Dopo il preliminare di Champions League tra il Celtic di Glasgow e la squadra israeliana dell’Hapoel Be’er Sheva, la UEFA ha deciso di aprire un’inchiesta e la Commissione Disciplinare del massimo organismo calcistico continentale si esprimerà in merito il prossimo 22 settembre. Calcioscommesse? Partite comprate? Doping? Sviste arbitrali?

Niente di tutto questo.

Le motivazioni dell’inchiesta sono gli “striscioni illeciti” esposti dai tifosi scozzesi in occasione della partita di cui sopra. Anzi, per la precisione sono le bandiere esposte dai sostenitori del Celtic: quelle della Palestina, una nazione, per altro, pienamente riconosciuta dalla FIFA (così come dall’ONU), il cui vessillo però, secondo la UEFA, rappresenterebbe un simbolo politico a tutti gli effetti e quindi vietato all’interno degli stadi.

Ma andiamo con ordine.

Nei giorni precedenti a questa partita le autorità israeliane avevano esplicitamente ammonito i tifosi del Celtic di non esibire la bandiera palestinese in occasione della sfida di ritorno, che si sarebbe giocata in terra israeliana, motivando questo divieto con dei presunti problemi di sicurezza, vista la vicinanza della città ospitante alla Striscia di Gaza.

Era stato inoltre più volte ricordato come il Celtic, già in passato, avesse subito delle sanzioni a causa delle manifestazioni di vicinanza alla causa palestinese da parte dei sostenitori bianco verdi: l’ultimo episodio, ad esempio, risale al settembre del 2014 quando, nel corso della sfida di Champions League contro la squadra islandese del KR Reykjavik, le Green Brigade, lo storico gruppo Ultras del Celtic, esposero numerose bandiere palestinesi in segno di solidarietà a seguito dei violenti scontri che si erano da poco conclusi in Medio Oriente tra le forze israeliane e Hamas.

La UEFA in quell’occasione intervenne sanzionando la società scozzese appellandosi all’articolo 16, comma 2, del regolamento disciplinare della UEFA, il quale prevede espressamente che “tutte le associazioni e i club sono responsabili per il seguente comportamento inadeguato da parte dei loro sostenitori […] l’uso di gesti, parole, oggetti o qualsiasi altro mezzo per trasmettere qualsiasi messaggio che non è idoneo per un evento sportivo, in particolare i messaggi che sono di natura politica, ideologica, religiosa, offensivi o provocatori”. La stessa normativa è stata più volte portata come riferimento dalle autorità israeliane in questi giorni affinché i tifosi del Celtic desistessero dall’eventuale idea di manifestare, ancora una volta, le loro posizioni filo palestinesi.

Ma tutto questo non ha avuto l’effetto sperato. Anzi.

I tifosi del Celtic, infatti, si sono mobilitati utilizzando anche strumenti come Facebook, dove tra le altre cose, è stato creato un evento intitolato “Fly the flag for Palestine, for Celtic, for Justice”. In questo stesso spazio si possono leggere le motivazioni di questa iniziativa che riportiamo di seguito, opportunamente tradotte: “Come sapete il Celtic è stato sorteggiato contro una squadra di Israele, che è sotto l’UEFA e a cui non dovrebbe essere permesso di partecipare a questa competizione a causa del sistema di apartheid, le pratiche di colonizzazione etnica e religiosa, le occupazioni militari e la segregazione verso ciò che rimane della terra della Palestina. Oltre 90 leggi discriminano i palestinesi che costituiscono il 20% della popolazione in Israele. All’ingresso dello stadio verranno distribuite gratuitamente delle bandiere palestinesi da sventolare. Non vogliamo obbligarvi tutti a partecipare, rispettiamo la vostra scelta di semplici fan che vogliono solo guardare la partita. Auspichiamo però che questi stessi tifosi rispettino a loro volta tutte quelle persone che decideranno di manifestare la loro vicinanza alla causa palestinese. Perché quando qualcuno sta rappresentando le istituzioni di Israele purtroppo non si tratta più di una semplice partita. Il calcio, la UEFA e il Celtic stesso vengono usati per nascondere la vera natura di Israele e dare a questo stato canaglia una parvenza di normalità e noi tutto questo non possiamo accettarlo fino a quando resteranno impunite le atrocità da loro commesse e tutte le violazioni al diritto internazionale, così come si evince dalle numerose sanzioni previste dalle risoluzioni delle Nazioni Uniti nei loro confronti. Noi tifosi del Celtic sosteniamo la Palestina ed invochiamo i nostri diritti democratici per poter manifestare liberamente la nostra opposizione all’Apartheid israeliana, ai coloni e al colonialismo e agli innumerevoli massacri ai danni del popolo palestinese, come quello effettuato nell’assedio di Gaza del 2014. Noi siamo per la giustizia, per la libertà e la fine di ogni forma di razzismo e di oppressione. La nostra storia è fatta da persone provenienti dall’Irlanda, dalle campagne scozzesi e da molti altri posti e a Glasgow hanno combattuto a lungo e duramente per i diritti dei lavoratori e per la giustizia sociale, per cui la solidarietà con il popolo palestinese ci scorre nelle vene, così come con gli spagnoli che combatterono il fascismo nel 1930, o come i sudafricani di colore oppressi sotto la supremazia dei bianchi o come i popoli latino-americani oppressi dalle dittature sostenute dagli USA nel 1980. In tutti questi anni i palestinesi hanno lottato e sono morti mentre il mondo guardava altrove. Non è più possibile che accada una cosa del genere e in tutto il mondo il boicottaggio nei confronti di Israele è inarrestabile. Il movimento spontaneo che si batte affinché Israele venga sanzionato e disincentivato, cresce così come aumentano, nella società civile, le persone che come noi si stanno finalmente rendendo conto delle responsabilità di Israele. Noi facciamo parte di quel movimento spontaneo e finché non terminerà la brutale esecuzione e l’assedio medievale della Cisgiordania e di Gaza, fino a quando i cittadini palestinesi saranno costretti a vivere con le catene dell’Apartheid israeliano e fino a quando tutti i profughi palestinesi non saranno autorizzati a poter tornare nella propria patria, saremo sempre, esplicitamente e pubblicamente a sostegno dei palestinesi e contro i colonizzatori israeliani. Palestina, siamo con te…. You Will Never Walk Alone”.

Un estratto di questo testo è stato poi pubblicato su un volantino distribuito martedì sera nei pressi del Celtic Park, unitamente alle bandiere palestinesi.

Anche la polizia scozzese, evidentemente sollecitata dai vertici della UEFA e dalle autorità israeliane, era intervenuta alla vigilia della partita, tramite le parole del sovrintendente Alan Murrey che ha dichiarato: “In ogni partita la polizia monitora il comportamento della folla, compreso le bandiere o gli striscioni esposti, così da esprimere un giudizio su ciò che è reputato come un gesto criminale prendendo i dovuti provvedimenti”.

Ma nonostante tutti questi avvertimenti e la libertà di scelta da parte dei tifosi scozzesi, il risultato è stato a dir poco straordinario, con quasi tutto lo stadio pieno di queste bandiere che sono state orgogliosamente esibite e sventolate, così come si può anche vedere, chiaramente, dalle numerose foto pubblicate, nei giorni successivi alla partita, nell’evento Facebook soprammenzionato.
Una protesta pacifica, un segnale di solidarietà e di sostegno alla causa palestinese che però non è stato assolutamente gradito da Israele e, di rimando, dai vertici della UEFA, che hanno aperto quindi un fascicolo nei confronti del Celtic. La società scozzese ora rischia una multa salatissima se non addirittura la squalifica dalla massima competizione continentale.

Come detto, già in passato il Celtic era stato soggetto a sanzioni per gli stessi motivi. Per episodi simili, a suo tempo, vennero anche sanzionate la società irlandese del Dundalk FC e quella scozzese del St Johnstone, nonostante le proteste e la reiterata richiesta di spiegazioni da parte dei dirigenti di quest’ultima, che però non hanno mai ottenuto alcun tipo di risposta.

Ma episodi del genere sono avvenuti anche in Italia, in occasione, ad esempio, della partita di Europa League del novembre del 2012 tra la Lazio ed il Tottenham, la cui tifoseria non ha mai nascosto le proprie posizioni ampiamente fio-israeliane. La società biancoceleste venne pesantemente multata, oltre all’apertura dell’ennesima inchiesta da parte dell’UEFA, a causa dell’esposizione di uno striscione, in Curva Nord, con la scritta “FREE PALESTINE”, lo sventolio di alcune bandiere palestinesi e alcuni presunti cori antisemiti lanciati dai sostenitori biancocelesti.

In merito a questi interventi della UEFA, per altro a senso unico, permangono, però, delle grosse perplessità, soprattutto quando si è costretti a constatare che per episodi simili, ma a parti inverse, si è sempre chiuso un occhio, se non addirittura tutti e due. Basti pensare, ad esempio, alla tifoseria dell’Ajax, anch’essa, come quella del Tottenham, dichiaratamente filo-israeliana e che non ha mai nascosto questa sua vicinanza ideologica e politica, esibendo, spesso e volentieri, vessilli e simboli in tal senso o addirittura realizzando delle vere e proprie coreografie con un’enorme bandiera israeliana al centro della stessa. E la società olandese non ha mai subito alcun tipo di sanzione per questo genere di iniziative e la UEFA non ha mai aperto nessuna inchiesta nei suoi confronti.

In tempi non sospetti il noto avvocato olandese Christian Visser, specializzato nell’ambito prettamente calcistico e sportivo, tramite Twitter aveva aspramente criticato determinate posizioni della UEFA con il seguente messaggio: “È sorprendente che la UEFA imponga una multa per l’esposizione di una bandiera di un paese membro della FIFA e della Confederazione calcistica asiatica. La motivazione, basata sul fatto che la bandiera della Palestina è un simbolo politico, perché il suo popolo è coinvolto in un conflitto con Israele è assurda. Se si seguisse lo stesso metro di giudizio della UEFA per tutti, allora anche l’esposizione di bandiere di paesi come la Russia e Israele dovrebbe anche essere sanzionata”.

Ma anche in quel caso ogni genere di appello è caduto nel vuoto.

Adesso non ci resta che aspettare la sfida di ritorno, che si giocherà mercoledì 23 Agosto in Israele (per la cronaca, la partita di andata si è conclusa con il risultato di 5 a 2 per il Celtic) e soprattutto la decisione della Commissione Disciplinare della UEFA che verrà resa nota il prossimo 22 settembre.

Daniele Caroleo.