La trentunesima giornata del campionato di Eccellenza abruzzese, in calendario per il 6 aprile, propone il suggestivo derby tra Giulianova e Pro Vasto. La partita si disputa allo stadio “Fadini”, alle ore 15:00. Poiché la gara mette a confronto due tifoserie storiche, mi metto in viaggio, ancora una volta, tra il Tirreno e l’Adriatico. Il 6 aprile non è mai una data qualsiasi per l’Abruzzo: oggi si ricorda il sedicesimo anniversario del devastante sisma che nel 2009 colpì L’Aquila e la sua provincia, causando 309 morti, 1600 feriti, circa 80.000 sfollati e ingenti danni al patrimonio edilizio. Proprio all’inizio della partita di oggi, la curva giallorossa renderà omaggio alle vittime del terremoto, esponendo uno striscione commemorativo in loro onore.
Arrivo a Giulianova intorno alle 13:00, con l’intenzione di visitare questa importante città di mare con calma. L’ultima volta che ci sono stato risale a poco più di un anno fa, in occasione del derby contro il Teramo, ma oggi, a differenza di quel giorno, ho qualche ora in più per scoprire le bellezze di questo angolo di costa adriatica. La mia prima tappa è il porto, che trovo avvolto in un’atmosfera grigia, quasi scandinava. Le onde si infrangono sulla spiaggia, mentre i pescherecci sono al sicuro tra i moli e le banchine. Il cartello della dogana, in particolare, mi ricorda l’importanza di questo approdo. Castrum novum fu una colonia marittimadurante l’epoca romana, dedotta poco dopo il 290 a.C., mentre l’attuale centro storico di Giulianova è un magnifico esempio di città di fondazione con una planimetria regolare, creata nel 1470 per volere di Giulio Antonio Acquaviva. Il suo cuore è il magnifico Duomo di San Flaviano, che è caratterizzato da un aspetto rinascimentale; da una piazza adiacente, si può ammirare dall’alto il litorale.
Giulianova non affascina solo con la sua atmosfera marinara e l’eleganza del centro storico rinascimentale, ma anche con il magnifico stadio “Fadini”, situato nel cuore pulsante della città, tra le case. Questa posizione crea una connessione profonda tra la comunità e il club giallorosso, mentre gli spalti, addossati al campo, lo trasformano in una vera trappola per le squadre avversarie, costrette a giocare col fiato sul collo degli spettatori. Nel prepartita, mentre cammino tra le stradine che circondano l’impianto, i ragazzi della “Ovest” distribuiscono dei volantini. Leggendone uno, scopro che un amministratore locale ha accennato all’idea di un nuovo stadio per le gare casalinghe del Giulianova. Pur trattandosi solo di una proposta, queste parole hanno avuto un forte impatto emotivo sui gruppi della curva, che nello stesso esprimono in modo fermo il loro attaccamento al “Fadini” e la netta contrarietà all’eventualità di un trasferimento in un altro impianto.
A circa mezz’ora dall’inizio della partita, faccio il mio ingresso sul terreno di gioco, mentre le squadre stanno ultimando il riscaldamento. Giulianova e Pro Vasto si presentano alla sfida in situazioni completamente opposte: il team di casa è in piena corsa per la promozione in D, occupando la prima posizione in classifica e lottando col Castelnuovo Vomano, mentre gli aragonesi vivono un momento di grande difficoltà. La salvezza è sempre più difficile e il morale è sottozero, complice anche la pesantissima sconfitta per 9-2 subita proprio a Castelnuovo due settimane prima.
Quando manca poco al fischio d’inizio, nel settore ospiti fanno il loro ingresso gli ultras vastesi, che sistemano rapidamente gli stendardi e si compattano dietro di essi. Sul fronte opposto, la tribuna di casa presenta un ottimo colpo d’occhio, mentre la curva è gremita nella parte centrale, con molti tifosi distribuiti anche lungo i lati. Nel complesso, noto una cornice di pubblico significativa per una gara di Eccellenza, che testimonia il valore assoluto di entrambe piazze, accomunate da una forte identità marinara. Non solo Giulianova, come già accennato, ma anche Vasto, l’antica Histonium di epoca romana, rappresenta un importante porto della regione. Questa città ha avuto un ruolo di rilievo anche in epoca medievale e moderna, raggiungendo il suo massimo splendore con la famiglia aragonese dei d’Avalos. Per lunghi periodi, durante il Regno di Napoli e quello delle Due Sicilie, Vasto fu un centro di riferimento per l’intero Abruzzo meridionale e le zone limitrofe dell’attuale Molise, esercitando la propria influenza fino all’entroterra appenninico.
Tornando all’ambito ultras, entrambe le tifoserie si distinguono per la loro importante tradizione. Giulianova, è noto, è una piazza calda, viscerale, pronta a infiammarsi nei momenti positivi, ma sempre presente anche in quelli più difficili. Lo dimostrano le diverse partite da tutto esaurito disputate negli anni al “Fadini” o la recente trasferta infrasettimanale a Barletta, con cinquecento sostenitori al seguito. Una tifoseria sempre capace di spostarsi in massa, degna di un club che vanta ben 25 stagioni al terzo livello nazionale tra Serie C, C1 e Lega Pro Prima Divisione. Anche Vasto è una piazza adriatica molto importante, con un movimento attivo fin dagli anni Settanta e una tradizione ultras ben radicata e consolidata. La storia calcistica biancorossa, d’altronde, parla chiaro: Vasto ha collezionato 12 partecipazioni alla Serie C fino al 1977-78, altre 9 in C2 fino al 2006-07 e un’ultima apparizione tra i professionisti nella Lega Pro Seconda Divisione del 2009-2010. Nonostante l’assenza del calcio professionistico da ormai 15 anni, la Vasto Ultras non ha mai ceduto. Personalmente, ho assistito a una loro invasione ad Agnone nel 2016-17 e a uno splendido derby contro L’Aquila, la mia prima volta all’”Aragona”, in cui misero in scena anche una bella coreografia.
In questa piovosa domenica adriatica, le due tifoserie confermano tutto il loro valore, offrendo uno spettacolo che mi permette di vivere una giornata davvero godibile dalla mia prospettiva privilegiata sul rettangolo verde. I giuliesi ricorrono a cori lunghi, dallo stile sudamericano, che accompagnano i calciatori giallorossi per l’intero arco dei novanta minuti, insieme ai bandieroni e agli stendardi sempre aperti. La Ovest non smette un attimo di cantare, trascinando così la squadra verso una vittoria netta, comunque ampiamente pronosticabile alla vigilia. Dall’altro lato, anche i vastesi mi sorprendono in positivo: nonostante le difficoltà prima menzionate, si compattano in un quadrato coeso, offrendo un tifo continuo, scandito da bellissime manate, sempre di grande effetto. Per l’ennesima volta, realizzo che assistere a partite in cui sono protagoniste tifoserie storiche è sempre una scelta sicura e vincente.
Sul campo, mentre le due tifoserie sostengono i propri colori ignorandosi completamente, la Pro Vasto riesce a contenere gli avversari fino al termine del primo tempo. Nella ripresa, tuttavia, il Giulianova prende il sopravvento e conquista una vittoria convincente, che tiene viva la corsa verso l’obiettivo Serie D. A fine partita, dopo aver cantato ininterrottamente per tutto il tempo, i vastesi esprimono il loro malcontento rimuovendo le pezze e rifiutando di salutare la squadra. I giuliesi, invece, festeggiano con gli ultimi cori una vittoria fondamentale. Anche per me si chiude questa splendida giornata giuliese. Mentre mi avvio verso l’auto, il mio sguardo si posa nuovamente sull’esterno del “Fadini”. L’ho sempre considerato uno stadio perfetto: già quando ero bambino, guardando il mitico programma televisivo “C siamo”, mi esaltavo di fronte a quel pubblico appassionato e a quel tripudio di colori così vicino ai calciatori. Il “Fadini” è un vero gioiello, uno dei pochi impianti che ancora oggi conserva quell’alone magico che riporta alla mente le epoche d’oro del calcio, quando la passione popolare era la vera protagonista delle domeniche, e gli stadi non erano ancora teatri d’élite, con tifosi trasformati in clienti magari selezionati e graditi alle società. Me ne vado augurando lunga vita al “Fadini”, prima di lasciare la costa adriatica e di ritrovarmi ai piedi del Gran Sasso coperto di neve.
Andrea Calabrese








































