Per parlare di un dato gruppo è sempre utile avere un quadro storico della realtà cittadina: cosa c’era a Nola prima di voi?

Siamo molto drastici su questo argomento e per il nostro modo di vedere la vita Ultras, possiamo affermare tranquillamente che c’è poco o nulla da raccontare per quanto riguarda il passato di curva della nostra città. Un minimo di rispetto per quei pochi che hanno provato a creare qualcosa, ma sono troppi gli alibi usati per coprire le enormi mancanze. Senza nulla togliere a chi, anche senza una “linea guida”, ha cercato di farsi rispettare: sicuramente i tempi erano diversi, c’era un’altra mentalità nel modo di seguire la squadra, ma siamo lontani anni luce dal nostro essere. Senza vanto, siamo noi i padri del movimento Ultras Nolano.

Quali sono invece i primi cenni storici legati al vostro gruppo?

Il gruppo “Essepienne” (acronimo di “Solo per Nola”) nasce il 24 luglio 2008, in una afosa sera in piena estate. Continuando il discorso fatto poc’anzi, tutto nasce quando un manipolo di Ultras legati visceralmente alla città, stanco di vedere una Nola priva di un movimento Ultras, dà vita a quello che ad oggi è il gruppo di riferimento della Nola Ultras.

Un gruppo ultras spesso travalica i ristretti confini dei novanta minuti: come intendete voi la vita di gruppo al di là del calcio?

Essendo legati alla nostra amata città, siamo impegnati anche nel sociale. La nostra sede nasce come punto di aggregazione a prescindere dal rapporto che una persona ha con la squadra: è un punto di ritrovo per tutti. Più di una volta abbiamo organizzato raccolte di beneficenza, siamo stati in ospedale a distribuire doni nei giorni di festa, ecc. Forte è ovviamente anche il modo in cui il nostro gruppo vive l’amore per il Santo patrono e la “Festa dei Gigli”: chi più e chi meno, ognuno di noi, porta addosso i segni e le fatiche di quella che ad oggi è l’essenza della Nolanità nel mondo.

Tessera del tifoso, biglietti nominali, divieti di trasferta: a volte direttamente, altre volte indirettamente, ma in un modo o nell’altro la repressione colpisce sempre. Qual è la vostra esperienza in merito?

Oggi più di ieri, alle forze dell’ordine è stato concesso tanto di quel potere che ormai si sentono liberi di poter decidere del destino di ogni singolo cittadino. Raggirare qualche stupida legge aumenta l’adrenalina ed è ancora più eccitante andare allo stadio. La tessera “fortunatamente” non ci ha colpiti, i “divieti di trasferta” e le limitazioni quelle purtroppo sì. Per i “divieti di trasferta”, a malincuore, abbiamo scelto di “non rischiare”: crediamo che queste battaglie non si vincano presentandosi fuori ad un settore ospiti con il concreto rischio di “cadere nella trappola” e tornare a casa con un’inutile diffida. Molte tifoserie violano il “divieto” solo quando gli fa più comodo, noi pensiamo che la coerenza sia alla base: se si decide di seguire la squadra con i “divieti”, si deve andare ovunque, non solo a 50 km da casa. Ne abbiamo visti tanti, fuori qualche stadio a farsi foto o video quando la trasferta era agevole e restarsene a casa quando si doveva viaggiare per ore ed ore. E cosa si è dimostrato? Fortunatamente, grazie a Dio, il tempo ci ha dato ragione: ora si viaggia di più, i “divieti” sono diminuiti, bisogna sapere aspettare ed essere furbi. Oggi purtroppo è così.

Le trasferte, nell’immaginario collettivo, sono quelle che formano il gruppo: quali sono quelle più importanti e formative per il vostro? Come siete riusciti a tenere alta la bandiera della vostra fede nonostante i campionati drammaticamente anonimi attraverso i quali siete dovuti passare?

Non è banale dire che tutte le trasferte sono da ricordare, perché ognuna ti lascia qualcosa dentro. Tutte sono da incorniciare quando sei riuscito a portare la Nolanità ovunque, senza paura e con il tuo stile. Quella da ricordare sarà sicuramente la prossima ed il “segreto” per mantenere vivo l’amore per la squadra è far capire che la squadra rappresenta la città, che quel nome va difeso, va onorato. Rappresenta noi.
Da ricordare, in maniera particolare le trasferte in Sicilia con una società già fallita nel pre campionato, seguimmo ovunque una squadra che racimolò 7 punti in tutto; le trasferte in Sardegna e nel Lazio con un “titolo” già venduto a campionato in corso; quelle dell’Eccellenza, quando si andava nella provincia di Napoli e “incontravi” i vari “comitati di accoglienza” che ti prendevano di mira perché avevi “la maglia bianconera” e venivi da una città lontana in tutto dalla Napoletanità. Tutte esperienze che ci hanno fatto fare le ossa.

Prima di scendere nel dettaglio dei vostri rapporti personali, cosa ne pensate del mondo ultras di oggi, in generale?

Il primo nemico degli Ultras sono gli stessi Ultras. Fino a quando i gruppi più influenti del panorama, per interessi o altro si piegheranno a business e/o mode, ogni battaglia da portare avanti sarà sempre dura. Le “piccole piazze”, quelle dove paradossalmente il mondo Ultras è ancora puro, non possono fare molto. C’è corruzione anche nel “nostro” mondo, molti lo hanno reso un vero e proprio lavoro, chi un trampolino di lancio per la politica, ecc. Alle nuove generazioni dobbiamo inculcare la purezza di questo mondo, quella che ci rende fieri di essere Ultras, altrimenti la fine è veramente vicina.

Veniamo quindi ai rapporti di più stretta pertinenza ultras: quelli di amicizia e quelli di rivalità.

È d’obbligo menzionare Fondi, Sora ed Eboli come amicizie fraterne consolidate negli anni, tutti rapporti che vanno molto molto oltre ad una stupida partita. Ci sono anche contatti con esponenti dell’ormai sciolto “Rione Carminiello” di Torre Annunziata. Nonostante non ci sentiamo legati al nostro passato Ultras invece, alcune rivalità “storiche” le sentiamo a pelle, una su tutte: Caserta (anche perché abbiamo avuto la fortuna di rincontrarci qualche anno fa). Qualche ruggine sicuramente si ripresenterà con l’Avellino, ma ormai sono oltre 20 anni che non ci incontriamo. Per il resto, come è giusto che sia, in questi anni si sono aggiunte molte rivalità, non c’è una classifica: “o sei rivale o non lo sei”.

Che rapporti avete con la vostra società?

Nonostante la società sia composta per la maggior parte da Nolani, le cose sono state messe in chiaro da subito: loro sono la società e noi siamo i tifosi. Niente favoritismi, niente alibi, niente di niente. Anzi, sanno benissimo che proprio perché Nolani, hanno il dovere di portare questo nome in alto e sono i primi a sapere che se non ne hanno la possibilità devono farsi da parte.

C’è un giorno, un evento, qualsiasi cosa che ricordate particolarmente per l’impronta che ha lasciato nel vostro immaginario di tifosi e di ultras?

Innanzitutto l’anniversario del nostro decimo anno di attività, traguardo non da poco, considerando da dove siamo partiti, quello che ha vissuto la Nola calcistica contornata da fallimenti e l’inasprimento delle leggi che hanno colpito il panorama Ultras. Altra giornata da ricordare fu quando (lo scorso anno) con coerenza, nel rispetto dei nostri diffidati, scegliemmo di disertare una finale regionale di Coppa Italia che mancava a Nola da decenni, preferendo restare al fianco di chi aveva perso la libertà per onorare la città. Così, sempre lo scorso anno, la finale “play off” di Agropoli e il turno di Coppa Italia al “Partenio” di Avellino. Ma quello che ricorderemo sarà sicuramente il giorno in cui il nostro “ultimo” diffidato tornerà al nostro fianco e quello in cui i nostri fratelli torneranno in libertà. Tutto il resto va ricordato ugualmente, ma è semplicemente di contorno.

Restando in termini di prospettive future, come vedete i vostri anni a venire, cosa vi augurate?

Ci auguriamo che chi ci sta seguendo ed avvicinando alla Nola Ultras, resti fedele ai veri valori del movimento Ultras, non si venda, non si lasci corrompere, viva Ultras sette giorni su sette. “Essepienne” è un modo di vivere e proveremo in tutti i modi a renderlo immortale.

Intervista raccolta da Pier Paolo Sacco