Come ho già avuto modo di dire più volte in passato, lo Stadio Ferraris di Genova, per il sottoscritto, riveste sempre un fascino piuttosto particolare. In questo stadio, nel settembre del 1992, non ancora quattordicenne, facevo la mia prima trasferta al seguito della Lazio. Oggi, a pochi giorni dal mio 40° compleanno, dopo le numerose presenze all’interno del settore ospiti di questo stadio (il mio trasferimento per lavoro, in Liguria, ha reso questa trasferta certamente la più “abbordabile” per me), ci torno per la prima volta come fotografo a tutti gli effetti.
E per la prima volta, dunque, vado a calpestare il manto erboso di questo stadio, dove, quasi 27 anni fa, in quella mia prima trasferta, assistetti anche alla doppietta di un certo Beppe Signori con la maglia biancoceleste, che tra l’altro, proprio oggi, compie 51 anni.
Il mio ingresso all’interno del rettangolo di gioco, quest’oggi, è quindi una sorta di cerchio che si chiude, almeno per quanto mi riguarda. Da quel lontano 6 settembre 1992, fino ad oggi, sono ovviamente cambiate tantissime cose. Ma le emozioni che si provano in determinate situazioni ed in determinati contesti sono quelle che ti restano dentro per tutta una vita.
Nel ’92 varcai l’ingresso dello stadio genovese con gli occhi sognanti di un bambino innamorato della sua squadra e della sua tifoseria, impaziente di assistere alle gesta dei miei beniamini sul terreno di gioco e di sostenerli insieme agli ultras all’interno della cosiddetta “gabbia”. Oggi ci torno con gli occhi sognanti di un bambino, sebbene un po’ cresciuto, ancora follemente innamorato di quella squadra e di quella tifoseria (così come dell’intero mondo ultras, in generale), impaziente di fotografare e di poter raccontare quanto accade sugli spalti di questo bellissimo stadio.
Non me ne vogliano, quindi, i sostenitori delle altre squadre che avranno modo di leggere questa breve introduzione di questa mia ennesima tifocronaca. Sentivo però, fortemente, la necessità di buttare nero su bianco le emozioni e le sensazioni provate quest’oggi, seppur solo in piccola parte. Ed ora che l’ho fatto, da qui in avanti tornerò ad essere, come sempre, quanto più imparziale ed equilibrato possibile, nella descrizione degli eventi che hanno riguardato le tifoserie impegnate sui gradoni dello stadio.
Una volta entrato all’interno del rettangolo di gioco, vado a sistemarmi proprio sotto il settore ospiti che progressivamente, nella parte alta dello stesso, si sta riempiendo di tifosi biancocelesti. Da questa posizione avrò quindi la possibilità di immortalare sia i sostenitori laziali e sia l’intera Gradinata Nord, sita proprio di fronte a me.
Per essere una domenica di metà febbraio, la temperatura è piuttosto mite. I tifosi delle due squadre riempiono piano piano i vari settori dello stadio. Non c’è il pubblico delle grandi occasioni, ma alla fine saranno almeno ventimila le persone assiepate sugli spalti, compreso i circa mille tifosi al seguito della Lazio.
Pochi minuti prima dell’ingresso in campo delle squadre, la tifoseria ospite espone uno striscione, piuttosto eloquente, indirizzato al portavoce della società biancoceleste, Arturo Diaconale. La scritta, a caratteri neri su sfondo bianco, recita testualmente “Diaconale sciacquati la bocca e pensa a tua figlia”, riferito evidentemente ad alcune dichiarazioni non gradite dalla tifoseria capitolina e rilasciate dallo stesso nei giorni scorsi. Il tutto è stato accompagnato da alcuni cori contro il portavoce della società guidata da Claudio Lotito.
All’ingresso in campo delle squadre, la Gradinata Nord del Genoa, sventola diversi e numerosi bandieroni, molti dei quali davvero di ottima fattura. La medesima cosa avviene anche nel settore ospiti, dove, in prima fila, appaiono i tre enormi vessilli a sfondo blu con le lettere “I R R”.
In Gradinata vengono anche accesi alcuni fumogeni mentre, nel corso della gara, si udiranno le esplosioni di diversi petardi.
Il tifo è molto continuo ed intenso su entrambi i fronti. Diversi i cori di reciproca offesa, da entrambe le parti, alla luce della rivalità tra le due tifoserie. In Gradinata si registrano anche alcuni cori contro il presidente della società ligure, Enrico Preziosi, e l’esposizione di diversi striscioni, tra i quali quello in ricordo del tifoso pisano Maurizio Alberti, tragicamente scomparso nel 1999 (“1999-2019 Mau ovunque” è lo striscione degli ultras genoani), e quello di solidarietà evidentemente esposto nei confronti della tifoseria del Cosenza colpita da un grossissimo quantitativo di provvedimenti repressivi nelle ultime settimane (“Vicini alla Curva Sud” dichiarano su stoffa i ragazzi del “5R”).
Lo sventolio dei bandieroni è incessante in tutti e due i settori e accompagna i cori di sostegno delle tifoserie presenti. In Gradinata Nord, inoltre, risuona, costante, il suono del tamburo, che detta i tempi dei cori e dei battimani. Gli Irriducibili della Lazio, dal canto loro, intonano i diversi nuovi cori ideati nel corso di questa stagione, come quello cantato sulle note di “Freed from desire” di Gala (urlato a squarciagola dai tifosi laziali anche prima dell’inizio della partita, quando dall’impianto audio dello stadio è stata diffusa proprio questa canzone) o quello realizzato sulle note di “Una donna per amico” di Lucio Battisti. Da segnalare, inoltre, la presenza di alcune bandiere della Palestina affisse sulla transenna del settore ospiti, unitamente ai drappi e agli striscioni dei tifosi laziali.
Sul campo la partita è piuttosto equilibrata. Il Genoa appare più intraprendente, ma la Lazio riparte spesso creando anch’essa diverse azioni offensive. Sul finire del primo tempo è proprio la squadra biancoceleste a portarsi in vantaggio, scatenando l’entusiasmo nel settore ospiti.
Nel secondo tempo il Genoa cerca di reagire allo svantaggio, e al 75° agguanta il pareggio. Il boato del pubblico rossoblù al goal è assordante. L’intensità del tifo aumenta notevolmente, da entrambe le parti. La Lazio di difende come può, mentre il Genoa continua a tentare l’affondo per cercare di ottenere l’intera posta in palio. Ed in pieno recupero ecco il gol vittoria del capitano del Genoa, con l’intero stadio in piedi ad esultare. La squadra rossoblù, compresa la panchina, si riversa proprio sotto la Gradinata Nord per festeggiare il gol che vale la vittoria. Pochi istanti più tardi, infatti, l’arbitro decreterà la fine delle ostilità, con i giocatori del Genoa che torneranno a festeggiare sotto il settore più caldo del tifo casalingo.
Sul fronte opposto gli umori sono ovviamente diversi, con l’enorme delusione dei calciatori biancocelesti che vanno comunque sotto il settore dei propri tifosi per ringraziarli del sostegno ricevuto, accolti dagli applausi degli stessi che dimostrano l’apprezzamento per l’impegno profuso in mezzo al campo.
Daniele Caroleo.