Tra le varie caratteristiche che si utilizzano per distinguere il tifoso dall’ultras la componente “artistica” è quella che più di ogni altra balza agli occhi. Come ogni artista che si rispetti anche l’ultras ha bisogno di un palco dove inscenare il proprio dramma sportivo, perché i 90 minuti sono un condensato di emozioni forti, non sempre dal lieto fine.

Lo stadio di Santa Maria Capua Vetere, almeno per quanto riguarda il settore ospite, non è il luogo ideale per mettere in scena uno spettacolo degno di nota; infatti dal gradone, proprio perché composto da un solo gradone, sciarpate, battimani o sventolio di bandiere non regalano lo stesso effetto che si avrebbe se invece fossero eseguite in un settore più accogliente e adeguato alle esigenze “artistiche” degli ultras.

Lo stadio Mario Piccirillo è l’impianto sportivo cittadino, intitolato al medico omonimo che donò al comune il terreno su cui sorge la struttura. L’impianto è dotato di due tribune prefabbricate per accogliere i tifosi locali, in una di queste trova spazio la componente più calda del tifo dei padroni di casa; parallela alla Tribuna De Felice – intitolata allo storico tifoso Giuseppe De Felice – c’è il settore Distinti, chiuso però agli ospiti che invece trovano “riparo” nello spazio adiacente: un lungo rettilineo composto da un solo gradone, per l’appunto.

I circa 100 Altamurani, nonostante le difficoltà del caso, hanno tifato e colorato il settore a loro dedicato. Sin dalle prime battute provano a sostenere gli 11 in campo accedendo anche un paio di fumogeni. La vittoria, l’ennesima stagionale, regala ai pugliesi la speranza di giocarsi ancora le proprie chance promozione.

Il Gladiator, club di Santa Maria Capua Vetere, comune di oltre 30 mila abitanti, non troppo distante da Napoli, è ormai prossimo ai 100 anni, una storia lunga, ma avara di soddisfazioni. Nonostante le mille difficoltà un manipolo di ragazzi, giovani e vecchi, in barba a qualsiasi logica commerciale resiste al fascino delle strisciate o alla seduzione del Napoli di Spalletti. La Brigata Spartaco è infatti una realtà ultras consolidata che con costanza da decenni sostieni i colori della propria città. Appena le squadre scendono in campo, compatti dietro i propri vessilli, i padroni di casa partono con il loro tifo, fatto di battimani e cori a ripetere. Al termine dei primi 45’, dopo l’ennesima scialba prestazione della loro squadra, invitano i giocatori a giocare con “più” mordente, ma lo sprono servirà a poco, il copione infatti vede un’Altamura padrona del campo che a più riprese sfiora il raddoppio.

Al triplice fischio la squadra pugliese corre sotto il settore ospiti per raccogliere i meritati applausi, mentre i padroni di casa escono tra i fischi dei propri sostenitori.

Michele D’Urso