Quella di oggi è la tipica serata in cui si hanno due chances: stare a casa davanti al computer ed alla televisione o uscire per fare qualcosa di particolare e spensierato. La pioggia cade copiosa sulla Capitale e con essa anche il freddo avvolge quelle poche persone che, finito l’orario di rientro, hanno voglia di starsene in giro. Eppure al PalaTiziano si gioca una partita. C’è il basket. La Virtus Roma ospita i tedeschi dell’Oldenburg in Eurocup. Una competizione che da sempre non riscuote un grande successo a livello di pubblico, quasi paragonabile alla Coppa Italia di calcio direi. Ed allora, proprio come succede in quest’ultima, in prima linea non possono che esserci gli ultras.

Dopo aver ritirato l’accredito mi sbrigo ad entrare per evitare che le gocce provenienti dal cielo plumbeo finiscano di inzupparmi il leggero giacchetto che ho deciso di indossare, visto il clima ancora indeciso. Subito noto che, almeno rispetto allo scorso anno, il pubblico è persino accettabile. Ovvio che il sold out sia un’altra cosa, ma, rispetto alle partite con 100 spettatori della passata stagione, oggi siamo già su cifre accettabili. I ragazzi delle Brigate hanno sistemato lo striscione, e sin dalle prime battute si capisce che la linea che terranno questa sera sarà all’insegna della goliardia. Spintoni, risate ed ilarità suscitata anche dalla presenza di due personaggi magicamente apparsi per la prima volta al palazzetto che diventano un po’, come si suol dire, i “soggetti” della serata. Chiamati a forza al centro del gruppo vengono divinizzati con il coro “Alè alè alè alè Onlus Virtus”. La loro reazione è quasi compiaciuta e ciò ovviamente non fa che accrescere il livello di scherno e risatine da parte di tutto il settore.

E’ un qualcosa che mi fa piacere scrivere, perché mi ha ricordato un fattore fondamentale, il motivo per il quale ho iniziato a frequentare stadi e palazzetti. Mi divertivo da matti con questo genere di cose. Prese per il culo, scherzi, battute e cori goliardici. “Se vai allo stadio e non ti diverti, non ci andare”, sacrosanto motto che mi hanno insegnato appena misi piede in curva. Ecco, stasera vedere ragazzi con il sorriso beffardo sulle labbra dal primo all’ultimo minuto mi ha fatto davvero stare bene. Perché so che almeno esiste ancora quello spirito guascone di vivere il gruppo. Quando si è in pochi ed in serate come queste c’è il clima adatto per il cazzeggio cronico.

Se poi vogliamo parlare dell’ambiente in generale, devo sottolineare l’arrivo dalla Germania di 12 tifosi ospiti. Non ultras, ma extralarge sicuramente. Wurstel e senape non mancano evidentemente nella loro dieta. A proposito di goliardia, penso che se solo uno di loro avesse frequentato una delle nostre scuole non sarebbe arrivato mentalmente sano ai 18 anni. Già immagino scherzi, sopraffazioni e prese in giro per tutto il quinquennio. Il fatto che poi facciano solamente due cori, “Basket” quando la squadra attacca e “Defense” quando difende, non ne migliora l’immagine ai miei occhi.

La Curva Ancilotto inaugura la serata con un coro per Gabriele Sandri, di cui il giorno prima cadeva il settimo anniversario della scomparsa per mano del folle pistolero Spaccarotella. Per quanto concerne il tifo, i romani offrono una buona prestazione. In particolar modo negli ultimi due quarti, quando la Virtus è chiamata a recuperare 15 punti. I giallorossi mostrano grinta e decisione, riuscendo a mettere sotto i teutonici e conquistare un successo che mette la seria ipoteca sul passaggio del turno. Il Palazzetto apprezza e finalmente si scuote dando una mano ai ragazzi della curva. Gli ultimi minuti infatti si giocano in un bel frastuono che culmina con il boato alla tripla di Stipcevic, un canestro che consegna ai ragazzi di Dalmonte la sicurezza del successo.

Finisce con i giocatori a ricevere gli abbracci e il plauso degli ultras, “soggetti” compresi. Mi devo sbrigare, non posso perdere l’ultima metro delle 23,30 e fuori ancora la pioggia cade imperterrita. Del resto l’avevo detto, questa era una serata da goliardia o da casa, pantofole e pigiama.

Simone Meloni

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