Ad essere sincero sono sempre stato restio ai cambiamenti e questo include anche i nuovi stadi moderni, a mio modesto avviso impostati più su uno spettacolo da godere che interessati a preservare i rituali della cultura popolare del tifo. Ritrovarsi, ad esempio, diverso tempo prima della partita, fare aggregazione, scambiare due chiacchiere o semplicemente divertirsi sugli spalti, per i tifosi organizzati è quasi più importante della partita stessa e proprio sulla scorta di ciò che l’ultima partita del Frosinone a cui ho assistito è stata nel vecchio e storico “Matusa”.
A parte il pezzo di cuore che ho lasciato lì, l’imprecisato numero di partite viste fin dai tempi del Frosinone in serie D ma anche nell’allora vecchia C2 e C1, bisogna anche rendersi conto che i tempi cambiano e la società va avanti, con essi anche le infrastrutture di uno stadio e per questo, dopo anni mi sono convinto ad andare al nuovo “Benito Stirpe” quanto meno per esserne testimone e provare comunque a raccontarli. Le ultime involontarie resistenze si materializzano in 39 di febbre nei giorni precedenti seguiti dal cellulare che decide di piantarsi, rendendo difficile la stampa del biglietto per chiudere con il tesserino dell’Ordine dei giornalisti dimenticato a casa.
Potevo arrendermi a questa “maledizione dello Stirpe”, ma ha prevalso la voglia di esserci e sono perfino riuscito ad arrivare in tempo per vedere il corteo del gruppo canarino degli “SPAVALDI”. Sarebbe stato bello arrivare in treno, passare dal vecchio “Matusa” per capirne le sorti, ma con le nuvole che minacciano pioggia meglio non sfidare oltre la sorte. Così, varcato il cancello posso godermi questo nuovo impianto, che a dire la verità ci ha messo diversi anni a vedere la luce, tanto da sembrare l’ennesima opera incompiuta delle tante presenti sul suolo italico. Ne ricordavo l’attigua presenza del palazzetto dove ho assistito a varie partite di basket della Prima Veroli ai tempi dell’A2. Lo stadio ha un’impronta prevedibilmente moderna, anche se poggia su strutture tubolari in ferro, presenta seggiolini in ogni ordine di posto e tutte le tribune vicine al campo.
Torno dunque a vedere i gialloblù (o giallo-azzurri a voler essere pignoli) che a centro curva vedono il gruppo dei “FRUSINATI”, alla loro sinistra i già citati “SPAVALDI” e a destra gli storici “UBER ALLES”, oltre a “VECCHIO LEONE” e al più recente “STREET BOYS”. Noto con particolare piacere anche il datato stendardo del “GRUPPO SCIACQUA”, sempre presente nelle partite in casa dei canarini. Dalla parte opposta, in un angolo si trova il settore ospiti preso letteralmente d’assalto dalla tifoseria calabrese, presente in oltre un migliaio di unità. Un buon numero di catanzaresi fuori sede è presente anche in una porzione della curva sud.
Diametralmente opposto l’andamento delle due squadre, il Frosinone del presidentissimo Maurizio Stirpe si trova incredibilmente al penultimo posto e sta arrancando non lasciare le posizioni che vorrebbero dire retrocessione diretta, che sarebbe una sciagura dopo la retrocessione della scorsa stagione dalla serie A. Ben diverso il cammino del Catanzaro, quinto in classifica, seppur staccato di ben venti punti dalla capolista Sassuolo, che con Pisa e Spezia sta facendo un campionato a parte, tanto da mettere a rischio i play off, se il distacco accumulato con la quarta dovesse ampliarsi a fine stagione oltre la fatidica soglia di 14 punti.
Tornando alla partita odierna, nonostante la pioggia e il freddo, allo stadio si presentano quasi diecimila spettatori di cui oltre un migliaio di fede giallorossa e mentre le casse dello stadio rimbombano l’inno del Frosinone, la curva Nord accompagnata dal resto dello stadio si colora alzando diverse sciarpe al cielo e sarà il tanto tempo passato, ma per il sottoscritto è un’emozione particolare tornare a sentire l’inno dei ciociari con quel tappeto di sciarpe intorno. I sostenitori calabresi ovviamente non vogliono essere da meno e si colorano dei tanti bandieroni e bandiere sparsi un po’ per tutto il settore, oltre che di un fumogeno giallo. Per gli ultras frusinati inoltre, l’ingresso delle squadre in campo vede l’esposizione dello striscione: “03-11-’24: OLTRE LA RIVALITÀ, GRAZIE ALLA CATANZARO ULTRAS!”, ringraziamento riferito alla partita d’andata dove uno dei tifosi frusinati rimase ferito dopo essere caduto nel settore ospiti, raccogliendo evidentemente la solidarietà attiva degli ultras di casa.
Nel primo tempo la Nord locale parte bene a livello corale, intonando cori e accompagnandoli con un buon numero di battimani, mentre le diverse bandiere sventolano senza posa. Il tifo per una ventina di minuti è discreto, poi subentrerà qualche piccola pausa tra un coro e l’altro ma ci penserà Lusuardi a far esplodere lo “Stirpe” battendo l’estremo difensore ospite e rialzando i decibel, con gli “STREET BOYS” che accendono una torcia e, sul finire della prima frazione, il VECCHIO LEONE che alza un piccolo bandierone copricurva giallo. Nel secondo tempo Frosinone riprende a tifare forse con un po’ meno colore rispetto alla prima parte, inficiato anche dal Catanzaro che perviene al pareggio dopo nemmeno un quarto d’ora. La Nord però prova a non cedere affidandosi a diversi battimani e alla pirotecnica. Riuscirà ad arrivare bene fino al triplice fischio, aumentando l’intensità nei momenti più concitanti della gara in campo.
Venendo al tifo ospite bisogna, i calabresi sono veramente tanti e molto colorati. Nella prima frazione sprigionano tutto il loro potenziale effettuando un alto numero di battimani ad accompagnare i cori con le bandiere sempre sventolate. L’intensità dei cori è buona e il tifo sempre continuo, con qualche leggera sbavatura dopo il gol del momentaneo 1-0. Nel secondo tempo riprenderanno a tifare cercando di spingere la squadra al pareggio che puntualmente arriva grazie a Quagliata che esulta sotto il settore con tutta la squadra. I catanzaresi sfruttano il momento alzando i decibel ed effettuando dei poderosi battimani che rimbombano nello stadio, ma soprattutto tengono i coro alti per diversi minuti e con un’intensità ottima. Davvero encomiabili i giallorossi che, sul finale di partita, regalano una bella sciarpata che coinvolge anche il settore adiacente, dove è assiepata la restante parte di tifoseria proveniente da fuori regione.
Al triplice fischio finale, nonostante il penultimo posto, gli ultras del Frosinone continuano a tifare e invitano i giocatori, fermi sotto la curva, a tirare fuori la grinta per inseguire il comune obiettivo. Nel settore ospiti si canta e si festeggia con la squadra per questo quinto posto a conferma che le aquile possono ancora volare. Lascio lo stadio ormai vuoto e mi concedo un ultimo giro perimetrale prima di andar via, con la promessa di tornare per quel famoso giro al “Matusa” rimasto purtroppo in sospeso. Sfide come queste, qualsiasi sia il loro scenario, sono comunque capaci di riconciliarti con il mondo, anche quando il mondo intorno cambia inesorabilmente.
Marco Gasparri





































