È in una torrida domenica di agosto che comincia ufficialmente la mia stagione 2015/2016, ammesso che da quella precedente mi sia preso un solo istante di pausa. Con l’intenzione di una domenica divisa tra mare e paesini rurali della Tuscia organizzo la mia giornata, che viene poi puntualmente sconquassata dal fatale arrendersi della macchina, che proprio di sabato sera dà amaramente forfait. Niente mare e se voglio raggiungere Viterbo mi devo affidare ai mezzi pubblici. Impresa titanica di questi tempi, soprattutto se l’area interessata comprende Roma e dintorni.

Inutile raccontare viaggio in treno verso il capoluogo Cimino, “appena” due ore per percorrere la bellezza di 90 chilometri. In compenso arrivo in città abbastanza presto, potendomi concedere un giro nel centro storico di Viterbo, che si conferma sempre molto carino ed accogliente. Quando manca un’ora al calcio d’inizio mi incammino in direzione stadio. Passando davanti al settore ospiti noto che non vi è ancora alcuna traccia degli ultras dorici. Ovvio che oggi attendersi grandi numeri, con il mare a un tiro di schioppo per i marchigiani e il periodo vacanziero, sarebbe a dir poco pretenzioso. Idem per il pubblico di casa.

Si sa, la Coppa Italia è una competizione organizzata in maniera approssimativa e malandata, eppure la gara odierna una nota positiva ce l’ha. Essendo lo stadio Conero sotto lavori, la società biancorossa ha richiesto l’inversione di campo, permettendo di assistere a quello che dovrebbe essere il naturale formato della coppa nazionale. Squadra più debole che ospita squadra più forte, in gara secca. Sono anni che lo diciamo e non ci vorrebbe certo una laurea in ingegneria. Ne trarrebbe vantaggio lo spettacolo, con gli stadi sicuramente più pieni, e l’imprevidibilità del torneo. Ma forse è proprio quest’ultimo aspetto che non convince i grandi club, sempre poco interessati a questa competizione, almeno fino alle semifinali, che dovrebbero senz’altro profondere più impegno per sfangarla su campi che ospiterebbero la partita della vita.

Una volta ritirato il mio accredito posso accedere al manto verde dello stadio Rocchi. Manca mezz’ora al fischio d’inizio e nelle due curve ancora c’è traccia di vita. I primi a far capolino sono gli Anconetani, praticamente tutti ultras. Rimango abbastanza colpito dal fatto che non ci siano i soliti club che anche negli scorsi anni, quando gli ultras biancorossi non avevano sottoscritto la tessera, seguivano la compagine adriatica ovunque. Il contingente si aggira attorno alle sessanta unità, che sin da subito fanno quadrato dietro le pezze della Curva Nord Ancona, sventolando il solito bandierone con la scritta “Ultras”.

Entrano alla spicciolata invece gli ultras viterbesi. Dopo lo scioglimento dei QdS non vi sono insegne in balaustra, se non quell’US Viterbese 1928 che fino allo scorso anno campeggiava nella parte bassa della curva. Devo dire che numericamente non sfigurano affatto. Se facciamo eccezione per i presenti in tribuna, che va sempre ricordato sono, almeno per la maggiore, addetti ai lavori o parenti dei giocatori (gente che, detta papale papale, non paga il biglietto), gli unici presenti a questa partita sono praticamente gli ultras. Se vogliamo fare una battuta, possiamo tranquillamente dire che sì, è vero: sono i padroni del pallone in questo caso.

Inizia finalmente il match. Se in campo la gara è piacevole e combattuta, con i laziali che si dimostrano tutt’altro che intimoriti dall’inferiore livello tecnico, sugli spalti il tempo passa con altrettanti spunti d’interesse. Alla mia destra i supporters Dorici, nonostante l’esiguo numero, non cessano mai di tifare per tutta la gara. Belle manate, cori a rispondere e canti tenuti abbastanza a lungo. Sempre rimanendo compatti, coscienti che in queste situazioni anche una decina di elementi più esterni o sfilacciati dal gruppo fanno davvero la differenza.

Su fronte Viterbese da segnalare una torcia a inizio gara, uno striscione contro l’Ardita (in riferimento ai noti fatti dello scorso anno), tanti cori per i diffidati e un tifo più che buono nel primo tempo. Anche qui a tenere banco sono le manate e i cori a rispondere. Nella ripresa caleranno progressivamente, tentando di riprendere quota nel finale, a gara ormai compromessa per i gialloblu.

Sul terreno di gioco l’Ancona fatica, ma alla fine ha la meglio grazie a due spunti di Bussi. Un successo che proietta i marchigiani al secondo turno, dove affronteranno il Livorno all’Ardenza. Per i padroni di casa ci sono comunque gli applausi della gente, che riconosce il grande impegno messo in campo che ha permesso alla Viterbese di non sfigurare contro una squadra di livello superiore. Nulla da segnalare tra le opposte fazioni.

Il ritorno è un’altra bella odissea che stavolta, non essendoci il treno, prevede il pullman fino a Saxa Rubra, poi il trenino fino a Flaminio ed infine la metropolitana con tipica attesa di 15 minuti sull’afosa banchina. Ma in fondo se così non fosse stato mi sarei quasi sentito a disagio!

Simone Meloni.