Al “D’Alcontres-Barone” di Barcellona Pozzo di Gotto va in scena una delle tante classiche del calcio siciliano. In campo l’Igea 1946, erede di quella che fu l’Igea Virtus, e il Siracusa, due compagini che in tempi migliori hanno visto ben altri palcoscenici ma oggi purtroppo si devono accontentare dell’Eccellenza regionale come teatro della propria contesa.
La risposta del pubblico però è di immutata passione, specie per quel che attiene ai fedelissimi, allo zoccolo duro degli ultras che a prescindere dalle categorie risponde sempre presente. Si spera che anche per il cosiddetto pubblico delle grandi occasioni ci sia presto il pretesto per tornare ad affollare in massa le gare di queste due compagini, perché vorrà dire che finalmente entrambe hanno scalato le gerarchie e ripreso il loro posto nel calcio che conta.
Ritornando all’attualità, il pubblico di casa si divide in due spezzoni a sostegno della compagine giallorossa, capolista imbattuta del girone B. Bandieroni, qualche bandierina di dimensioni minori e per il resto, tifo stilisticamente molto asciutto, incentrato tutto sull’uso della voce e della mani. Concedono invece molto di più all’occhio i siracusani, che giungono nel settore loro riservato in buon numero e salutando l’ingresso delle squadre in campo con lo striscione “Siracusa” tenuto a mano al di sopra delle proprie pezze esposte in balaustra, infoltendo il proprio colpo d’occhio con una serie di bandiere tricolore blu-bianco-blu scuro.
La gara in campo è la perfetta chiusura del cerchio per il Siracusa che, partito a singhiozzo, ha inanellato tutta una serie di vittorie di cui quella odierna a discapito dell’ex capolista (superata da un’altra nobile decaduta quale il Ragusa) è un segnale molto forte ed inequivocabile delle rilanciate ambizioni degli aretusei, il cui lavoro è comunque ancora molto duro e lungo.
Foto di Simona Amato
Testo a cura della redazione