Mi chiedo quanto ci sia di partita e quanto no nelle macchine che vedo parcheggiate l’una schiacciata all’altra già appena superato Monte Olimpino. Frotte di tifosi con sciarpa, maglietta o entrambe scendono verso il Sinigaglia. Passo davanti allo stadio con la mia macchina, il flusso c’è e aumenta la mia aspettativa. Solo un po’ di fortuna e tanta astuzia mi consentono di trovare un parcheggio, mentre altri mi doppiano senza fortuna.

I passi che precedono il mio arrivo allo stadio incontrano il coro a rispondere dei tifosi ospiti. “Ma-te-ra, Ma-te-ra”. I tanti Comaschi si affrettano per assistere al match o anche per riscoprire la squadra della loro città. Siamo all’andata della semifinale Play-Off di Lega Pro. Il tifoso occasionale è di casa, quello abituale felice ma un po’ stranito. Quello che deve andare in questura a firmare, beh, è un’altra storia, non avente nulla a che fare con questa discreta giornata di sole e nuvole a sprazzi. Lui soffrirà più di tutti, mentre chi c’è, in maggioranza, assiste come ad un qualsiasi svago domenicale.

Le nuove formulazioni, quando cambiano le composizioni di campionati e gironi, possono generare alchimie strampalate, improbabili e poco appetibili per i tifosi. Eppure, ogni tanto, apprezzo la pensata di chi ha creato questi play-off in grado di proporre scontri Nord-Sud a volte inediti. Non fa eccezione questo Como-Matera. “È incredibile, lo stadio è proprio sul lago”, dice un entusiasta tifoso materano al telefono. Mondi che si incontrano, sfide destinate, per la loro unicità, a rimanere nella memoria del tifoso.

Le piazze hanno umori opposti. Como è delusa ma vuole ritornare in palcoscenici più consoni. Tornello per tornello, tanto vale stare più su. Per Matera e la sua tifoseria la Serie B è un sogno: l’unica partecipazione alla serie cadetta risale alla stagione 1979-80. Un assaggio, ultimo posto e scusate il disturbo. Molti non hanno mai potuto vederla la Serie B, e chi l’ha vista non ha avuto neanche il tempo di gustarla.

Con fin troppa rapidità entro nell’impianto e, di seguito, in campo. Dico la verità: dato il flusso, mi aspettavo veramente di più. I Materani fanno la loro entusiasta ed onesta presenza in, più o meno, 500 unità. Sul totale dei presenti le cifre ufficiali dicono 5.200 paganti. Non so. La tribuna coperta è riempita forse per tre quarti, mentre la curva, nei suoi due spicchi è piena ma non pienissima. Cifre o non cifre, questa partita avrebbe meritato un colpo d’occhio persino migliore, ma in tempi di vacche magre meglio fare ringraziamenti e inchini.

Il via prima del calcio d’inizio lo danno i tifosi in tribuna, i “Pesi Massimi”. Bella la loro coreografia, evocante un’esperienza forse nostalgica di un’altra era ultrà: bandierone copricurva, un lungo due aste davanti con la scritta “Vincere”, bandierone abbassato e tante bandiere del Como. La Ovest espone mani in alto, tante bandiere ma anche un’indicazione ben decisa: si sostiene ma senza dimenticare chi non ci può essere in seguito a diffide assurde. Non per niente nessuna coreografia e neanche le classiche pezze esposte nella recinzione. Nel settore ospiti è semplice ma di impatto lo spettacolo proposto dai Lucani: la compattezza dello spicchio aiuta a stendere a bande verticali il bianco e l’azzurro del Matera. Dinnanzi a tutto lo striscione “1979-2015 riscriviamo la storia”. Le righe precedenti fungono da didascalia a questa coreografia.

Si comincia in campo. Battimani e cori potenti contro coinvolgimento dell’intero settore e cori tenuti più a lungo. La sfida è interessante perché offre la possibilità di vedere, sugli spalti, due approcci opposti ma validi di supportare la squadra. Il sostegno è di buon livello dall’una e dall’altra parte, nonostante la partita stenti a decollare. Di fronte ad una prova di alta valutazione per tutti, posso giusto trovare il pelo nell’uovo di entrambi i gruppi: i Lariani fanno fatica a coordinare continuativamente i troppi occasionali, alcuni dei quali non riescono a trovare le giuste sillabe tra le corde vocali; i Lucani belli e scenografici, ma il loro potenziale andrebbe arricchito con una continuità ancora maggiore. Particolari sul serio, perché in periodi storici per il mondo ultras misti tra un pleistocene avanzato ed un medioevo inquisitorio questo è grasso che cola. Belle anche le sciarpe levate in alto dall’una e dall’altra parte. Il primo tempo va via con le porte inviolate.

Altra musica nel secondo tempo. La Ovest riprende subito e a gran voce il proprio tifo, i Materani sembrano prendersela con più calma. Dopo neanche tre minuti arriva anche per loro il periodo di rimettere il piede sull’acceleratore, grazie al gol d’autore di Carretta. Il Matera è in vantaggio e manda in visibilio i suoi tifosi. Le braccia degli ospiti sono impazzite come una bussola in preda ad uno sbalzo magnetico, i decibel vanno in costante aumento. Neanche il tempo di capire cosa sta succedendo e Ganz, il figlio, fa l’immediato 1-1. Il boato del Sinigaglia è fragoroso, persino i Pesi Massimi si improvvisano “torcida” per qualche minuto. Accelera e ci crede il Como, ci credono e cantano i suoi sostenitori. La partita è diventata bella e le due sponde del tifo ne diventano consapevoli. Più passa il tempo e più l’1-1 diventa in favore del Matera. Finisce la partita e sono proprio gli ospiti ad esultare di più. L’inerzia di queste semifinali è dalla loro, poi chissà. Benevento insegna quanto non ci sia niente di scontato nel calcio. E il bello è proprio questo. E oggi non è stata una giornata buttata.

Stefano Severi.