I derby, si sa, sono partite molto sentite e Novara-Pro Vercelli non è da meno, anche se questo campanilismo è scemato nel corso degli anni. Dall’hockey su pista al calcio, le gare tra gaudenziani e bicciolani sono sempre state battaglie dentro e fuori dal campo: non ultimi i daspo piovuti dopo gli scontri del maggio 2013.

Questa volta, per “ragioni di sicurezza”, la partita è stata programmata per le 19,00 di venerdì: l’ennesima sciagurata scelta di chi comanda il mondo del calcio a svantaggio di chi spende tempo e denaro per poter seguire la propria squadra.

Non c’è il tutto esaurito, per le ragioni poco fa spiegate, ma comunque lo spettacolo è assicurato. L’ingresso dei 22 in campo viene salutato dalla Curva Nord con una bellissima coreografia che scalda l’ambiente: su uno sfondo di bandierine blu viene srotolato uno striscione con la figura stilizzata della Cupola di San Gaudenzio (simbolo della città) e contemporaneamente, dal basso, si leva una pezza con la scritta “a te che hai reso la mia vita bella da morire”. Il tutto viene accompagnato dall’accensione di qualche torcia flash per dare quel tocco retrò quando i fumogeni erano all’ordine del giorno.

In balaustra sono presenti le pezze dei diversi gruppi della nord novarese: Sezione, Vecchio Stampo, Zoo e Zucloi. Anche i vercellesi, circa 400, salutano la propria squadra con lo sventolio di diverse bandiere e sciarpe bianche. Sono presenti tutti i gruppi della curva Ovest vercellese, West Side su tutti.

La gara parte a razzo con la Pro Vercelli che passa immediatamente in vantaggio, ammutolendo il Piola giusto qualche istante, perché sulla successiva ripartenza il Novara pareggia facendo calare il silenzio sul settore ospite.

La gara giocata in campo vede il Novara padrone del gioco, lasciando pochi spazi alla Pro Vercelli, mentre la contesa sugli spalti si fa molto più vivace visto l’odio tra le due fazioni che rende speciale questa gara. Forse per svegliare gli animi e sgranchire le gambe dell’intero stadio, la curva ripropone “Chi non salta è vercellese” il cui risultato è buono, infatti tutta la Nord e parte degli altri settori dello stadio saltellano al ritmo del coro proposto, ma l’entusiasmo si spegne con il dissolversi del motivo. A questo rispondono gli ospiti indicando bene dove saltellare.. un po’ d’immaginazione e capirete dove.

Ripresi dallo sforzo vocale i novaresi tornano a tifare anche se è netto il calo della voce; gli occasionali pesano e a cantare resta il solito zoccolo duro che anche senza voce sostiene i propri colori, chiedendo a più riprese il gol che sbloccherebbe la partita. Lo sforzo profuso dai novaresi si traduce in un dominio, senza mai colpo ferire però, della propria squadra. I novaresi provano a coinvolgere l’intero stadio per “salutare” gli odiati vercellesi: tutto sommato il risultato è buono anche se l’attenzione dei più e rivolta alla partita in campo.

Anche gli ospiti patiscono un fisiologico calo nel tifo, a cantare resta la parte ultras del settore: oltre che cori di sostegno alla maglia si canta anche contro la repressione ,sempre più forte, e per i propri diffidati.

La voce cala ma le curve decidono di ravvivare la serata con diverse sciarpate che catalizzano l’attenzione di chi, come me, guarda le curve con un occhio di riguardo. I vercellesi riescono a coinvolgere la quasi totalità del settore in una sciarpata stile “avellinese”: un bello spettacolo al quale rispondono i novaresi con la più classica delle sciarpate, accompagnata dallo sventolio delle bandiere dei diversi gruppi. La gara si avvia verso la conclusione con poche emozioni in campo ma con qualche acredine che vedrà l’espulsione di un giocatore della Pro. “Saluti” finali tra le due curve e triplice fischio del direttore di gara che divide la posta tra le due contendenti.

Non sono i derby di 20 anni fa, inutile fare un paragone, però i presenti (da una parte e dall’altra) ce la mettono tutta per spingere i propri colori al risultato. Colorata dall’odio tra le due città la partita sugli spalti risulta viva.

Alessio Farinelli.