Stranezze della vita. E sporadiche smentite dei luoghi comuni. Più il mio Intercity si inoltra a Sud e più le nuvole si fanno dense, tanto che alla mia discesa nella stazione di Salerno qualche gocciolina bagna la mia testa. Eppure il clima si mantiene alquanto tiepido, sintomo che l’inverno da queste parti tarderà ancora ad arrivare. Di certo, climaticamente, c’è che all’Arechi si disputerà un match sentito e un tempo bollente. Una di quelle rivalità tortuoso, che affondano le radici negli anni novanta e vantano natali legati a motivi prettamente calcistici. Perché, non va mai dimenticato, un tempo l’ultras e il tifoso erano un qualcosa di pressoché unico. E anche un rigore negato, una partita finita male o un’espulsione di troppo poteva causare la bagarre tra le tifoserie.

Andò quasi così tra campani e perugini. Era il 31 marzo 1994 e all’Arechi le due squadre disputavano una gara di Coppa Italia. Arbitro del match Massimo De Santis, lo stesso che qualche anno dopo verrà implicato nelle vicende di Calciopoli e al quale molti tifosi laziali legano ricordi più che negativi a causa di un gol annullato al Parma in quel di Torino, contro la Juventus, nella stagione in cui proprio i capitolini erano in lotta con i piemontesi per il tricolore (per intenderci, la stagione di Perugia-Juventus sotto il nubifragio). La giacchetta nera fischia un fallo fuori area del portiere granata Genovese venendo accerchiato dai compagni squadra. Nel frattempo il Perugia batte la punizione mandando Pagano in gol a porta sguarnita. L’episodio fa esplodere la rabbia del pubblico salernitano e da lì in poi si rompono i rapporti cordiali tra le tifoserie.

Sono passati 21 anni e le due fazioni hanno avuto l’opportunità di incontrarsi, calorosamente, numerose volte. L’ultima in Lega Pro, due stagioni fa, con l’invasione umbra in riva al Tirreno favorita dal campionato del Grifo che terminerà con la promozione diretta in cadetteria.

Fatta questa premessa, per dire che ho sempre visto questa sfida come una delle più interessanti nel variegato e sterminato mondo delle rivalità italiane. Mi avvicino all’Arechi con l’autobus di linea e capisco subito che quest’oggi non ci saranno gli oltre 20.000 della prima giornata contro l’Avellino. Come era logico aspettarsi. Al confine con il settore ospiti non sono presenti neppure i classici container, con cui di solito si delimita la zona.

Ritiro il mio accredito ed entro nel sempre suggestivo Arechi. La Salernitana non viene da un buon periodo in campionato, nonostante si mantenga ancora in una zona abbastanza tranquilla della classifica. Man mano buona parte della curva si riempie, lasciando dei buchi, come spesso avviene, nella zona superiori. Colpo d’occhio un po’ meno esaltante in Distinti, dove comunque staziona il gruppetto che avevo avuto modo di notare anche in occasione del match contro l’Avellino.

Gli ultras ospiti fanno il loro ingresso a pochi minuti dal fischio d’inizio, subendo la scontata bordata di fischi da parte di tutto lo stadio. Partono subito i primi sfottò, ma devo dire che durante la gara il tutto si manterrà su una certa freddezza. Confermando ciò che penso negli ultimi anni: in Italia abbiamo perso davvero tanto dal punto di vista della passione e dell’aggressività dialettale. Un tempo, con una rivalità sentita come questa, gli “scambi d’opinione” erano frequentissimi durante tutta la partita e non si riducevano a un mero compito da svolgere “perché così è sempre stato”. Non me ne voglia ovviamente nessuno, la mia è una riflessione che va ben oltre l’incontro di oggi.

Dicevamo dei perugini. Il numero è forse più risicato delle aspettative, tuttavia i gruppi biancorossi possono contare sempre su un’ottima base di partenza, compattandosi e mostrando come di consueto le tre insegne della Curva Nord. Bell’inizio, con diverse torce e fumogeni lanciati nel parterre e manate secche che risultano stilisticamente perfette. Il sostengo si manterrà sempre su ottimi ritmi. Da segnalare la sciarpata di inizio secondo tempo e la bella esultanza al gol del pareggio, con i giocatori che abbracciano i tifosi aggrappandosi alla rete, mentre vengono accesi fumogeni e un paio di torce.

Nella Sud spicca l’assenza di parecchi bandieroni raffiguranti il volto del Siberiano. Come annunciato attraverso dei comunicati, la decisione della Nuova Guardia di sottoscrivere la tessera del tifoso, non è andata giù a molte componenti della tifoseria granata, che hanno deciso, per rispetto dello storico capo ultras deceduto qualche anno fa, di ammainare temporaneamente tutti i vessilli con il suo volto. Il tifo è su ottimi livelli, anche se rispetto al recente passato, noto un po’ meno omogeneità nei cori e un pizzico di intensità in meno. L’esultanza al gol resta un must della tifoseria salernitana, con tutta la parte inferiore che dà l’impressione di crollare letteralmente, così come alcuni picchi sono davvero degni di nota.

Finisce 1-1 sul campo, al termine di una partita divertente e combattuta fino all’ultimo secondo. Il vento proveniente dal mare soffia prepotente entrandoti nelle ossa. Sono costretto ad abbandonare con una certa velocità lo stadio per risalire sull’autobus e riuscire a prendere il treno di ritorno. Mi lascio dietro Salerno e la certezza che per la Serie B queste rimangono partite assolutamente salutari, rispetto agli ultimi anni in cui la categoria si era incredibilmente impoverita.

Simone Meloni