“Oh Nonno, ma chi sono que’ ciucchi che si son arrampicati fin lassù?”;
“Son dei cretini che tifano Sampdoria, o di che saprà fare così?!”.
Questa è una conversazione che verosimilmente è avvenuta tra me e mio nonno una decina di anni fa, durante un Fiorentina – Sampdoria dell’Aprile del 2008. Quella partita fu una doccia gelata per i tifosi viola presenti, che videro pareggiare gli ospiti a tempo quasi scaduto, prassi per chi tifa la squadra colorata di Viola. Tornando al dialogo precedente, credo che quel fatto sia stato uno dei motivi per il quale progressivamente mi sono innamorato più del mondo delle tifoserie che del calcio giocato: la follia che pervade le masse durante le partite di calcio.
Parliamo obiettivamente: quale altra situazione spingerebbe un ragazzo ad arrampicarsi su una struttura alta svariati metri, come era il gabbione del settore ospiti del Franchi di Firenze, per inneggiare a delle persone, o meglio, ad un ideale? Credo siano poche le manifestazioni che possono vantare piccole pazzie come queste. Questi comportamenti assurdi non sono riconducibili solo al tifoso di curva, ma anche all’uomo qualunque che va a vedere la partita in Maratona (distinti, nella maggior parte degli stadi) con il figlio, o chi frequenta l’ambiente imbellettato della tribuna coperta.
Nella mia breve vita da tifoso ho visto uomini anziani scomporsi per un fallo non dato, ombrelli spezzati in due, cartacce lanciate ai tifosi avversari che esultano in un settore “misto” (che ovviamente non è mai la curva di casa) e anche qualche strattonamento in settori solitamente non ritenuti caldi o “pericolosi”. Tutti questi atteggiamenti non erano circoscritti ai famigerati e violenti Ultras, bensì estesi a persone ritenute socialmente “normali”. Credo quindi che la “repressione” non si limiti solo a non far esporre uno striscione o chiudere una curva, ma la si riscontra anche nella sterilizzazione di massa e di ognuno di questi atteggiamenti sopra le righe che, piaccia o no, fanno parte del mondo dello stadio da sempre e restavano all’interno di quella che Valerio Marchi definiva “violenza simbolica”.
L’imprevedibilità delle folle probabilmente spaventa chiunque creda che lo stadio vada vissuto alla stregua di un’opera al teatro, ma questo non deve essere motivo per affrontare questi comportamenti al di sopra della loro reale pericolosità: fanno parte del folklore nostrano e devono essere mantenuti. Fondamentalmente il problema è più che altro dei benpensanti del calcio, che non di chi vive questo sport in maniera genuina. Paradossalmente poi, sopprimere anche la violenza cosiddetta “rituale” finisce per incentivare quella reale, contrariamente a quelle che sono le intenzioni del legislatore.
Parlando della partita con la Sampdoria di questo fine Agosto, essa vede alcuni aspetti positivi ed altri negativi. Finalmente abbiamo ritrovato i tamburi: strumento necessario per il tifo fiorentino, per i suoi cori di stampo italiano, quindi ritmati. Non a caso il tifo è stato buono (ma non eccelso), ma sicuramente sopra la media dello scorso anno per coinvolgimento e durata dei cori. Altra nota positiva è stata l’emozionante abbraccio simbolico per il Pampa, storico Ultras Viola morto questa estate, e quello per Niccolò, il ragazzo della provincia di Firenze tragicamente morto sulle coste spagnole qualche settimana fa.
Una delle note dolenti è il progressivo imborghesimento delle persone che vengono a vedere la Fiorentina. La lotta al provincialismo che vuole il tifoso “sportivo” a tutti i costi e fautore del fair play, va a ledere la spinta antagonista e intimidatoria che ha sempre caratterizzato la gente dello stadio in generale e Firenze in particolare.
Un altro tasto che vorrei toccare è l’assenza degli ultras ospiti causa necessità della tessera. Ovviamente la prima a essere danneggiata è la Gradinata Sud, che ormai da quasi 10 anni non può seguire la propria maglia in trasferta lungo lo Stivale. A pensarci bene i tifosi doriani non sono gli unici danneggiati, il danno avviene anche nei confronti dei tifosi di casa stessi. Infatti, l’eliminazione parziale della presenza di un “nemico”, di un qualcuno da denigrare, fa parte del processo di distruzione dell’identità ultras schiacciata dal peso di un politically correct forzato che spesso risulta anche ipocrita. Se provassimo a guardare questa cosa dal punto di vista di un ragazzetto, come può venire in mente e continuare a resistere l’idea di dedicare cori di sfottò ad una tifoseria che non si può far sentire durante tutta la partita?
Una nota la meritano anche i circa 400 tifosi doriani presenti, degni di nota per una bella e movimentata esultanza al secondo gol del Doria, e molto colorati nonostante la pesante assenza dei gruppi storici della Sud, fermi ai box per la propria obiezione alla tessera del tifoso che, nei propositi di tanto proclamati “protocolli” sarà pure stata abolita, ma all’atto concreto continua a mortificare la passione dei tifosi.
Foto di Sauro Subbiani.