Come tutte le finali, anche questa che contrappone Frosinone e Lecce, per decidere la promozione in B, ha il sapore della storia. L’approccio però è per certi versi opposto. Il Frosinone arriva a questa gara al culmine dal punto di vista mentale, forte anche del pareggio in terra salentina che gli permette di affrontare la partita da una posizione di privilegio strategico.

Il Lecce, o per meglio dire la tifoseria leccese, ci arriva con una certa disilussione, un po’ per il già citato pareggio interno che ha tanto il sapore dell’occasione sfumata, ma soprattutto per la ferita ancora aperta e bruciante della sconfitta subita la stagione scorsa ad opera del Carpi. Una sconfitta che ha pesato molto sia a livello calcistico ed ha pesato ancor di più nella prospettiva degli ultras, colpiti in maniera brutale per i famosi scontri scatenatisi a margine, la cui successiva ondata di moralistica indignazione mediatica richiedeva necessariamente provvedimenti penali. Perché oggi, purtroppo, è così: l’agenda e le priorità le stabiliscono l’opinione pubblica e quando lo Stato reagisce “di pancia”, istintiva scatta la reazione del braccio violento dello Stato stesso. Inutile dire che, invece, una risposta “di testa”, ragionata non c’è e non c’è mai stata.

Ferme restando le responsabilità di ognuno (e ce ne sono un bel po’ anche degli organi di sicurezza e delle Istituzioni…)  è però assurdo che nessuno se ne avveda che l’uso deterrente della “pena esemplare”, colpendo in maniera indiscriminata a prescindere da innocenti o meno, non ha prodotto risultato alcuno se non fomentare rabbia e ad accrescere l’odio verso divise e ogni altra emanazione dello Stato.

Tornando alla stretta attualità, gran fermento nella città laziale, dove la squadra viene incitata prima ancora di scendere in campo, fin dal suo arrivo in pullman allo stadio. Tante le presenze sui gradoni, compresa la folta rappresentanza giallorossa; ancor di più il colore, da ambo le parti.

Frosinone saluta l’ingresso delle sqaudre in campo con un bel bandierone copricurva con palloncini gialli e blu ai lati. Coreografia semplice ma di bell’effetto. Leccesi meno ricercati, puntano tutto sul più classico ed italiano degli spettacoli garantito dalle sciarpe levate al cielo. Colpo d’occhio splendido anche per loro. Meritano menzione anche i ragazzi del gruppo “Frvsna”, non tesserati Frusinati che si collocano nei Distinti, il cui apporto di voce e colore non è meno importante.

Ottima la presenza dei giallorossi ospiti, significativa per numeri e per generosità. Tra di loro si registra anche qualche defezione per via di un gruppo di non tesserati bloccati all’esterno dell’impianto, rei di non aver accettato la sottoscrizione del noto e discusso piano ministeriale di “tracciabilità del bestiame”. Qualche problema con le locali forze di polizia che i media hanno fatto passare per la battaglia di Stalingrado, ma nulla di nuovo per chi conosce l’aria torbida che avvolge da qualche anno l’ambiente calcistico.

In campo regna l’equilibrio, tanto che al triplice fischio si giunge con lo stesso risultato dell’andata. Servono i supplementari e risulteranno decisivi per determinare la vittoria dei padroni di casa che, con un 3-1 inatteso, salutano la terza serie e tornano in cadetteria, con giubilo incontenibile del proprio pubblico, autore di un’invasione di campo scattata anzitempo e sfuggita al controllo degli addetti alla sicurezza.

Bene per i padroni di casa, peccato che ad una grande gioia faccia sempre da contraltare la cupa delusione di chi esce sconfitto. E la sconfitta del Lecce ha un peso specifico doppio, per le motivazioni già espresse. Capro espiatorio dello scandalo scommesse, dal quale ne sono usciti in scioltezza tutti gli altri, una soddisfazione sportiva sarebbe servita a lenire non solo questo, ma anche il dolore dell’anno successivo e il sale sulla ferita che arresti e diffide hanno significato. Bisognerà tornare a lottare e soffire, che è un po’ l’indole degli ultras, per cui sappiamo che sapranno farlo con umiltà e fierezza, come d’altronde hanno già fatto in questi anni di Serie C, una categoria stretta per il loro blasone, detto con sincera assenza di retorica.

Testo di Matteo Falcone.
Foto di Around-the-ground.com.