Settima giornata di campionato di serie D e l’Arezzo, capolista del girone E con sei vittorie su altrettanti incontri, ha l’occasione di migliorare il suo personale score e superare il record di vittorie consecutive dell’Arezzo di Giuseppe Andrei che nel 1955/56 si fermò appunto dopo le prime sei partite del torneo di Promozione.

Il cavallino rampante è di scena a Ghivizzano contro la squadra del Ghiviborgo, nata nella stagione 2012-2013 dalla fusione di due rappresentative di altrettanti paesini in provincia di Lucca: il Ghivizzano Calcio ed il GS Borgo a Mozzano 1961. Spinto dalla voglia di rivedere gli ultras amaranto e di visitare un nuovo stadio e un nuovo paese, che in un primo momento sembra difficile da raggiungere con i mezzi pubblici ma che a conti fatti risulterà meno impegnativo del previsto. Così la domenica mi metto in marcia che ancora non è sbucato il sole, e prendo il primo di una lunga serie di treni che mi condurranno a Pisa, poi a Lucca ed infine, terzo cambio direzione Aulla che passa per la piccola ma affascinante stazione di Ghivizzano – Coreglia, non solo per la bellezza dei paesaggi circostanti, ma anche perché mi fa tornare indietro nel tempo, quando venni per la prima volta in Garfagnana per assistere ai Quarti di Finale di Coppa Italia di Serie C del gennaio del 2004: Castelnuovo – Crotone con 4 ultras crotonesi al seguito.

Non avendo molto tempo per i ricordi, opto per un giro nel borgo medievale, frazione del più grosso comune di Coreglia Antelminelli. Lo stadio è distante cinque minuti a piedi dalla stazione, la parte storica è invece posta in alto, riconoscibile dalla torre antica, restaurata da Castruccio Castracani. Dopo un breve giro nella piazza della parte moderna mi dirigo allo stadio, composto da una sola tribuna coperta. Molto ospitali i dirigenti, sia con me che con i tifosi dell’Arezzo, ai quali in settimana hanno inviato una scorta di cinquecento biglietti. Entrato in campo noto l’inversione dei settori con quello solitamente concesso agli ospiti destinato ai padroni di casa, mentre nella parte più ampia prendono posto i tifosi amaranto.

Sono oltre duecentocinquanta i sostenitori aretini, numero inferiore rispetto alla scorta concessa, ma il costo di 13 euro e la diretta Facebook hanno di fatto influito negativamente sul cosiddetto “tifoso normale”, ma anche in termini ultras c’è da dire che questa non è certo una delle trasferte che solletica di più. Torno a vederli dopo qualche anno e li trovo sempre in ottima forma: materiale curato, stendardi numerosi, bandierine che creano un bell’impatto visivo, bandieroni belli da guardare ed infine pezze sempre ben allineate.

I padroni di casa, per questo evento contro la capolista, riempiono il settore ospiti con diverse bandiere con i colori sociale, ma assistono alla partita seduti senza alcuna forma di tifo organizzato ad incitare i propri beniamini. Con l’entrata delle squadre in campo, sono dunque gli aretini a prendersi tutta la scena. Durante l’arco della gara c’è poco da dire, gli aretini sono encomiabili, i cori sono di lunga durata, soprattutto nella prima frazione. Effettuano una marea di battimani con l’aiuto prezioso del tamburo, numerose sbandierate e l’esposizione di uno striscione firmato 10 settembre 1923 per dare il benvenuto a Leonardo, un tifoso amaranto appena nato.

Nel secondo tempo il tifo rimane su ottimi livelli, qualche coro in più a rispondere, più che altro per riprendere fiato, ma non ci sono comunque pause, con il sostegno che resta sempre lineare e con una buona intensità corale, nonostante il passare dei minuti e la perdurante parità. Al triplice fischio finale, nonostante il record sfumato, gli ultras aretini continuano a tifare, applaudendo la squadra e regalando una bella sciarpata irrobustita da stendardi, bandieroni, bandiere e bandierine a salutare la squadra che dallo stadio “Carraia” esce ancora da capolista.

Mi lascio dietro Ghivizzano come tutti i presenti, dopo un ultimo saluto ai suoi dirigenti, molto ospitali e cordiali, con la prospettiva di un viaggio di ritorno ancor meno impegnativo dell’andata, con un cambio treno in meno ma che mi riporta a casa solo ben oltre la mezzanotte, ma soddisfatto per aver rivisto una tifoseria che nonostante il passare del tempo, resta una certezza in termini di estetica e di tifo, cosa di non poco conto con i tempi che corrono.

Marco Gasparri