Zemanta Related Posts ThumbnailOgni giudizio su quanto accaduto tra Mercato San Severino e Salerno è superfluo. Non è superfluo ragionare, invece, su quel che ci dice quanto é successo domenica. Dal nostro punto di vista, quella commedia non ha fatto altro che confermare quel che già sapevamo: le politiche messe in campo nell’ultimo decennio per arginare la piaga della violenza negli stadi italiani hanno prodotto solo disastri.

Si è ritenuto di intervenire solo ed esclusivamente con la leva della repressione, sono state fatte leggi speciali, ben oltre il limite di costituzionalità, nell’illusione che per questa via si potesse risolvere il problema. Nelle more, nulla si è fatto per intervenire sulla sicurezza delle strutture sportive, nulla si è fatto per rendere appetibili gli stadi alle famiglie, si è continuato con una militarizzazione esasperata e priva di senso, con la criminalizzazione di un intero mondo, e non si è per nulla intervenuti, per esempio, laddove esistevano ed esistono intrecci perversi tra tifoserie e società.

Questa deriva, lenta ma inesorabile, s’è tradotta in una progressiva desertificazione degli stadi ed ha trasformato le Forze dell’Ordine, agli occhi degli ultras di tutta Italia, nel nemico comune da colpire anche superando antiche rivalità. E se è vero che la cecità dello Stato ha prodotto una sensibile riduzione degli scontri tra tifoserie è altrettanto chiaro che ogni giornata di campionato la si vive in un atmosfera surreale che soffoca tutto il bello che ci dovrebbe essere attorno al calcio.

Alla fine è arrivata la tessera del tifoso, estrema panacea di tutti i mali. Il principio è più o meno il seguente: se vuoi abbonarti o vuoi seguire la tua squadra in trasferta devi necessariamente sottoscriverla dando le tue generalità. Ad Avellino, per esempio, basta compilare un modulo, presentare due foto tessera e aspettare l’ok della Questura. Il tutto a dieci euro.

La tessera del tifoso, ovviamente, è preclusa a chiunque sia stato colpito da Daspo o da altre misure restrittive legate a manifestazioni sportive. E, a secondo di quel che decide la Questura di competenza, ai pregiudicati in generale. Uno strumento chiaramente iniquo, perché preclude ad un qualsiasi cittadino, tifoso saltuario, la possibilità di assistere, magari perché passa di lì o perché in quella città ci lavora, ad una partita della propria squadra. Iniqua perché contravviene ad un principio cardine dello Stato di Diritto, perché viola il diritto di una persona ad assistere liberamente ad uno spettacolo sportivo.

Ma tant’è. Il punto, tornando ai fatti di Salerno, è che i tifosi della Nocerina, a cui certo non vogliamo procurare alibi, a questo ha già provveduto il loro sindaco, chiedevano semplicemente l’attuazione della legge. Non contestavano la tessera del tifoso ma contestavano il divieto di assistere al derby per coloro che la tessera l’hanno sottoscritta. E la discrezionalità non può essere il metro per l’attuazione della legge. Se è vero che gli ultras di Nocera la tessera l’hanno sottoscritta, almeno coloro che hanno potuto, agli ultras di Nocera doveva essere garantito di poter assistere alla partita di Salerno. Ma così non è stato. E questo significa solo una cosa: che quella norma è solo iniqua ma per nulla utile allo scopo. Esattamente come tutte le altre misure messe in campo nel corso di questi decenni.

Sarebbe il caso che chi di dovere si rendesse conto di questo fallimento e provasse un attimo a ragionare su quanto accaduto in Europa. Che chi di dovere cominciasse a ragionare sul fatto che gli stadi italiani, tranne qualche eccezione, sono brutti, pericolosi e fatiscenti. Che bisognerebbe fare di tutto per invogliare la gente ad andare allo stadio, che la repressione è la peggiore delle istigazioni alla violenza perchè è l’alibi che meglio la legittima, che l’esasperazione porta solo a nuova esasperazione, che quello che è accaduto nell’Inghilterra degli Hooligans può accadere anche nell’Italia degli ultras. Che i tifosi, ultras e non, esisteranno sempre e che, infine, continuando per questa via, un giorno qualche governo penserà bene di bandirne l’esistenza, di chiudere tutte le curve. Quel giorno, però, li ritroveremo in Tribuna. E allora chiuderanno anche quelle. E il calcio sarà finito. O forse già lo è.

[Fonte: Orticalab]