Questa partita è un po’ un classico del campionato italiano. Due squadre che si affrontano ormai in serie A da una vita, due squadre che hanno quasi sempre lottato per i piani alti della classifica, due tifoserie che non si sono mai amate, due curve che hanno scritto pagine importanti nella storia del tifo italiano.
Fiorentina – Roma è una delle prime partite di serie A che ho visto dal vivo, una delle mie prime “trasferte” a Firenze quando, ormai più di venti anni fa, coltivavo già l’idea di documentarmi su quelle tifoserie delle metropoli che al tempo si osservavano nelle pagine di Supertifo. Non nego che il mito del Commando aleggiava su di me in maniera considerevole, però, con il tempo, ho potuto constatare che chiunque sia nato a cavallo degli anni ’70-’80 è stato condizionato dalla Curva Sud e dal CUCS. La Roma, la Sud ed il Commando sono stati i miti del tempo.
Lo stadio Artemio Franchi di Firenze non ha subito grosse variazioni rispetto al passato. Ci sono state delle effettive migliorie in termini di visibilità ed alcune brutture come le cancellate dei prefiltraggi, ma ancora oggi come all’epoca, andare allo stadio a Firenze è di una facilità unica: basta seguire il flusso dei tifosi viola.
Firenze è malata di Fiorentina e le strade nei paraggi dello stadio, ben prima del fischio d’inizio, si riempiono di tifosi e semplici sportivi che non mancano di mostrare la propria fede. Dura, veramente dura trovare qualcuno che non indossi un capo viola e ciò, anche se sembra strano, è ancor più accentuato negli spettatori di tribuna. Si può dire senza mezzi termini che a Firenze si tifa Fiorentina ed anche in questo pomeriggio mi fa piacere che pure una buona parte di tribuna inferiore, settore tutto sommato pacato e tranquillo, si scaldi più del dovuto per offendere la controparte romanista. Come dire che l’abito non fa il monaco!
Detto che l’ambiente fuori del Franchi è sempre piuttosto caldo e popoloso, all’interno c’è sempre una Curva Fiesole ben piena nonostante i prezzi non propriamente popolari: poi ci si chiede perché i nostri stadi siano deserti o comunque il motivo di tanta disaffezione ai propri colori. Eppure abbiamo esempi di autentiche rapine perpetrate ai tifosi, quando un settore popolare costa quaranta – cinquanta euro penso che si possa tranquillamente affermare che il costo non vale lo spettacolo offerto.
Spesso viene cavalcata la tesi di stadi fatiscenti o non a misura di tifoso ma, a parte casi isolati, negli ultimi decenni i nostri impianti sportivi si sono modernizzati un po’ ovunque. Tanto per fare un esempio, a Firenze la visibilità del settore ospite è notevolmente migliorata: un tempo tra pali, reti e divisori, seguire la partita era una pratica al limite della possibilità, oggi l’incontro si segue in maniera più che decente. Su questa falsa riga sono state abbassate le vetrate in Maratona anche se gran parte dello stadio risulta completamente scoperto ed in caso di pioggia c’è da ricorrere al vecchio e caro k-way.
Probabilmente per incentivare lo sportivo ad accedere allo stadio, bisognerebbe domandare al “cliente” cosa desidera maggiormente: oggi ci inculcano il problema della sicurezza personale ma prezzi bassi, facilità di accedere in qualsiasi settore dello stadio e maggiore libertà all’interno dello stesso, favorirebbero l’afflusso di ultras, tifosi e sportivi in misura senz’altro maggiore.
Chi sembra non trovare grossi ostacoli per andare in trasferta sono i tifosi della Roma, che infatti giungono a Firenze con ottimi numeri e vanno ad occupare quasi completamente i due spicchi del “formaggino”. Aggiungiamo un centinaio di tifosi che prendono posto in Maratona, nella zona adiacente il settore ospite e giungiamo alla conclusione che se non è un’invasione, è sicuramente una trasferta effettuata in massa. C’è da considerare la distanza non proibitiva ma di questi tempi portare in trasferta un così folto numero di persone, è segno di un discreto stato di forma.
Lo zoccolo duro degli ultras giallorossi si sistema nello spicchio adiacente alla Maratona, mentre nell’altro settore trovano posto i Fedayn: la divisione è solo visiva in quanto, nella maggior parte dei casi, il tifo romanista risulta omogeneo, anche se poi è scontato che in alcuni casi i due settori non si trovino completamente in sincrono e qualche coro si sovrapponga, del resto coordinarsi non è una delle cose più semplici, visto che non mi pare proprio che venga usato il classico megafono.
Sull’altra sponda, la Fiesole è un muro umano e ad inizio partita viene mostrata una sciarpata di buon impatto visivo che oltre a coinvolgere quasi tutto il settore, è abbellita da qualche fumogeno viola che viene acceso nei vari punti della curva. Non mancano neppure i bandieroni dei gruppi ad aggiungere colore al colore, creando uno spettacolo semplice ma pur sempre suggestivo.
Normale sottolineare gli attriti tra le due tifoserie che non mancano ogni tanto di offendersi a vicenda: la rivalità è storica e l’unico punto di contatto in questa serata è il coro che entrambi gli schieramenti dedicano ad Astori. Per il resto se i viola incitano la squadra senza tante soste, i romanisti hanno – come detto – un po’ di difficoltà nel coordinarsi, ma quando questo succede il risultato è ottimo. Non mancano da parte ospite numerosi cori contro la repressione, a più riprese viene chiesta la libertà per gli ultras, aspetto non può essere trascurato da una tifoseria che anche nel recente passato, soprattutto in campo europeo, è salita agli onori delle cronache per qualche episodio pagato a caro prezzo.
Partita che termina con un salomonico pareggio sul terreno di gioco, sugli spalti le due tifoserie non si sono risparmiate assolutamente, cercando entrambe di primeggiare l’una sull’altra. Da segnalare la presenza di Gabriel Omar Batistuta, doppio ex, al quale ultras e tifosi di fede viola dedicano un paio di cori ad inizio ripresa. Certi amori non si scordano, certi gol neppure.
Valerio Poli