Nel calcio spezzatino giocare la domenica alle 15:00 è ormai diventata l’eccezione non più la regola, con conseguenze negative soprattutto per i club minori, relegati sempre più a ruolo di comprimari. Le grandi realtà, quelle ricche di blasone e tradizione, nonostante turni infrasettimanali e orari scomodi riescono a tenere botta, portando allo stadio un numero ancora adeguato, anche quando si gioca di mercoledì alle 15:00: gli spalti non saranno più dei catini ribollenti ma quantomeno le temperature restano tiepide. Le piccole realtà, di contro, combattono con situazioni ambientali già normalmente fredde che diventano gelide quando la Lega decide di mettere a dura prova la fede di chi, potendo scegliere tra il Napoli di Spalletti e il Giugliano di mister Di Napoli, opta per il territorio.

A Giugliano la situazione è resa ancora più complicata rispetto a quanto accade ad altre piazze a causa dell’indisponibilità del proprio stadio. I campani infatti da inizio stagione sono costretti a giocare in campo neutro ad Avellino e se non bastasse la mortificazione dell’eterna trasferta, ci si mette un impianto al limite dell’omologazione, in cui da tempo è chiuso ogni bar, ristoro o altra forma di supporto materiale, importante soprattutto per chi vi arriva in trasferta. Ragion per cui, trasferta per trasferta, orma da qualche tempo gli ultras della Tigre gialloblu hanno scelto

È dunque in questo quadro desolante che va analizzato il match tra i gialloblu e i siciliani di Messina: stadio semivuoto e partita che ha il sapore di un’amichevole di fine estate, con le voci dei calciatori che rimbombano fra le mura. I pochi presenti seguono il match tentando anche di sostenere gli undici in campo, ma lo spettacolo non è certo degno di nota, soprattutto non all’altezza di quanto realtà come Giugliano e Messina sono capaci di offrire. Sia campani che siciliani, infatti, in contesti chiaramente diversi e con storie calcistiche differenti, negli anni si sono costruite una reputazione ultras, riconosciuta da tutti ma che oggi non hanno potuto mettere in campo per scelte, quantomeno discutibili, prese dall’alto. Se è vero che lo scopo è riportare la gente allo stadio, è lecito chiedersi come ciò possa avvenire con un palinsesto calcistico organizzato invece in sfregio alle esigenze più basilari dei tifosi.

Per quei messinesi che nonostante tutto sono riusciti a salire ad Avellino di mercoledì, la trasferta è stata anche l’occasione per salutare quegli ultras dell’Avellino che per causa di forza maggiore (leggasi diffide) non sono partiti per Potenza. Poi ai varchi lo spiacevole epilogo di questa giornata, con il servizio d’ordine che ha posto veto assoluto allo striscione “Sciotto Vattene”, per cui di fronte all’inconciliabilità della situazione, alla veemenza delle richieste, gli ultras giallorossi hanno preferito ripiegare tutto e far ritorno a casa.

Sul piano sportivo da registrare il pareggio ricco di gol, 2 a 2 per la precisione, un punto che fa morale e che permette ai due club di allungare la striscia positiva e restare in linea con i propri buoni propositi di questa stagione. Stessi buoni propositi che chi di dovere, sugli spalti, sembra aver dimenticato, con una gestione dell’ordine pubblico che spesso rischia di innescare le situazioni di pericolo e non di disincentivarle. Tanto poi chiaramente, quando qualcosa trascende, c’è già qualcuno pronto a cui addossare le colpe.

Foto di Paolo Furrer
Testo a cura della redazione