L’impatto immediato con questo libro indirizza subito verso una direzione ben precisa. Fra copertina, sottotitolo e quarta di copertina si ammicca chiaramente all’hooliganismo inglese, specificatamente a quello del Manchester United. Cominciando a sfogliare il libro e addentrandosi nel cuore caldo di questi racconti, si ha invece ben chiaro che si tratta di tutt’altro argomento.

Sostanzialmente questa è l’autobiografia di Colin “Bleaner” Blaney, uno degli esponenti di punta della Inter City Jibbers, firm al seguito appunto dei Red Devils. Ma il calcio in questo caso, come si suol dire, è solo un pretesto: dall’inizio alla fine e (quasi) senza altre divagazioni, si parla della carriera criminale dell’autore, dei suoi furti in Inghilterra e all’estero, con conseguenti detenzioni in numerosi istituti penitenziari di ogni parte del mondo.

Il primo racconto in cui il calcio e il tifo sono inseriti in maniera un po’ più organica è dopo ben 186 pagine. Il secondo e ultimo a pagina 319. Per il resto ruota tutto attorno furti, fughe rocambolesche, risse, arresti, droga, carcere, bagarinaggio ed in quasi tutti questi casi lo stadio è solo un labile oggetto sfocato sullo sfondo. Quando va bene. In tanti altri casi, invece, non c’è proprio nessun nesso. Il comune denominatore è la WAF, acronimo di Wide Awake Firm, la “premiata ditta” del crimine a cui apparteneva Blaney e in cui rientravano anche tifosi del Manchester City o persino persone a cui non interessava un bel niente del calcio.

Il libro onestamente si legge bene, forse anche perché scritto in uno stile semplice: sono 350 pagine, dai caratteri tipografici oltretutto molto fitti, ma di cui si arriva a capo senza annoiarsi, visto che la trama è ricca di aneddoti che conferiscono al libro un’aura di forte realismo. Restiamo però nel seminato stilistico e narrativo classico del filone hooliganistico, quello per il quale la benedizione per ogni John King, la si paga con la crocifissione del lettore per mezzo di scrittori mediocri, utili giusto a cavalcare un fenomeno letterario sopravvalutato, poco originale e “caricaturizzato” con particolari che variano dal mitomane al ridicolo.

Blaney in realtà è molto equilibrato nella sua esposizione, di pagina in pagina si guadagna una credibilità di gran lunga superiore a tanti suoi colleghi che, invece della criminalità, si sono concentrati sulla fenomenologia da stadio. Eppur non brilla e non convince, almeno per il mio personale gusto. Per restare nell’alveo delle sue stesse tematiche, questo genere ha regalato perle mondiali della letteratura come “Educazione di una canaglia” di Edward Bunker, ma fra Blaney e lui c’è la stessa distanza che quest’anno ha separato il Pescara dalla Juve in classifica.

Encomiabile il sacrificio e l’impegno con cui “Edizioni Libreria dello Sport” s’è buttata a capofitto in questo genere, cercando di colmare il vuoto e il disinteresse dell’editoria nostrana per questa prolifica fucina di materiali di lettura. Peccato che, come detto, spesso la qualità di questi scrittori e dei loro racconti non sia commisurata al gran numero di libri che danno alle stampe.

Non ho la fortuna di poter e saper leggere in lingua originale, ma il lavoro di traduzione di Andrea Agostinelli è senza dubbio buono. Di sicuro non restituisce mai la sensazione straniante di trovarsi di fronte a qualche passaggio di cui egli stesso ignora il reale significato o tradotto in maniera raffazzonata. La revisione delle bozze però, non è altrettanto inappuntabile: ci sono diversi errori che, ripetendosi abbastanza spesso, infastidiscono un po’ la lettura. Concorrono, in tal senso, anche alcune scelte stilistiche discutibili, come quella di declinare, dalla traduzione inglese, la “s” di alcuni termini al plurale che sono già definiti dall’articolo determinativo.

Ugualmente ostici, un paio di racconti in cui Blaney cede parola e testimonianza a suoi vecchi soci: in questi capitoli, ad un certo punto, si passa dalla prima alla terza persona, dagli amici di Blaney a Blaney stesso che riprende parola e commenta, senza alcuno stacco, né di spazio e né grafico. Solo andando avanti nella lettura ci si rende conto di questo cambio narrativo e di narratori, ma al prezzo di un iniziale disorientamento che inficia anch’esso l’esperienza e il piacere della lettura.

Oltre l’onestà e l’equilibrio, l’autore si distingue per un paio di descrizioni sociali, culturali e storiche molto interessanti dell’area della Great Manchester, delle macerie della post-industrializzazione, oltre a qualche citazione musicale molto accattivante.

In definitiva una lettura scorrevole, disimpegnata e a tratti piacevole, ma consigliabile ad occhi chiusi e cuor leggero solo ai lettori onnivori o ai grandi amanti del filone anglo-hooligan di cui questo libro, pur non ricalcandone esattamente i temi, ne ripropone le atmosfere.

Per chi volesse acquistarlo, l’ISBN è 978-88-6127-055-8, il prezzo di copertina è di 14,90 €, onestissimo in rapporto al volume di pagine. Il prezzo migliore lo si spunta attraverso IBS che lo vende a 12,66 €, ma il prezzo ha la sua convenienza solo per soglie d’acquisto oltre le quali le spedizioni sono gratuite, altrimenti è più conveniente la propria libreria di fiducia.

Matteo Falcone.