L’agonia si è conclusa con una giornata d’anticipo dopo una stagione maledetta, cominciata male e finita peggio: e che qualcosa non andasse lo si era capito già dalla prima giornata, quando Jasmine Repesa dopo l’esordio si era recato in conferenza stampa per dire due semplici parole (“Mi dimetto”), senza ulteriori spiegazioni.
Antimo Martino, l’eroe dell’ultima promozione, aveva accettato il richiamo con romantico entusiasmo, presentandosi con la certezza di poter salvare questa squadra: non è andata così però. E la partita con Napoli, la penultima spiaggia, si è trasformata nel canto del cigno, che non ha salvato il pubblico fortitudino da un destino annunciato. Come la morte nel romanzo di Garcia Marquez.
Contro il Napoli il pubblico in biancoblù le ha provate tutte, dalla coreografia per le grandi occasioni della Fossa (enorme telo coi colori della Effe), al ritorno a Palazzo degli Unici, sistematisi in Curva Calori. Da Napoli almeno centocinquanta spettatori, muniti di bandiera raffigurante Totò e tanta voglia di sostenere i propri beniamini: forse, il miglior settore ospiti visto quest’anno al Paladozza, rispettoso dell’avversario come la controparte.
La partita, un vero playout anticipato, si è combattuta punto a punto, e ha visto nell’ultimo minuto prevalere la sponda partenopea: quando ormai prendeva corpo il peggiore degli incubi, alcuni spettatori hanno cominciato a lasciare il Palazzo, anche se alla conta dei fatti sono stati veramente pochi. Alla sirena finale, che ha sancito il ritorno della Effe in A2, una selva di fischi si è abbattuta sul campo, specie sui temerari in canotta biancoblù che hanno ingenuamente accennato un saluto.
Poi, è stato il momento del silenzio: irreale, per un posto del genere. La maggior parte della Curva Schull non se ne è andata subito, perché elaborare il lutto in questo frangente non è facile per nessuno; lo striscione “Liberate la Fortitudo!”, seguito da relativo coro, ha anticipato quello che sarà il tema predominante dell’estate, cioè la speranza di un “regime change” per quanto riguarda la dirigenza.
La morale della favola per il momento è però che la Fortitudo ricomincia da capo: da quell’A2 dove mancava da tre anni, e dove ritroverà tanta Emilia (Cento, Ferrara, Piacenza), e pure un tocco di Romagna (Forlì): anche se certo, senza il derby Basket City non potrà essere la stessa. Sperando che le prossime settimane, non riservino una sorpresa ancora peggiore.
Stefano Brunetti