Un tipico luogo comune italiano assegna l’hockey su ghiaccio a dei piccoli villaggi di montagna ed ai mesi più freddi dell’inverno. In realtà, Europa mediterranea a parte, questo sport si disputa spesso in grandi città e le date sono molto simili a quelle del calcio, con la significativa differenza che la stagione può terminare una o due mesi prima rispetto al consueto Maggio di altri sport (tutto dipende fin dove arriva una squadra nei play-off o play-out che siano). Hockey-mercato in Estate e, già da Agosto, raduni, feste di presentazione e prime amichevoli, che anticipano il campionato, programmato, generalmente, per i primi di Settembre.

Dopo le prime sgambature e qualche festa, anche per il Lugano arriva il momento della prima amichevole davanti al proprio pubblico. L’avversario è il forte Slovan Bratislava, squadra slovacca ma che milita nella sempre più valida e competitiva KHL, campionato russo che ospita squadre provenienti da altri Paesi come Slovacchia, appunto, Repubblica Ceca, Croazia, Lituania, Lettonia, Estonia, Bielorussia, Ucraina e Kazakistan. La trasferta da Zagabria a Vladivostok è, probabilmente, la più lunga del mondo nell’ambito di un singolo campionato. Lo sparring partner dei bianconeri ticinesi, quindi, oltre a vantare un budget importante, è tecnicamente preparato per affrontare una stagione massacrante.

Alla Resega, dopo l’antipasto del primo allenamento qualche giorno prima (con ben 3.000 spettatori sugli spalti), si gioca a porte aperte, e quindi ad ingresso gratuito. Si può accedere a tutti i settori tranne quello per gli ospiti e la adiacente Curva Lago.

La giornata, in questa estate maledetta, come al solito lascia spazio ad un accenno di pioggia che potrebbe arrivare da un momento all’altro. Quasi l’ideale per assistere alla prima uscita stagionale del Lugano. Decido di muovermi tranquillamente col treno, per poi prendere il bus numero 4 fino allo stadio, posto accanto alla pista di ghiaccio. Diversi ragazzi vanno nella mia stessa destinazione, con quell’aria spensierata ed allegra di chi sta vivendo appieno le proprie vacanze.

Arrivato alla Resega con un po’ di anticipo, faccio un mio primo giro di ricognizione. In curva i gruppi hanno già preso il loro posto. Provo a passare in sala stampa per qualche saluto ma è deserta. Intanto alla Reseghina (la pista di ghiaccio accanto a quella più grande, dove di solito si allenano le varie squadre giovanili dell’HC Lugano) sono stati sistemati un palco e tanti banconi per gustare la tradizionale grigliata di inizio stagione. Le braci stanno già ardendo e l’odore che sprigiona la carne fa venire umanissime tentazioni.

La postazione fotografi è cambiata rispetto alla passata stagione; o meglio, è sempre la stessa, ma ci si deve arrangiare dietro alle lastre di plexiglass. Almeno per oggi, seguito nell’esempio da tanti fotografi ben più professionali di me, mi piazzo in tribuna.

Come detto, oggi, non c’è solo l’amichevole: questa, anzi, fa parte di un programma ben più ampio che comprende la presentazione di tutte le squadre giovanili (più della prima squadra) prima del match e la conseguente festa con musica, interventi dei giocatori e grigliata fino a tarda sera.

Il primo atto della stagione, dunque, è l’ingresso dei bambini della scuola hockey bianconera, con ordine di entrata sulla pista dai più piccoli ai più grandi, fino all’apparizione della prima squadra. L’atmosfera si scalda. La Curva Nord, quasi del tutto piena, intona i primi cori ed accende un po’ di pirotecnica. Una cosa impossibile durante la stagione regolare.

I Ragazzi della Nord espongono il loro striscione internamente ed al contrario, mentre nella tradizionale vetrata vi è apposta la pezza “Ragazzi liberi”, ricordando la vicenda, tutt’altro che chiusa, dei membri del loro gruppo in merito agli avvenimenti della passata stagione. L’entusiasmo si avverte anche nelle tribune, dove la gente continua ad arrivare.

Finita la breve esibizione, rientrano in campo i giocatori del Lugano, affiancati dagli avversari dello Slovan. Nessun riscaldamento prepartita, almeno oggi. Comincia la sfida e la Nord accende ufficialmente i motori. Manca, ovviamente, la coordinazione delle partite di campionato, ma c’è voglia di divertirsi ampiamente.

I cori sono sia per la squadra, sia per la libertà dei propri arrestati e diffidati. Non c’è continuità, più che altro si guarda la partita, ma ciò non impedisce ad alcuni cori di arrivare ad una notevole intensità.

Almeno secondo una mia impressione, lo Slovan è una squadra dalla forza incredibile. Il punteggio del primo periodo, uno 0-2 senza repliche, riflette la difficoltà dei bianconeri di approcciarsi alla pista. Da annotare e da apprezzare tre tifosi slovacchi, con bandiera al seguito, disposti ai margini della tribuna. Esultano di gusto ai gol e, nonostante siano seduti, dai loro movimenti sembra che azzardino qualche coro secco.

Finisce il periodo e, per la prima volta, vado nella tribuna di fronte alle panchine, la Ovest. Mi posiziono proprio dietro ai tre tifosi slovacchi. Cominciata la seconda frazione di gioco, mi accorgo effettivamente della loro volontà nell’intonare qualche “Slovan Slovan”.

Il Lugano, nonostante le stesse difficoltà del primo periodo, appare più tonico, anche se rimedia, nonostante il clima amichevole, troppe penalità. In ogni caso, non tarda ad arrivare, dopo tre minuti, il primo gol stagionale, messo a segno da Schlumpf.

Se il tifo, inizialmente, non registra grandi impennate, verso la fine del periodo e da tutti i gruppi, comincia l’accensione di diverse torce e di qualche fumogeno. Una vera escalation pirotecnica, che offre uno spettacolo inconsueto per una pista di ghiaccio, dove questi artifizi sono vietatissimi, anche per ragioni pratiche. Ma non c’è niente di casuale: mentre il fumo diventa denso, dalla Fossa si alza lo striscione “Il nostro amore non si reprime”, ed intanto la curva intona un forte “Libertà per gli ultrà”.

A causa di scarsa visibilità (la pista resta pur sempre un ambiente chiuso) l’incontro viene sospeso una prima volta e poi, dopo una breve ripresa, per una seconda: a due minuti dalla fine del secondo periodo si decide per il rientro anticipato negli spogliatoi, per poi far giocare il resto del tempo più l’intero terzo periodo tutto d’un fiato. Molta gente, dalle tribune, non gradisce né la sospensione, né la scarsa visibilità, né l’aria dei fumi. Durante la pausa viene data più potenza all’impianto di aerazione per disperdere il fumo e, per capire un po’ cosa succede e per ottenere rassicurazioni, la presidentessa del Lugano Vicky Mantegazza va a parlamentare in Curva Nord.

Ben dopo i 15 minuti di pausa, e col fumo ancora piuttosto denso, riprende il match. La curva, lentamente, torna a ricompattarsi e a riproporre il proprio tifo, anche con molta più potenza e continuità rispetto a prima. Curva Nord a parte, il clima è un po’ surreale, e ci pensa Vauclair a, usando un po’ un gioco di parole, rompere il ghiaccio e firmare il 2-2 del Lugano.

Non sembra, almeno a sentire un po’ di commenti in tribuna, che sia pace fatta tra la Nord e gli altri settori. Si va verso i supplementari e, a quel punto, per me basta così. Per la cronaca, vincerà lo Slovan solo ai rigori.

Posso tornarmene a casa. Tutto sommato, posso tranquillamente dirlo, è stato un inizio di stagione hockeistico molto pirotecnico.

Stefano Severi.