renzi-malago-grassoGli eventi susseguitisi nella celeberrima finale di Coppa Italia, le frasi sciorinate dai media, lo sdegno perbenista post evento, sono fasi che abbiamo ormai ampiamente vissuto e che hanno occupato buona parte del flusso di notizie diffuso in queste settimane. Però vale la pena focalizzare meglio la nostra attenzione, su un aspetto non discusso, che forse più degli altri ci racconta di una certa decadenza sociale: l’immobilismo e l’inadeguatezza della classe dirigente italiana.

In quel Napoli-Fiorentina del 3 maggio, rimane impressa l’immagine di quella tribuna assiepata dalle più alte cariche dello Stato: su tutti spiccano le figure di Renzi e Grasso. La partita non ha inizio, ciò che è successo fuori ormai circola velocemente sugli spalti, di bocca in bocca: gli incidenti, il conseguente sparo al ragazzo, c’è tensione, agitazione tra gli spettatori. Bisogna agire: cosa fare? Norma vuole che il Questore debba decidere in merito, eppure, ancora si propaga il ritardo, fino ad assistere alla scena cult della serata: il capitano del Napoli Hamsik va sotto la curva dei suoi tifosi. Superfluo raccontare il seguito.

Vale la pena però ritornare in tribuna. Primo piano sulle stesse Istituzioni dello Stato, come detto poc’anzi, immobilismo: Lo Stato decide di non decidere. Ponzio Pilato che se ne lava le mani.

Questa gravissima mancanza è stata poi coperta dal vomito di urla indistinte, del peggior qualunquismo italiano, su curve e tifosi in genere. Chi ne ha parlato della vicenda, invece, ha esclamato alla Morte della Repubblica, a mio avviso sarebbe più corretto indicarla come specchio della nostra società. Ben 65.000 persone sono state in balia di uno scaricabarile, di colpe e mancate prese di posizione. La partita doveva giocarsi, è chiaro, come si potevano far defluire, con tanta facilità tutte queste migliaia di persone? Perché non informare gli spettatori, sulle condizioni di Ciro Esposito, il ragazzo colpito, smentendo qualsiasi errata notizia che lo dava già per spacciato? Sarebbe stato un modo questo per placare gli animi accesi.

Queste lacune decisionali sono un’indistinta peculiarità della nostra élite pallonara, simbolicamente immobile anch’essa da tempo.La stessa che è stata rappresentata in questi anni da figure tutt’altro che trasparenti. Tra queste Franco Carraro, ex Presidente della Figc dal 2001 al 2006, indagato nel Caso Calciopoli con una squalifica a 4 anni e 6 mesi per le intercettazioni con il designatore arbitrale Bergamo. Morale della favola? Non uscirà mai effettivamente dal mondo del Calcio: membro del consiglio Uefa, ricopre un ruolo di rilevante prestigio nel rappresentare l’Italia, per l’assegnazione dell’Europeo 2012, svoltosi poi in Polonia e Ucraina.  Nel 2011, inoltre, verrà nominato dalla giunta del CONI nuovo commissario della Federazione Italiana Sport Invernali. In Figc, dopo Carraro, avremo figure come quella di Guido Rossi, breve parentesi, per poi ritornare a gestire la Telecom Italia, sostituendo Tronchetti Provera ex membro del Cda dell’Inter. Dopo Rossi, la carica è ricoperta da Giancarlo Abete, fratello di Luigi Abete presidente della Bnl.

Chi invece rimane imperterrito sulla stessa poltrona, eletto il 10 Gennaio 1997 Presidente della Lega Professionisti di Serie C e tutt’ora in carica è: Mario Macalli. Conosciuto per la sciagurata riforma sull’età media che, invece di favorire l’inserimento dei giovani calciatori, danneggia tutti i calciatori in corso di maturazione, è ricordato anche per la superficialità con cui, assieme al Direttore Generale della Lega Pro Francesco Ghirelli, ha reintrodotto da questa stagione la suddivisione dei gironi Nord-Sud.

Anche qui c’è una data precisa che segna il loro fallimento: 10 Novembre 2013, il giorno di Salernitana-Nocerina. Ristabiliti i vecchi criteri geografici, partite infuocate e avvisaglie di forti tensioni si sono avute già alla prima di campionato: nel girone B, per esempio, Nocerina-Perugia ha visto subito un pre-partita molto acceso. Nonostante ciò il duo Macalli-Ghirelli manifestava la profonda convinzione di un campionato che si sarebbe potuto svolgere non solo nella più totale tranquillità, ma anzi con derby a porte aperte e stadi senza barriere. In queste visioni profondamente ottimiste, sono crollate non solo le loro promesse, ma si è nuovamente abbattuta sui tifosi quella struttura di leggi e strumenti repressivi, che altro non hanno fatto che allontanare la gente dagli stadi.

Come mai i tifosi della Nocerina, provvisti della Tessera del Tifoso, sono stati bloccati? Non doveva essere questo lo strumento di selezione e salvaguardia dei tifosi più corretti?

Biglietto nominale, Tessera del Tifoso, organi come l’Osservatorio sulle Manifestazioni Sportive, prezzi dei tagliandi sempre più esosi, campionato spezzatino: segni tangibili del disastro compiuto ai danni del Calcio e della sua parte più sana. I tifosi.

Già, gli stessi definiti in queste settimane disadattati, delinquenti e via di luogo comune. Ma oltre al fango, ai tifosi cosa rimane? Rimane una Classe Dirigente modesta, la stessa che ha causato il dissesto di quello che era una volta lo Sport più bello del Mondo, ora una S.P.A traballante sotto il peso di debiti e scandali. Come si può gridare al cambiamento del Calcio, se a farsene promotori sono coloro che per primi ne hanno minato la credibilità?

Gian Luca Sapere.