Il freddo calato su Bologna in questo inizio aprile fa ancora inverno, ma dentro il PalaDozza l’escursione termica è notevole: la fine dello stato di emergenza offre i primi sprazzi di normalità, tra questi una Fossa piena in ogni ordine di posto, che fa tanto pre-Covid.

L’occasione del resto è di quelle cruciali, da dentro o fuori: la Fortitudo attende Cremona per una sfida che è nei fatti un playout anticipato, nel senso di far incrociare le ultime due della classe. Chi vince può ancora sperare nella salvezza, chi perde è psicologicamente già retrocesso.

Per questo, data la capienza al cento per cento, c’è un palazzetto che trabocca passione da tutti i pori: la cornice è più da Eurolega che da salvezza, come dimostra la coreografia pre-gara, un muro di cartoncini blu con il simbolo dell’Aquila Scudata in mezzo e la scritta “conquistiamolA!”. La Fossa del resto aveva parlato già chiaro in settimana, con un comunicato esplicito: ricreare per queste ultime partite il famoso clima Fortitudo, il tutto proprio nel trentennale di Reggio Emilia ’92, che vide la Effe artefice di un’incredibile rimonta salvezza. Uno scenario che in casa biancoblu si spera di ripetere.

La prima delle sette fatiche è contro una Cremona che viene seguita da una decina di tifosi, presto persi nel mare del tifo locale: l’atmosfera è a dir poco incandescente, l’inizio ricorda i tempi migliori. La Fossa ricrea il clima infernale che l’ha resa famosa, e che in questi due anni pandemici si era per forza di cose perso.

Sul campo poi la battaglia è serrata: la contesa si decide nel finale, grazie anche alla spinta del PalaDozza. Vince l’Aquila Scudata coi tifosi che festeggiano come avessero vinto lo scudetto, anche se questo è solo l’inizio: c’è una salvezza da conquistare e, come da copione nei momenti difficoltà, il popolo fortitudino è pronto a dire la sua.

Stefano Brunetti