Credo che le parole di De Laurentis qualche giorno fa e quelle di Lotito qualche anno or sono, siano solo la punta di un iceberg. “Non c’è spazio per le piccole. Non c’è spazio per i loro sogni”. Potremmo riassumere il tutto così. Senza troppo bisogno di argomentare. Ma non c’è spazio neanche per chi fondamentalmente cerca di fare calcio in maniera oculata senza però divenire forzatamente valvassino di feudatari sempre più spietati e stringenti.

La Serie A è diventata, ormai da diversi anni, un postaccio per chi vive di calcio ma non è legato sentimentalmente a club blasonati. Il “ceto medio” è andato man mano sparendo, lasciando spazio a una disparità talmente lampante da poterla paragonare metaforicamente agli squilibri sociali di un qualsiasi Paese in via di sviluppo.

Se da una parte esiste una “corrente di pensiero” stantia, per quanto sdolcinata, che ammicca al passato delle gloriose provinciali, dall’altro c’è chi non aspetta altro di farle fuori per potersi spartire meglio la succulenta torta che il baraccone della massima categoria implica. Di fatto la Superlega esiste già. Altrimenti come potremmo spiegarci illustri cessioni di club di seconda fascia alle “big” nel bel mezzo del campionato? Con il palese pericolo di danneggiare squadre che regolarmente perdono il Piatek di turno.

Oppure possiamo continuare a far finta di nulla di fronte a partite troppo spesso molli, almeno nel finale di stagioni? Questa sarà anche un’illazione, non lo nego, ma analizzando il retroterra del calcio italiano, la storia “professionale” dei suoi guru e l’etica pressoché nulla di taluni dirigenti, vi sentite di escluderlo tout court?

Per non parlare di altri problemi ormai atavici e apparentemente metabolizzati pure dagli stessi tifosi, come i vergognosi prezzi degli stadi. Una qualcosa di ancor più tangibile se paragonati con quelli della Serie B. E non regge neanche il dislivello di categoria, considerando che sovente esiste uno rincaro anche dell’80%.

Tornando “a bomba”, la domanda dunque è: il Frosinone di turno andrebbe davvero multato perché inficia il campionato? La domanda farebbe ridere se non ci fosse da riflettere. Riflettere su quanto i club di prima fascia abbiano contribuito davvero a svalutare il nostro sport. Molto più delle provinciali. Verrebbe da chiedere ai De Laurentis, ai Lotito, ai Pallotta, ai Zamparini o ai Pozzo di turno – per esempio – come mai nessuno ha proposto di multare i loro club per le ripetute e ridicole figure rimediate in Europa League?

Come mai si preferisce superare un turno di Champions League anziché tentare di alzare un trofeo che almeno fino a tre lustri fa vedeva l’Italia primeggiare almeno una volta ogni due stagioni? Questo non è deleterio per il nostro sport?

A lor signori vorrei anche chiedere – ammesso che abbiano ancora un minimo di passione calcistica – cosa fa più innamorare un bambino: il Frosinone e il Benevento che, magari, pur retrocedendo malamente, provano lo stesso a dar continuità al proprio lavoro emozionando gente che fino a poco fa mai avrebbe sognato di incontrare Juventus, Milan e Inter, o scialbi secondi posti, mangiando le briciole degli Agnelli senza aver mai la vera speranza di poter acciuffare un titolo e magari futili apparizioni europee dove l’unico obiettivo contemplato è il fatturato?

Le “piccole”, per quanto mi riguarda, sono la base su cui verte tutto il calcio. Il problema è averle bistrattate, costrette al muro, spesso gettate sul lastrico. Aver contribuito a far iniziare i campionati con due mesi di ritardo o far fallire decine di marchi gloriosi. Sempre nell’indifferenza.

Questa politica accentratrice ha fatto smettere – per dirne una – di essere la Serie B un vero e proprio serbatoio per la massima categoria. E qua dovremmo entrare in un altro dedalo che è quello della formazione dei settori giovanili, della gestione ormai interessata solo all’ottenimento del risultato sin da piccoli, del poco lavoro fatto per accrescere le doti tecniche.

Insomma, tanti aspetti imputabili alle “grandi” del calcio italiano. Altro che multa, per loro servirebbe proprio una riforma finalizzata a legare le mani (e tappare la bocca) di certi presidenti!

Non è dunque un caso che tra i primi cori della Nord ciociara oggi ce ne sia uno forte e chiaro nei confronti del presidente Lotito.

Il cuore del tifo giallazzurro batte forte soprattutto nel primo tempo, spingendo una squadra che sembra rinvigorita dalla cura Baroni e che mette in più di un’occasione in difficoltà la Lazio, malgrado i primi 45′ si chiudano con i biancocelesti in vantaggio per 1-0.

Il risultato non cambierà fino alla fine.

Su fronte ospite, è ovviamente esaurito il settore dedicato ai supporter laziali, con l’aggiunta di una piccola strisciolina in Curva Sud. Fatto che non è andato giù a molti abbonati costretti a spostarsi. E francamente, come detto in passato, credo sia figlia anche della pessima concezione dello spazio dedicato alle tifoserie ospiti: non sarebbe stato meglio riservare loro un pezzo di Curva Sud, come ad esempio avviene nel nuovo Friuli di Udine?

La posizione geografica di Frosinone – collocata tra Roma e Napoli – crea e creerà inevitabilmente problemi con l’arrivo delle due squadre capitoline, di quella partenopea e delle “strisciate”. E in futuro potrebbe crearlo anche in partite di cartello.

Spostare il settore ospiti in Sud non significa bloccare un’intera curva come avveniva al Matusa, ma gestire in maniera più logica determinati eventi.

Da segnalare qualche scaramuccia tra le due tifoserie e alcune turbolenze registrate all’esterno.

Testo Simone Meloni

Foto di Andrea D’Amico e GiusFa Villani