Il Frosinone, in controtendenza con le scelte adottate da molti club di calcio, ha da già da tempo, e non solo per la gara odierna, scelto di applicare prezzi popolari ai tagliandi di accesso alle partite che si disputano al Benito Stirpe: curve 5 €, tribuna est 10 €, settore ospiti 15 €. Non stupisce quindi l’impianto pieno in ogni ordine di posto, sono presenti infatti oltre 13 mila spettatori con gli unici settori non esauriti che sono la tribuna vip e quello dedicato agli ospiti.
Il presidente Maurizio Stirpe, alla guida del club ciociaro dalla stagione 2003/04, oltre ai risultati sportivi ha raggiunto traguardi in termini di visibilità che nel passato calcistico frusinate non erano mai stati conseguiti: il Frosinone non solo ha conquistato la prima storica promozione in serie B ma è riuscito, a distanza di qualche anno, a fare ancora meglio ottenendo il pass per la massima serie.
Il vecchio Matusa, teatro di mille battaglie, ormai obsoleto per le ambizioni calcistiche della squadra gialloblu, è stato quindi abbattuto e sostituito dal nuovo stadio intitolato a Benito Stirpe, padre dell’attuale patron, avente capienza di oltre 16 mila spettatori. Il Frosinone, andando oltre il ruolo di guida amministrativa della Ciociaria, è così diventato nel giro di un ventennio il simbolo calcistico dell’intera provincia.
Se il passaggio dal vecchio Matusa al nuovo Benito Stirpe ha regalato ai tifosi di casa un impianto più accogliente e altrettanto caloroso, anche grazie alle tribune poste a ridosso del campo di gioco, nel variegato movimento ultras frusinate si è manifestato più di un vuoto. Sigle storiche, Vecchio Leone su tutte, hanno passato la mano, mentre al centro non trovano da tempo più spazio gli storici Heroes Korps, ma la sigla Frusinati, che racchiude al proprio interno tutta la galassia del tifo organizzato ciociaro. Gli Uber Alles invece, nati nel 1989, sono sì riusciti a sopravvivere ai vari cambiamenti, ma rispetto agli anni della C occupano una posizione più defilata, quasi a voler prendere le distanze da un mondo calcistico troppo lontano da quello delle proprie radici.
Il tifo dei padroni di casa comunque è continuo, in non poche occasioni riescono persino a coinvolgere gli altri settori, che però peccano di quella sana genuinità che poi era il tratto caratteristico dei ciociari, inteso come popolo e non solo tifoseria. I successi conquistati sul campo probabilmente hanno imborghesito la piazza, confermando una regola non scritta che si ripete a qualsiasi latitudine, cioè che ai successi sportivi seguono anche dei cambiamenti negli approcci alla vita calcistica dei propri club. A Frosinone è insomma successo ciò che accade ovunque: la serie B è diventata un diritto acquisito, mentre la serie C o “peggio” ancora la serie D, sono solo ricordi calcistici che appartengono a vecchie generazioni, categorie talmente lontane che non vengono più percepite come proprie ma, tutt’al più, incubi sportivi da rifuggire. Incubi che la tifoseria propriamente detta, quella in senso meno esteso e più fedele, cerca di esorcizzare con la pratica, con il sostegno e non con lo sterile opinionismo o con le critiche fini a sé stesse.
Gli ospiti sono invece oltre 250 tifosi, con gli Sconvolts al centro a tifare per tutto l’arco della partita. I tifosi sardi sono arrivati a Roma in aereo e da lì in treno fino alla stazione di Frosinone, da dove sono stati prontamente prelevati e portati nel settore a loro dedicato. I rossoblu, come da anni avviene, sono contraddistinti da uno stile “minimal”, poco materiale al seguito compensato però da tanta sostanza.
I sardi, anche in svantaggio, hanno provato a spingere i propri beniamini al gol del pareggio e quando, inaspettata, è arrivata la rete della vittoria, poi annullata, si sono lasciati andare ad una pazza esultanza, con i giocatori catapultati sin dentro al settore. La gioia è durata però pochi istanti, ci ha pensato infatti il VAR ad annullare il gol.
I novanta minuti sia sul campo che sugli spalti sono infatti molto intensi, a passare in vantaggio è proprio il Cagliari, raggiunto prima e superato poi dai padroni di casa. A pochi secondi dalla fine ci pensa l’arbitro a ravvivare l’ambiente, concedendo prima un rigore generoso agli ospiti e infine annullando un gol che avrebbe avuto il sapore della beffa per i padroni di casa. Con la partita che si rivela ancora prodiga di emozioni sul campo, molti dei presenti decidono di abbandonare anzitempo gli spalti per evitare la ressa finale, un segnale di un approccio alla partita inteso più come spettacolo che non esperienza di vita, dove la sofferenza ti inchioda al tuo posto fin oltre il novantesimo. Forse anche un effetto collaterale dei prezzi popolari, ma forse anche frutti acerbi di questa semina che prima o poi matureranno. Chi lo sa, solo il futuro potrà dirlo…
L’attualità invece, segnatamente agli eventi sul rettangolo di gioco raccontati fin qui in ordine sparso e confondendo le acque per privilegiare il racconto sugli spalti, racconta di uno scoppiettante pareggio per 2 a 2. Al triplice fischio sia i giocatori del Frosinone che quelli del Cagliari non possono che esser salutati da meritati applausi dalle loro tifoserie per aver lottato e averci creduto fino alla fine.