Una fredda e assolata giornata fa da cornice all’anticipo delle 12:30 di questo inusuale “boxing day”, vale a dire il turn di campionato fissato per Santo Stefano. Una delle tante novità che scimmiottano il football britannico e che avrebbero come obiettivo quello di creare più attenzione attorno a questo sport.

Tralasciando le considerazioni personali su quanto sia inetto copiare o importare usi e costumi calcistici di un Paese come l’Inghilterra, troppe volte visto come il paradiso in ogni sua minima sfaccettatura, lo stadio fa registrare ovviamente il tutto esaurito, con il settore ospiti sold out da diversi giorni e molti supporter rossoneri sparsi in Tribuna Centrale.

Il Frosinone è reduce dal cambio di allenatore. Sulla panchina ciociara Baroni si è avvicendato a Longo, conquistando un punto alla prima uscita esterna sul campo dell’Udinese. Un pareggio che ha ridato una minima speranza a tutto l’ambiente e fa ben sperare in vista dell’odierna partita.

Di contro i meneghini sono reduci dalla sconfitta casalinga contro la Fiorentina e un altro risultato negativo metterebbe a serio repentaglio il buon Gattuso.

La Nord apre le danze con la solita sciarpata sull’inno, facendo registrare una prestazione di alti e bassi in cui ancora una volta emergono i palesi limiti causati da una forte presenza di spettatori soltanto volenterosi di assistere alla gara in un settore già di suo grande e difficile da gestire.

Inutile girarci attorno: per i gruppi è una faticaccia riuscire a trascinare chi non si sogna neanche lontanamente di aprire bocca per dare una mano alla causa. Una situazione acuita quest’anno a causa dell’innalzamento dei prezzi negli altri settori, cosa che ha portato alla “migrazione” di tanti in Nord, con i risultati di cui sopra.

Di contro il settore ospiti evidenzia la crescita dei milanisti, senza dubbio attualmente i più in forma tra le tre “grandi”. I supporter del Diavolo tifano in maniera compatta e continua per tutti i 90′ , mettendosi in mostra con belle manate, bandieroni e qualche torcia accesa qua e là. Si potrebbe sarcasticamente dire che nell’attuale universo Milan sono gli unici a funzionare a pieno regime.

In campo le squadra chiudono sullo 0-0, con i ciociari che recriminano per l’annullamento del gol di Ciano avvenuto dopo la consultazione della VAR per fallo di Ciani su Calhanoglu .

Questo strumento continua a destare polemiche e malcontenti, producendo spesso l’effetto contrario alla sua introduzione. Personalmente credo che il suo attuale utilizzo sia sovente discutibile e sicuramente non immune da critiche, essendo comunque sempre soggetto al giudizio finale del direttore di gara. Il margine d’errore rimane e anche ampio, così come la differente interpretazione di numerosi cavilli del regolamento.

Le interruzioni postume (spesso di parecchi minuti) o i gol annullati dopo prolungati festeggiamenti, sembrano plastificare ancor più un prodotto già di suo ormai poco genuino. Si può rispondere che è meglio un coitus interruptus a un danno irreparabile ma – da persona che difficilmente si è appellata alla malafede degli arbitri – trovo che lo sbaglio del direttore di gara possa far parte del gioco, esattamente come quello dell’attaccante sotto porta. E comunque, se lo si vuole eliminare definitivamente, la VAR non sembra essere ancora la soluzione migliore.

Simone Meloni