Si dice che per rinascere bisogna prima morire e calcisticamente parlando, la morte del Grifone è arrivata a Napoli, ironia della sorte in una città per lungo tempo amica. La settimana precedente al match tra Genoa e Bologna dunque, i doriani avevano messo in scena il funerale del Grifone, amaramente retrocesso in terra campana. I giorni precedenti all’ultima di campionato invece, tutto il popolo genoano, dopo un’assemblea pubblica tenutasi sotto la Gradinata Nord, ha deciso di rispondere con un segnale forte, sia ai rivali storici della Sampdoria che alla stessa società: il Genoa sarà pure retrocesso ma non retrocede la fede dei suoi tifosi ed è da quest’ultimi che bisogna ripartire per tornare quanto prima nella massima serie. Se qualcuno dunque si aspettava, forse anche logicamente, un ambiente depresso o un clima teso con l’intera tifoserie sul piede di guerra, pronta a dar vita ad una violenta contestazione, ha sbagliato completamente previsione: il tifo Genoano ha messo in atto una vera e propria giornata di festa all’insegna dell’orgoglio rossoblù.

Il Marassi, anche grazie ai prezzi popolari, si presenta con un bel d’occhio e con una Gradinata Nord traboccante di entusiasmo. All’ingresso in campo delle due squadre viene srotolata una coreografia a tema che, riprendendo una frase di un celebre brano del rapper genovese Bresh, “Gli stessi colori che cadono in mare quando il sole tramonta senza salutare”, rende l’atmosfera ancora più emozionante, mentre la riproduzione di un mare a tinte rossoblù riempie tutto il settore di colore. 

Il match in campo passa inevitabilmente in secondo piano, la sconfitta, l’ennesima della stagione, non scalfisce minimamente l’entusiasmo che si respira sugli spalti e al triplice fischio, i tifosi del Grifone decidono di spostarsi in un lungo corteo di 5 mila persone, nella centrale piazza Kennedy, dove il presidente Zangrillo e il mister Blessin, dopo aver ringraziato per il sostegno ricevuto, promettono di riportare quanto prima il Genoa nella massima serie

Si chiude così una stagione travagliata che era iniziata così come era finita quella precedente, cioè con la contestazione della piazza nei confronti di Preziosi, presidente che tra l’altro aveva spaccato l’intera piazza tra chi ne chiedeva la testa e coloro che, non vedendo alternative, pertanto ne accettavano, obtorto collo, la presenza. Contestazione aspra e lunga che aveva gettato nello sconforto molti genoani, ormai rassegnati che le promesse dell’imprenditore irpino di passare la mano fossero sole parole buttate al vento e che invece nascondessero il desiderio di restare in sella alla guida del club più antico d’Italia. L’approdo della nuova proprietà ha invece riacceso l’entusiasmo del popolo del Grifone, riportando allo stadio tra l’altro tanti vecchi tifosi che a causa della precedente gestione avevano preferito farsi da parte. In Gradinata Nord si respira insomma un nuovo clima, un mix di giovani e vecchi che hanno ripreso a popolarla e che oggi paiono averla riportata a splendere, come ormai da tempo non succedeva.

Sul fronte rossoblù ospite da segnalare una buona presenza bolognese che, oltre a colorare il proprio settore, sostiene l’undici in campo per tutto l’arco della partita. Anche i bolognesi meritano una menzione particolare: una tifoseria, quella emiliana, che ormai da diversi campionati assiste inerme a scialbe stagioni contraddistinte sì dal raggiungimento della salvezza con largo anticipo, ma senza nessuno slancio e nessun salto di qualità. Stagnando sempre in una mediocrità che non alimenta certo nella sua tifoseria quelle emozioni forti che la rincorsa ad un piazzamento in Europa o paradossalmente persino una corsa salvezza al fotofinish possono regalare. Verranno momenti migliori, il tempo è una ruota che gira dicevano in qualche altra canzone…

Foto di Furio Bruzzone
Testo di Giangiuseppe Gassi