Gara da una prospettiva insolita a Fiorenzuola, non già per la particolare conformazione del Velodromo “Attilio Pavesi”, uno dei pochi impianti in Italia che ancora conservano il retaggio dei tempi in cui il binomio fra calcio e ciclismo monopolizzava completamente gli interessi dell’Italia sportiva. Più che altro ha colpire è la posizione in classifica dei rossoneri di casa, che guidano la classifica del girone B di Serie C e guardano dall’alto in basso fior fior di squadroni, che per blasone o sulla carta sembravano molto più titolate a star lassù. Ma come la favoletta del calabrone, il Fiorenzuola non se ne cura e continua a volare. Lo farà anche oggi nello specifico, regolando di misura il Montevarchi e restando in testa, in coabitazione con la Reggiana, mentre il Siena nel frattempo perde terreno.

Se la squadra stupisce, onestamente non si può dire lo stesso del tifo di casa. Il dato ufficiale parla di 479 spettatori totali, la tribuna non offre un gran colpo d’occhio e a parte tre pezze ai lati del settore, che sembrano alludere ad una presenza ultras, non ci sarà null’altro di nemmeno lontanamente annoverabile al tifo organizzato. Qualche “Fiore Fiore” sporadico e null’altro. Troppo poco per una squadra prima in classifica, nonostante il primo posto in classifica. L’unica speranza è che la squadra possa continuare su questi livelli per pian piano dare una spinta e rinverdire quei fasti di un passato in cui, chiaramente in proporzione ai numeri di un centro comunque piccolo, qualcosa di bello da queste parti c’era stato in termini ultras.

Circa una cinquantina invece i tifosi giunti da Montevarchi. Molto belli colorati, cantano per tutta la partita e tornano a casa potendosi ritenere soddisfatti per aver fatto tutto quanto in loro potere per raddrizzare una partita che purtroppo è andata diversamente. Tifo sicuramente non eclatante ma fanno il loro, portano un onesto numero nonostante a loro volta siano rappresentativi di un centro non grandissimo, colorati, rumorosi, costanti. Non gli si poteva chiedere di più. Bravi.

Giovanni Padovani