Che la rivalità tra Napoli e Roma sia sedimentata da decenni non è un mistero per nessuno. Così come non è difficile nemmeno per MortoCheCamminaun bambino capire come, d’ora in poi e per un certo, più o meno lungo, periodo, la tensione tra le due tifoserie, e perché no, anche tra le due città, si potrà alimentare in ogni momento, come uno strato ardente sotto la cenere che aspetta solo uno spruzzo di benzina per riprendere fuoco.

Ciò che però, in questo periodo, risalta di più è come a maneggiare con disinvoltura la pericolosa tanica di liquido infiammante, ben sapendo di non potersi scottare, non siano i tifosi delle due squadre in cerca di una barbarica vendetta, bensì una categoria avida, spietata e che da certe situazioni ha solo da guadagnare: parliamo di giornali e giornalisti, o almeno di una buona parte di loro.

Dopo l’episodio del 5 Luglio, quando un Romano, dipendente di un hotel di Napoli, fu accoltellato per strada, tutte le testate online e cartacee hanno esposto in vetrina i loro titoloni sulla guerra, appena iniziata, tra Napoli e Roma in seguito ai tragici fatti di Coppa Italia; se gli slogan sensazionalistici delle varie testate presentavano caratteri cubitali degni del miglior gossip di Novella 2000, gli accertamenti delle indagini, che escludevano la pista calcistica, hanno avuto sì e no qualche trafiletto.

L’autogol del 5 Luglio non ha impedito, tuttavia, un episodio analogo accaduto proprio ieri, a Napoli, dove un altro romano, R.P., ha riportato un’aggressione con ferite da arma da taglio. Emerso il fatto, rimbalzato fra le agenzie di stampa, esso è stato presto trasformato, dai vari notiziari, in un’altra rassegna di titoloni ad effetto ed analisi tutt’altro che approfondite, basate sulla solita teoria del conflitto ultras tra Napoli e Roma.

Ora, in una nota della Digos di Napoli, stanno emergendo ben altri particolari: l’aggressione non sarebbe avvenuta davanti alla stazione, il Romano era probabilmente in compagnia e, molto probabilmente, anche questo episodio è lontano dal movente ultras. Di certo non si sa niente, è troppo presto per trarre delle conclusioni, eppure, anche stavolta, all’Italiano medio è stata passata la solita brodaglia pseudo-informativa che ha confermato il secondo episodio di una faida fra le due città.

Lo slogan “giornalista terrorista”, coniato nel mondo delle sottoculture giovanili e politiche, è sicuramente sprezzante in maniera eccessiva, generalista e sproporzionato. Ma attizzare, senza una minima prudenza, dell’odio extra tra due realtà ormai inavvicinabili tra di loro, distorcendo ripetutamente i fatti per motivi di audience e senza alcuna analisi dei fatti alla base cos’è, se non vero terrorismo mediatico?

Stefano Severi.