Il Livorno, fresco retrocesso, si imbatte in un girone denso di tifoserie toscane, ragion per cui i derby diventano all’ordine del giorno. Peccato che la tessera del tifoso abbia minato, e non poco, quel che è rimasto degli agguerriti derby di ormai qualche decennio fa ed anche la partita odierna non offre certamente quell’atmosfera che si respirava ai tempi.

Niente da fare, a Carrara la tifoseria si è compattata verso il “No alla Tessera” perciò in trasferta, nella vicina Livorno, arrivano solamente tifosi ed appartenenti ai club gialloblù. Presenza sulla cinquantina di unità, qualche coro lanciato verso la squadra ma anche l’inevitabile disorganizzazione ed una compattezza che lascia a desiderare. Insomma, il limite tra tifoso ed ultras, almeno in questa piazza, è palese, lampante e non facilmente colmabile.

All’Armando Picchi si contano circa cinquemila spettatori, numero non certo trascendentale ma evidentemente la retrocessione, la frattura tra la tifoseria e la società ed una certa apatia dell’ambiente, contribuiscono ad una desertificazione dello stadio che è sotto l’occhio di ogni sportivo.

Curva Nord che si presenta con il consueto lungo striscione appeso alla vetrata, per il resto nessuna pezza, nessuno striscione, segno di una certa disorganizzazione o come minimo di “lavori in corso” che stanno procedendo. Tifo che si alza in maniera spontanea, lunghi momenti di pausa si alternano a qualche coro che risulta anche efficace, ma è lampante la mancanza di coordinazione tra le diverse anime del tifo labronico.

Unica nota di novità, un gruppo di ragazzi che si ritrova nella parte bassa della gradinata, fianco a fianco con l’ex Curva Sud, che tifa e si fa notare con cori abbastanza continui ed un movimento che attrae in un settore che altrimenti sarebbe silente. Anche per loro nessun segno di riconoscimento ma un buon piglio e tanta perseveranza. Se son rose fioriranno!

La Curva Nord offre il meglio di sé nella seconda frazione, quando i cori si fanno più continui ed anche i battimano assumano una certa consistenza. I cori per la squadra vengono intervallati da altri contro il presidente Spinelli, poi la squadra passa in vantaggio ed i decibel si alzano ancora.

Qualche coro offensivo tra le due tifoserie, più per “obbligo” che per logica decisione, ma del resto un derby è sempre un derby. Anche se di questi tempi difficile non poterne fare a meno.

Valerio Poli.