Costanza sotto la furia di Giove Pluvio e addormentandomi appena salito sul torpedone. Lascio alle spalle questa serata di Coppa e tutte le sue sfumature. Comprese le macerie strutturali della Fiesole, che tuttavia non collimano minimamente con i suoi ultras. Tra loro macerie e calcinacci sono stati da tempo spazzati via, utilizzando la base ripianata per la ricostruzione. Andata perfettamente in porto!

Simone Meloni