La rivalità tra le due tifoserie e il clima sempre incandescente che accompagna ogni Fiorentina–Roma mi convincono senza troppi indugi: sarà questa la meta per il mio impegno domenicale. Rispetto alla scorsa stagione, questa volta ci saranno anche i gruppi della Curva Sud nel settore ospiti e questo dà alla giornata un maggiore interesse. So che non sarà una partita come le altre, e non solo sul campo.
Arrivo a Firenze: la città è viva, agitata, intorno allo stadio a tre ore dal calcio d’inizio si inizia a percepire l’attesa per una sfida che rischia già di essere un importante bivio per la stagione, finora fin troppo tribolata, dei toscani.

Trovato parcheggio, ritiro l’accredito e mi accomodo in tribuna stampa mentre lo stadio inizia lentamente a riempirsi. Con l’avvicinarsi del calcio d’inizio il Franchi cambia volto: la Curva Ferrovia e le tribune si colorano di viola, e i cori iniziano a scandire il riscaldamento dei giocatori. È un ambiente carico, quasi nervoso, figlio di un inizio di campionato che nessuno si sarebbe aspettato così deludente. I tifosi chiedono una reazione e la Curva si prepara a trascinare la squadra con ogni mezzo. Il settore ospiti, a capienza ridotta per via dei lavori di restyling, accoglie poco meno di quattrocento tifosi. I gruppi romanisti si dispongono nella parte bassa, dietro lo striscione Curva Sud capovolto, gesto eloquente in solidarietà ai loro “fratelli” arrestati a Nizza dieci giorni fa, i quali dovranno scontare una pesante pena detentiva fino al 26 novembre prossimo. Nella parte alta del settore campeggia una pezza con il “vecchio logo” sormontato dall’acronimo ASR.

Poco prima del fischio d’inizio, i giallorossi rompono il silenzio con cori dedicati ai diffidati e agli arrestati, accompagnati dal classico “Ultras liberi”. Un grido che trova eco nella Curva Ferrovia, dove si sono spostati momentaneamente tutti i gruppi della Fiesole. Dopo questo momento di conviviale solidarietà, i viola danno il la ai classici scambi dettati dal campanile, intonando cori contro Roma e i romanisti. È un botta e risposta che accende l’atmosfera, restituendo al Franchi quel sapore di rivalità che da sempre accompagna questa sfida. Quando le squadre entrano in campo, l’inno della Fiorentina colora consequenzialmente lo stadio con una splendida sciarpata. Gli ospiti invece mantengono fede allo sciopero iniziato la settimana prima contro il Verona, rimanendo in silenzio per i primi quindici minuti.

La Curva Ferrovia incita senza sosta, alternando cori di sostegno a sfottò verso il settore ospiti e accompagnando ogni pallone toccato dai viola. Al 14’ il gol della Fiorentina fa esplodere lo stadio. Appena un minuto dopo, come se fosse scattato un interruttore, la Curva Sud formato trasferta inizia la propria partita. Terminato il silenzio, i cori si alzano forti e decisi, alternando sostegno alla squadra e risposte dirette ai rivali. Lo scossone degli ultras capitolini accompagna la Roma al pareggio, che arriva al 22’. Dieci minuti più tardi, su calcio d’angolo, i giallorossi passano anche in vantaggio: il settore ospiti esplode di gioia. Il resto dello stadio accusa il colpo, sebbene la Ferrovia continui a sostenere la squadra con rabbia, cercando di scuotere i giocatori in campo e il pubblico più freddo delle tribune, dove si percepisce invece un velo di rassegnazione.

Il secondo tempo è tutto a tinte viola: la Fiorentina attacca, spinge, ci prova in tutti i modi, ma la Roma regge con il contributo vocale incessante dei propri tifosi. Al triplice fischio gli uomini di Gasperini conquistano tre punti pesantissimi, confermandosi in testa alla classifica dopo sei giornate, in coabitazione col Napoli. Dall’altra parte i viola applaudono la squadra nonostante tutto. Il risultato non premia, ma la prestazione e il cuore mostrato in campo bastano a strappare applausi e incoraggiamento. La Fiesole, anche da lontano, fa sentire la propria presenza. Quando lascio lo stadio e mi rimetto in macchina per tornare verso Roma, porto con me la consapevolezza di aver assistito all’ennesima puntata di una delle rivalità più sentite e viscerali del nostro Paese, dove protagoniste sono due tifoserie diverse e opposte, ma molto simili nel modo liturgico e profondo di vivere la propria passione e portare sulle gradinate l’orgoglio dei propri colori e delle rispettive città.

Marco Meloni