Una serata fresca e ventilata mi accoglie allo Zaccheria di Foggia. A piccoli ma decisi passi l’inverno sta facendosi strada, ma per fortuna, come al solito, trovo i settori del tifo locale caldi e pieni, a ritemprarmi da ogni contingenza atmosferica. Una Curva Nord e una Curva Sud che, nonostante il Foggia quest’anno non stia facendo esattamente un campionato da vertice, rispondono con la solita passione di sempre.
Partendo a parlare della Nord, settore superiore gremito come da tradizione. Piacevole dunque il colpo d’occhio, ma ancora più piacevole ad inizio partita la bella torciata che, nella loro semplicità, sono comunque il più azzeccato e suggestivo degli spettacoli scenografici che si possano imbastire in una gara in notturna. Il resto del loro tifo invece, è caratterizzato dalle solite manate fitte e belle da vedere, bandieroni al vento e una potenza e una varietà vocale più che buona nel complesso.
Stesso discorso che si potrebbe estendersi per la Curva Sud. Un tifo, il suo, che a tratti riesce a coinvolgere e trascinare tutto il settore, creando un frastuono canoro che rende lo stadio un catino in vero fermento. Si mettono in evidenza anche loro sotto la buona luce delle torce e si segnalano soprattutto per l’encomiabile striscione contro la violenza sulle donne. Non solo in favore della povera Giulia Cecchettin ma di ognuna delle centosei vittime di una delle peggiori infamie possibili, proprio perché il più delle volte perpetrata da chi diceva di amarle.
Da Latina arriva un manipolo di ultras che si compattano dietro lo striscione con il nome della loro città. Entrano al trentacinquesimo del primo tempo e formano un quadrato bello compatto, cercando di farsi sentire soprattutto con cori secchi, anche se oltre al numero, anche la posizione nella parte bassa del settore li penalizza in tal senso. Onore a prescindere alla loro presenza che, forse non sembra a guardare uno stadio così ma va ricordato, ha dovuto anche sfidare le difficoltà logistiche di un giorno lavorativo. Può bastare questo: bravi così!
Testo di Massimo D’Innocenzi
Foto di Pier Paolo Sacco