È un timido ma gradevole sole a far compagnia a me e ad altri pochissimi temerari intenzionati a lasciare la Capitale in una domenica mattina di Marzo. Nonostante non ci sia una distanza siderale a separarmi da Civita Castellana, impiegherò comunque quasi quanto la durata di una partita di pallone per arrivare a destinazione. Ricordo, a tal proposito, lo spirito di alcuni sindaci locali che, in occasione di una commemorazione in memoria della strage ferroviaria accaduta durante la Seconda Guerra Mondiale sulla stessa linea Roma-Viterbo, ironizzarono sull’attuale locomotiva, arrivandola a definire addirittura più lenta rispetto alle sfortunate del ’44. Non sono sicuro ci siano andati poi così lontani e, dopo aver perso il conto degli slalom fatti tra le case dei santorestesi e dei civitonici, eccomi arrivato nella città tusciana.
Uscito dalla stazione “Catalano” mi bastano pochi passi per ammirare dall’esterno il luogo dove andrà in scena la ventottesima giornata del girone E di Serie D, che vede come sfidanti il Flaminia e il Grosseto. Le due squadre arrivano all’incontro sicuramente con un morale e con aspirazioni differenti: i ragazzi di Mister Nofri, attualmente in penultima posizione e in piena zona play out, non vogliono di certo essere coloro che interromperanno negativamente la striscia di addirittura sedici campionati consecutivi in Serie D del club “rossoblu”. La compagine laziale giocherà dunque con la bava alla bocca per conquistare quei tre punti che rappresenterebbero uno snodo chiave per la salvezza.
Discorso opposto per gli ospiti, reduci da una stagione di alti e bassi dove il sogno promozione non ha mai veramente preso piede e neanche i play off sembrano un’ambizione così allettante: basti solo pensare che lo scorso anno, nelle gare del girone E, sono stati proprio i “biancorossi” a trionfare, senza però ottenere alcun vantaggio effettivo se non un posto più o meno alto nella graduatoria dei ripescaggi in caso di mancata iscrizione in Serie C. Se poi quest’ordine viene scavalcato da un Milan Futuro, come nel caso della stagione precedente, e da un possibile “Inter B” di cui già si sente parlare, è chiaro che la competizione perde valore e credibilità. Per fortuna, per il Grosseto, gli stimoli per vincere nella disputa odierna sono facili da trovare e risiedono all’estremità della lunga tribuna del “Madami”. A mio modo di vedere non viene mai posta la dovuta considerazione a chi anche (e soprattutto) in queste categorie decide di rinunciare, per esempio, a un pranzo domenicale in famiglia pur di portare in lungo e largo il nome della propria città.
Un tifoso grossetano, dopo pochi minuti dall’inizio delle ostilità, riesce ad esternare a pieno questo concetto urlando ai propri undici “non siam venuti a fare la scampagnata”, sperando di tirar fuori la giusta carica dai giocatori. Insieme a lui, a sostenere il grifone, ci sono circa cinquanta unità giunte dalla Maremma che, nonostante il numero non elevatissimo, effettuano un’eccellente prestazione. I grossetani si presentano dedicando cori ai fratelli diffidati e al movimento ultras e, escludendo queste eccezioni (e pochissime altre), lo stile canoro intrapreso è ben definito: canti lunghi e ripetuti (soprattutto classici della tradizione italiana) basati sulla continuità.
Sebbene io sia un amante di quello che fu il tifo all’inglese e dell’esplosività sonora, sono riuscito ad apprezzare la performance dei maremmani a cui va riconosciuto il merito di non aver mai abbassato i decibel, a prescindere dalla costanza dei cori e a discapito di un risultato non proprio favorevole. Sugli spalti noto la presenza di vari tifosi semplici (presenti sia nel settore ospiti che in quello locale) spesso e volentieri coinvolti nel supporto al Grifone e parte integrante del lato estetico, a cui contribuiscono con lo sventolio di alcune bandiere biancorosse che vanno ad aggiungersi a quella degli ultras, che, nel secondo tempo, verrà appesa al fianco delle pezze dei due gruppi in trasferta a Civita Castellana.
Alla fine, come prevedibile, sarà il Flaminia a fare la partita, attaccando ininterrottamente senza però mai trovare la via del gol, probabilmente per la superiorità tecnica dei dirimpettai. Consapevoli anche gli ultras del Grifo delle capacità dei calciatori unionisti, chiamano a rapporto la squadra che a testa china subisce la ramanzina. I giocatori tornano negli spogliatoi, lo stadio si svuota e anche io lascio lo stadio che completa il tris di gironi con all’interno squadre laziali, con la speranza che, anche l’anno prossimo, siano spalmate in tre divisioni differenti in modo che possa avere l’occasione di incontrare quante più tifoserie possibili.
Simone Coltellese