Se si potesse misurare il lavoro svolto dai tutori dell’ordine solo badando al numero di episodi di cronaca, probabilmente potremmo dire che in Italia il problema violenza negli stadi è stato risolto. Purtroppo però le analisi condotte in maniera superficiale o comunque concentrate solo su un aspetto, in questo caso il numero di incidenti, risultano sempre parziali.

A Foggia da ormai troppo tempo è in atto una prassi assai pericolosa nei confronti delle tifoserie avversarie. Se poi analizzassimo la questione guardando al calcio come ad un’industria che produce fatturato e quindi ci concentrassimo solo all’aspetto del business, allora potremmo aggiungere che le prassi messe in atto ledono i diritti del consumatore. Se è vero, infatti, che nel calcio moderno il tifoso è un consumatore, allora ci sembra giusto analizzare la questione da un punto di vista prettamente commerciale.

A Foggia agli ospiti viene ormai puntualmente negata la possibilità di assistere ai 90 minuti di partita, che sia Avellino o Potenza poco conta. Chiunque decida di assistere ai match allo Zaccheria deve sapere già in partenza che, arrivato all’ingresso della città pugliese, sarà bloccato dal servizio d’ordine e, dopo attente e minuziose perquisizioni e riperquisizioni, a persone o mezzi, verrà condotto al settore ospiti attraverso pullman di linea messi a disposizione dalla Polizia. Fin qui non ci sarebbe nulla di strano, il loro compito è infatti prevenire incidenti. Ciò che stupisce, invece, è constatare che queste attività di prefiltraggio condotte alle porte di Foggia, non all’ingresso del settore ospiti, oltre che essere scrupolose sono soprattutto lunghe, talmente lunghe da protrarsi oltre il fischio d’inizio, cozzando con quelli che sono i diritti dei tifosi/consumatori: pago un biglietto per assistere all’intera partita/spettacolo, non ad una parte di essa. Le associazioni dei consumatori, sempre molto attente ai diritti dei propri associati, per molto meno propongono class action o reclami, altrettanto potrebbero fare le società di calcio che della passione dei propri tifosi vivono. Ma forse probabilmente è vero che i tifosi anche come consumatori, oltre che cittadini, sono considerati di Serie B. Oggi ai Potentini, come a qualsiasi altra tifoseria, è stato impedito di assistere all’intero match e il loro ingresso nel settore ospiti a metà del primo tempo non stupisce, ma è solo la conferma di una prassi che a Foggia è stata ormai istituzionalizzata.

Quindi ci appare importante fare alcune considerazioni. La partita tra Foggia e Potenza non era da bollino rosso, le due tifoserie infatti non sono divise da rapporti di inimicizia, quindi ci chiediamo perché impedire ai Potentini di esercitare un proprio diritto: a fronte del regolare pagamento del biglietto avevano tutte le credenziali per assistere all’intero incontro. Altra considerazione, anche questa abbastanza banale, ci porta a chiedere perché fare di tutta l’erba un fascio. Insomma perché a Foggia le tifoserie vengono trattate tutte alla stessa maniera, anziché invece distinguere in base ai rapporti di amicizia, rivalità o indifferenza? D’altro canto è più in generale lo stesso approccio che lo Stato ha nei confronti degli ultras ad ogni latitudine, riservando le stesse piccole grandi ingiustizie a tutte le tifoserie, trattando tutti indistintamente da animali e poi meravigliandosi quando, insubordinandosi al trattamento riservato, si comportano esattamente allo stesso modo in cui vengono trattati. Prevenzione e repressione sono così sfumate da essere quasi la stessa cosa, ormai da decenni.

Della partita ci sarebbe poco da dire, ma per dovere di cronaca ci piace comunque concentrarci anche su quanto accaduto sugli spalti, consapevoli del fatto che certi atteggiamenti non verranno mai stigmatizzati, soprattutto dopo gli ultimi episodi di cronaca calcistica che hanno visto coinvolte le tifoserie di Roma e Napoli, oltre a quanto accaduto a Pagani per il match Paganese-Casertana. Focalizzandosi sulle colpe si perpetua questo stato di accusa in loop eterno, senza possibilità di remissione del peccato, di valutazione delle attenuanti o di distinzioni di sorta.

I potentini, circa 300, si posizionano nella parte centrale del settore ospiti e, dopo aver attaccato i propri drappi, partono forte con il loro sostegno. Il loro marchio di fabbrica è ormai noto, cori secchi, alcuni anche di matrice british, alternati da ottimi battimani e anche da una riuscitissima sciarpata. Nel corso del match espongono uno striscione per ricordare l’ultras foggiano Giax, recentemente scomparso, gesto applaudito da tutto lo Zaccheria.

I foggiani si presentano nella loro formazione classica, con le due curve che sostengono i satanelli per 90 minuti, spesso anche in maniera coordinata. Il match è importante anche per via dell’anniversario della nascita della “Banda” che per l’occasione prepara un copricurva che ha come simbolo l’immagine del celebre film “Il Padrino”. La vittoria netta regala al Foggia una classifica con prospettive più interessanti, infatti se l’accesso diretto alla cadetteria è pura utopia, un miglior piazzamento nella griglia play off appare invece un obiettivo più fattibile ed una chance per un riscatto che, come tifoseria, meriterebbero ampiamente.

Foto di Pier Paolo Sacco
Testo a cura della redazione