La sirena è appena suonata, la Virtus Roma ha perso l’ennesima partita di questo infausto campionato, che ora rischia di finire con la spiacevole sorpresa dei playout. Il manipolo di tifosi al seguito dei capitolini chiama la squadra sotto al settore, dopo averla invitata a tirar fuori gli attributi. È la prima volta, durante la stagione, che i ragazzi della Curva Ancilotto, ma non solo loro, contestano apertamente il roster.

Si crea un capannello nei pressi del settore ospiti e, dal nulla, Jamal Olasewere, ala della Virtus, ha la geniale idea di mandare a quel paese, rigorosamente in inglese, i tifosi. Viene allontanato, prima dai compagni e poi, addirittura, da qualche giocatore di Latina, mentre avviandosi verso gli spogliatoi continua a sbraitare in direzione dei supporter romani. Forse ha visto qualche video di troppo dei suoi colleghi calciatori, poco inclini alle critiche anche quando perdono 10-0, o forse si è fatto semplicemente prendere dalla situazione, tanto è vero che qualche ora più tardi, forse indotto dallo staff, chiederà scusa attraverso i social network. Resta comunque la macchia di un comportamento irrispettoso nei confronti di chi, in quel momento, non aveva assolutamente alzato i toni o usato termini impropri.

Non è della stessa idea Ennio Leonzio, guardia giunta nella Capitale la scorsa estate, che dal suo profilo Facebook rincara la dose affermando: “C’è molto dispiacere, molta amarezza… stagione non facile, un inizio un po’ rocambolesco, con il pensiero di non essere all’altezza di tutti… abbiamo dimostrato molto in diverse partite, in altrettante non siamo stati all’altezza di rimanere concentrati e di portare a casa quei 12 punti che purtroppo ora recriminiamo… abbiamo sempre dato tutto senza risparmiarci, magari ci sarebbe servita qualche parola di conforto in momenti come questo, invece che parole dette a caso contro società e giocatori… ci vuole coerenza per quello che si dice, tifosi della Virtus o anti Toti “.

Parole che risuonano con fare alquanto imbarazzante nei confronti di un pubblico che, è vero, avrà mille difetti e non sarà al livello di città da sempre culla della pallacanestro, ma in questa stagione è stato a dir poco impeccabile. Accettando un’autoretrocessione nonostante le premesse fossero ben diverse. Premesse disposte nero su bianco, in una famosa conferenza agostana del presidente Claudio Toti. Accettando il declassamento in una categoria infima, con sconfitte subite a raffica contro avversari modesti e figlie spesso di gare giocate in maniera indecente o incredibilmente perse all’ultimo soffio, dopo averle condotte per 38′. Accettando trasferte in qualunque giorno della settimana, a migliaia di chilometri da casa, senza ricevere, spesso, neanche un cenno di ringraziamento da quei giocatori che ora chiedono parole di conforto.

Per loro ci sono stati sempre applausi. Da quella sera di qualche mese fa, al PalaSoujourner di Rieti, in occasione di una delle prima debacle fragorose, da quell’abbraccio tra settore ospiti e giocatori che fu un vero e proprio patto di sangue, non è mai mancato il tifo in trasferta come al PalaTiziano dove, a dirla tutta, si sono registrati numeri paradossalmente migliori rispetto all’ultimo anno di Serie A1.

Se non si arriva ad accettare una contestazione, tutto sommato pacifica, al termine di un campionato mediocre, come si può pretendere di crescere e migliorare? Il problema è che i tifosi di Roma, attualmente, si chiedono se ci siano la voglia e la possibilità per crescere e costruire un qualcosa di solido, in grado di rilanciare la pallacanestro e farla tornare, a breve giro di quadrante, su buoni livelli. Di certo attualmente tutto lascia trasparire che la situazione sia a dir poco instabile e parecchio torbida.

Eppure il pubblico romano, con i suoi numeri non faraonici ma almeno effettivi e significativi, si era contraddistinto anche questa sera per calore e attaccamento. Una trasferta vicino casa, che aveva portato una cinquantina di tifosi con una trentina di ultras. I ragazzi delle Brigate hanno fatto la loro parte, con manate e cori tenuti abbastanza a lungo, fino agli ultimi secondi quando, incassata la certezza della sconfitta, hanno cominciato a rumoreggiare.

Il resto è storia di queste ore. Con Scafati da affrontare in casa e un’altra settimana di passione, fortunatamente per tutti sopita dal non essere il basket al centro dell’attenzione mediatica. Di certo chi ha provato, sin da subito, a strumentalizzare quanto accaduto a fine partita, parlando di esagerazioni ed esacerbando un qualcosa che non ha visto con i propri occhi, si ricordi che i tifosi hanno il sacrosanto diritto di esprimere il proprio parere e non si cerchi di travisare quanto accaduto, infarcendo i propri articoli o i propri pensieri con quella retorica che vuole il tifo organizzato brutto, sporco e cattivo.

Per la cronaca, nessun gruppo presente al seguito dei pontini.

Simone Meloni.