È arrivato il giorno di assegnare il primo trofeo stagionale di Serie D, quella Coppa Italia che, a parte i primi turni estivi e gli ultimi in vista dell’assegnazione del trofeo, resta bistrattata tanto quanto la sua versione maggiore. In questo mercoledì disputano la finale due squadre e due tifoserie ben diverse ma che stanno seguendo un percorso indubbiamente positivo.
La sede scelta dalla lega per quest’incontro in gara unica è il “Gaetano Bonolis” di Teramo, uno degli stadi più interessanti non solo della regione Abruzzo ma anche della penisola, seppur non potrà mai raggiungere il fascino dello storico “Comunale” che i DEVILS KORPS rendevano un catino infernale. Si gioca alle 15:30 e per motivi di tempo oltre alle difficoltà logistiche, decido di viaggiare in macchina seppur l’Autostrada dei parchi, una delle più care d’Italia, renda la cosa meno sostenibile.
Ravenna e Guidonia sono arrivate fin qui eliminando rispettivamente Lavagnese (vittoria per 2-0 in casa e comodo 1-1 al ritorno) e Martina (0-0 in Puglia e roboante 5-0 al ritorno). Arrivo a Teramo con tre pullman di tifosi laziali e qualche romagnolo già nel grande parcheggio del “Bonolis” mentre gli ultras giallorossi devono evidentemente ancora arrivare. Guadagno l’ingresso con le due tifoserie intente a preparare la coreografia, le due curve restano chiuse, così ai tifosi del Guidonia Montecelio è assegnata tutta la tribuna scoperta, mentre ai ravennati la tribuna coperta dove si sistemano tutti nella parte destra, per l’occasione accompagnati dagli amici bolognesi con le pezze DIFFIDATI URB e FREAK BOYS.
Sono gli ultras laziali ad intonare il primo coro nel prepartita con cui inspiegabilmente mandano a quel paese i dirimpettai che, a parte qualche gesto isolato, preferiscono riscaldare le ugole con cori d’incitamento verso la squadra. Prima che le squadre mettano piede sul rettangolo verde sono sempre i sostenitori del Guidonia ad aprire le danze esponendo la propria personale coreografia: un grosso stendardo raffigurante un’aquila intenta a mettere le zampe sulla coppa in alto e sotto due striscioni a comporre l’invito alla squadra “CUORE, GRINTA E SUDORE A QUESTA CITTÀ RENDETE ONORE”. Fumogeni rossoblù e due bandieroni nella parte superiore completano il quadro, mentre al centro della tribuna, l’UNIONE TIFOSI GUIDONIA MONTECELIO espone il lungo striscione: “LOTTATE PER LA MAGLIA…VINCETE PER LA CITTÀ”.
Anche i ravennati non stanno di certo e salutano l’ingresso della propria squadra alzando diversi cartoncini sia gialli che rossi con la coccarda tricolore disposti su due metà, mentre in basso viene alzato un grosso striscione giallo attraversato da una banda tricolore con in rosso la scritta “CONQUISTIAMOLA!”, in contemporanea con l’accensione di un paio di torce, di un denso fumogeno giallo e l’esplosione di un grosso petardo che aggiunge ulteriore adrenalina.
La sfida sugli spalti può avere inizio, i giallorossi di Romagna partono subito forte incitando la squadra ma anche divertendosi e facendo divertire con la pirotecnica, soprattutto nei primi minuti. Aiutati dalla copertura, sembrano davvero indemoniati a livello corale mentre un nutrito numero di bandieroni sventola continuamente. Dalla parte opposta i ragazzi di Guidonia, pur essendo in numero minore, sembrano disposti a vendere cara la pelle con diversi cori e battimani a “tutto gruppo”. A spezzare gli equilibri, dopo appena otto minuti ci pensa Manuzzi a far esultare i tifosi ravennati segnando un calcio di rigore concesso dall’arbitro Kovacevic: tutta la squadra corre sotto la tribuna che ruggisce in un boato d’esultanza dietro la coltre di un fumogeno rosso.
La tifoseria laziale cerca di non mollare nonostante il passivo e il gran tifo dei giallorossi. I ragazzi dell’Avanguardia non sono così intensi (anche per la scelta di puntare su cori più lunghi) ma fanno registrare un numero notevole di battimani oltre al continuo sventolio dei due bandieroni. Bravi i lanciacori ravennati a tenere alta la concentrazione di un settore molto colorato da bandiere e pirotecnica, anche quando al quarantunesimo arriva l’inatteso pareggio di Spinosa che insacca all’incrocio con un tiro ad effetto che fa esultare la tribuna rossoblù. Nei restanti minuti della prima parte di gara, entrambe le tifoserie continuano a incitare i propri beniamini fino al fischio dell’arbitro che manda tutti al riposo.
I laziali aprono il secondo tempo con lo striscione per un loro componente colpito dall’odioso Daspo, per poi riprendere a tifare anche se perdono qualche effettivo che si allontana platealmente, con l’aspetto corale che inevitabilmente ne risente. Dalla parte opposta i dirimpettai proseguono nel loro caloroso tifo senza lesinare ancora una volta fumogeni, bandieroni e battimani per spingere il Ravenna alla vittoria. Sarà però ancora la squadra laziale a ribaltare il risultato al sessantatreesimo con Tounkara che interrompe le striscianti tensioni interne in tribuna rinfocolandone la voce. I romagnoli però non ci stanno e riprendono a tifare ancor con più vigore, premiati sette minuti dopo dal neoentrato Zagrè che fissa il punteggio sul 2-2, preludio all’esplosiva esultanza alimentata da un petardo e dall’ennesima torcia. Il pareggio spinge i rossoblù ad incitare ancor più la squadra e mettere da parte le incomprensioni di inizio ripresa che li avevano sfilacciati: tantissimi cori, battimani e a dieci minuti dalla fine anche un altro emblematico striscione: “GLI ULTRAS RESISTONO, NON CI SPEZZATE, LA NOSTRA PASSIONE NON LA FERMATE”.
Dopo tre minuti di recupero il risultato non si sblocca per cui questa finale si deciderà ai calci di rigori. I ravennati accendono un fumogeno giallo quasi a voler dare maggior enfasi e carica ai rigoristi, mentre nella parte centrale della tribuna laziali viene issato il grosso striscione “ORGOGLIOSI DI VOI”, tenuto aperto per tutta la durata dei rigori e oltre come ringraziamento ai giocatori per il percorso compiuto. Per la cronaca il Ravenna realizza tutti e cinque i rigori, mentre il quarto tiro di Musso del Guidonia si stampa sul palo e consegna la Coppa ai romagnoli: il rigore decisivo siglato da Guida fa esplodere di gioia sia giocatori che tifosi, i quali continueranno ad accendere torce.
Applausi da una parte e dall’altra per le rispettive squadre e dopo la consegna delle medaglie ai giocatori laziali, la tifoseria rossoblù viene fatta defluire: la festa resterà appannaggio dei vincitori che celebreranno con tanto di magliette dedicate, mentre sugli spalti gli ultras giallorossi suggellano con una bella e fitta sciarpata la propria prestazione alla quale rendono onore anche i calciatori, consegnando loro la coppa per alzarla a loro volta al cielo in quanto importanti coprotagonisti di questo trionfo. Non posso che riconoscere la bellezza di queste finali che danno luogo a particolari sfide fra tifoserie di diversi gironi: merito a quella del Guidonia Montecelio che non ha mai mollato al cospetto di una tifoseria navigata e di spessore, mi hanno invece letteralmente stupito i ravennati che non vedevo da anni e che dopo diversi anni bui, dovuti a tanti fattori non solo calcistici, hanno saputo rialzarsi ricreando quell’ambiente che li aveva contraddistinti negli anni migliori della serie B e C e la storia – per fortuna e bravura loro – sembra ciclicamente tornata a sorridergli.
Marco Gasparri