Ogni tanto capita anche che un campionato amorfo, asettico e grigio come quello di Serie B, offra una serata ricca di emozioni e spettacolo sugli spalti. Capita di rado, e bisogna quasi sempre aspettare occasioni di “gala” come gli spareggi. Però tanto vale non farsi sfuggire l’occasione e raccogliere le ultime forze disponibili in questo colpo di coda della stagione, armarsi di buona volontà e partire.
La strada ormai la conosco, e del resto non è che sia poi così difficile. La Pontina scorre nuovamente sotto i miei piedi per la terza volta in un mese, e pensare che fino a qualche tempo fa era quasi esclusivamente un’arteria che utilizzavo per qualche gita fuori porta, nelle belle zone balneari del Lazio meridionale. Ma se la ferrovia non mi permette di tornare a casa in orari notturni non ci sono molte alternative.
Venendo direttamente dal lavoro devo percorrere, con davvero poco piacere, oltre venti chilometri di Grande Raccordo Anulare, dallo svincolo della Tiburtina a quello della Pontina. Tutto sommato di ingorghi, essendo l’ora di punta, ne trovo anche pochi, e dopo quello più sostanzioso, chiaramente nei pressi della Tangenziale, tutto fila liscio ed in un ora e mezza sono a Latina.
Dove parcheggiare ormai lo so e non rimane che inoltrarmi nel solito vicoletto senza uscita, dove gli abitanti dei palazzi disinteressati al calcio guardano i tifosi con facce sconsolate come a dire: “Ma quando finisce ‘sto campionato?”. In effetti è una domanda che dovrebbero porre ai cervelloni della Lega Calcio che hanno ideato questa Serie B interminabile ed estenuante.
Avvicinandomi al Francioni noto subito che il dispiegamento di forze dell’ordine è ingente e superiore alle altre volte. Sono attesi oltre 1.500 baresi e per l’occasione l’integerrima Questura di Latina, in accordo con l’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive (praticamente un pool di menti pensanti strappate allo sprofondo sociale ed economico al quale è in preda l’Italia), ha emanato un comunicato in cui si fa presente ai tifosi pugliesi che l’accesso al settore ospiti sarà consentito fino alle 19:30. Leggo questa notizia tra il serio ed il faceto, pensando a come possano impedire l’ingresso ad una persona teoricamente libera, che ha acquistato un biglietto sborsando dei soldi e sottostando al ridicolo ricatto della tessera del tifoso. Ergo, ovvio che decisioni del genere, in questi casi, siano solo ed esclusivamente moniti (come avrò modo di verificare più tardi, quando a pochi minuti dal fischio d’inizio i supporters biancorossi continuavano tranquillamente ad entrare) per stressare ulteriormente i tifosi, portandoli o alla rinuncia della trasferta o alla bieca esecuzione di un’altrettanto bieco e stupido diktat senza senso né logica.
Forse tra qualche anno arriveranno a chiederci di giustificare un eventuale ritardo allo stadio pena annullamento di una partita sull’abbonamento o sanzione pecuniaria. Il pallone è ormai talmente un’opera circense e giullaresca che non mi sorprenderebbe affatto.
Ritiro il mio accredito ed anche se non è poi tanto tardi, decido di entrare, considerando il maggior caos che oggi sicuramente ci sarà all’interno del piccolo stadio latinense.
L’impianto è chiaramente già stracolmo e la Curva Nord sta scaldando i motori sulle note del nuovo coro, quel “Totalmente dipendente” che sta facendo viralmente il giro d’Italia, collaudato in occasione della gara d’andata in terra di Puglia. Alla mia destra, come già detto, i baresi stanno ultimando il loro ingresso allo stadio ed occupano praticamente già tutto il settore loro destinato. Al centro ci sono le pezze dei Floriano Ludwig affiancate da quelle dei Bulldog e dai tanti bandieroni che popolano il settore ospiti. E pensare che i baresi furono una delle prime tifoserie a capitare sulla mia strada di fotografo al seguito degli ultras. Era un Ternana-Bari di parecchi anni fa, una bella presenza quella degli UCN, li ricordo ancora bene, quasi un migliaio, striscione in mano, tamburo, bandieroni e tanta voce.
Così, mentre faccio le mie considerazioni personali, il tempo passa e l’orario del calcio d’inizio si fa sempre più prossimo. Devo decidere dove posizionarmi per l’entrata in campo, scattare dalla tribuna è ovviamente sempre più complicato, a causa dello spazio limitato e delle persone che giustamente vogliono vedere la partita e non il tuo fondoschiena. Mi posiziono dal lato della curva di casa, ragionando sul fatto di poter immortalare a pieno i due settori occupati dai tifosi ospiti.
Quasi non mi accorgo che le due squadre stanno facendo il loro ingresso sul terreno di gioco. A segnalarmelo sono le due curve. Su sponda pontina la coreografia è semplice, ma d’effetto: tante bandierine nere ed azzurre si alzano al cielo, completate da torce e fumogeni accesi qua e là, mentre alla mia destra gli ultras pugliesi si stanno esibendo in un loro piatto forte, la sciarpata. Non c’è una persona che non abbia un vessillo biancorosso alzato al cielo e l’effetto è chiaramente di grande impatto.
Arriva poi il turno di un altro classico: “E tutti con le mani al ciel, tutti insieme canterem…”, eseguito davvero da tutti, tanto da risultare un vero e proprio boato. Tuttavia i padroni di casa non hanno certamente voglia di sfigurare e stasera il tifo sarà molto buono, anche tante persone posizionate ai lati della curva, che solitamente non sono molto di aiuto a chi si fa in quattro per fare il tifo, stasera cantano rendendo la Nord un bel blocco chiassoso e continuo.
I petti nudi esibiti quasi da tutti poi fanno il loro bell’effetto visivo. In campo il primo tempo è noioso. Il Latina controlla ed il Bari, che è obbligato a vincere, prova a pungere ma risulta alquanto evanescente. Nel frattempo per me la tribuna è diventata un vero e proprio forno e sembra di essere più sulla spiaggia di Sabaudia il 15 Agosto che allo stadio. Ma del resto ognuno è cosciente e consapevole di quello che fa. Se scegli di andare a seguire una partita ad estate appena iniziata, sapendo che ci sarà il tutto esaurito, non puoi certo pretendere di portarti anche un cappottino per ripararti dalla brezza marina di fine autunno. È un dazio che pago volentieri però, soprattutto stasera. L’importanza della posta in palio, infatti, ha reso incandescente anche il pubblico della tribuna, che si lamenta, sbraita e rumoreggia ad ogni occasione buona. Insomma, tutti gli ingredienti di cui il calcio ha bisogno per essere interessante e conservare il suo appeal.
Sul finire di primo tempo il tifo ospite sale d’intensità e quando saltano e cantano tutti, sembra di tornare indietro di qualche anno. Ma il bello deve ancora venire. Il secondo tempo, infatti, si rivelerà una vera e propria fucina di emozioni, smentendo il mio inconscio che cominciava a pensare: “Possibile che ogni volta che venga a Latina veda gol con il contagocce?”.
La gara sale man mano di intensità, seguita dalle due curve che comprendono il momento cruciale delle rispettive stagioni. È il minuto 28’ quando l’arbitro decreta un calcio di rigore a favore del Bari. Sul dischetto va Polenta che non sbaglia. L’esultanza pugliese è di quelle da incorniciare, intensa, lunga e passionale. Di rado ormai si vede il pubblico gioire con tale enfasi. E nei minuti seguenti il loro tifo raggiunge fisiologicamente il picco. Un qualcosa davvero bello a vedersi.
Devo essere sincero, qualche partita sotto gli occhi mi è passata, ed a questo punto, generalmente, una squadra alla sua prima apparizione in Serie B, che si trova a giocarsi la massima categoria contro un sodalizio che di Serie A ne ha giocata tanta ed a buoni livelli, crolla e rischia persino l’imbarcata. L’inerzia peraltro sembra essere tutta dalla parte dei baresi. Eppure, questo Latina ha una dote nascosta che è stata il vero e proprio ingrediente segreto in quest’annata: la caparbietà. Così dopo i primi istanti di sbandamento, gli uomini di Breda si riorganizzano e si gettano in avanti con criterio: prima l’arbitro sorvola su un netto fallo di mano in area di un difensore barese e poi, sull’azione successiva, concede un altro penalty, stavolta ai nerazzurri, assolutamente meno netto.
Il Francioni diventa una bolgia e quando Jonathas scaraventa la palla oltre le spalle di Guarna, il boato è di quelli storici. Forse il più forte che abbia mai sentito da queste parti. Il contraccolpo psicologico ora è tutto per il Bari. Il Latina capisce di aver scampato il pericolo e gioca sul velluto. Passano solo 3’ e Laribi si invola da solo per vie centrali, entrando in area e facendo secco per la seconda volta l’estremo difensore avversario. È l’estasi del pubblico pontino, il gol che spezza i sogni pugliesi e manda in paradiso quelli laziali.
C’è ancora tempo per le emozioni, al 43’ Galano riequilibra il match sfruttando una leggerezza di Iacobucci. Ma a nulla vale l’assedio finale della squadra di Alberti, al triplice fischio sono i padroni di casa a festeggiare.
Quello che il calcio voglia dire, il motivo per cui ancora lo seguo, per cui mi incazzo, faccio chilometri e impieghi tanto del mio tempo, che a volte sarebbe meglio spendere in altro, beh, stasera ce l’ho davanti ai miei occhi: “…e ti guardi intorno e vedi tutte quelle facce, migliaia di facce, stravolte, tirate per la paura, la speranza, la tensione, tutte completamente perse, senza nient’altro nella testa. Poi il fischio dell’arbitro e tutti che impazziscono, e in quei minuti che seguono tu sei al centro del mondo…”, sono le celebri ed abusate parole di Hornby nel suo Febbre a 90°, a cui ho inevitabilmente pensato vedendo le espressioni ed i comportanti dei tifosi al mio fianco, ma anche dei dirigenti del Bari, dietro le mie spalle. A dimostrazione di come questo sport, se proposto in maniera naturale, sia un insieme di emozioni a cui nemmeno il più posato dei manager sappia rinunciare e rimanere indifferente.
Le squadre si recano sotto i rispettivi settori, il Bari raccoglie ugualmente applausi ed incoraggiamento dai propri sostenitori, tanto che i più delusi sembrano proprio i ragazzi in casacca biancorossa, che vengono rincuorati dal proprio pubblico. La grande festa è invece sotto la Nord, con i giocatori del Latina che si denudano, saltellando e cantando assieme alla curva.
Lo speaker invita tutti a Cesena, dove i nerazzurri saranno attesi dai romagnoli per l’ultimo episodio di questo lunghissimo campionato.
Il momento di andarsene è giunto. Lascio una Latina in festa che si prepara, a prescindere dal risultato, ad affrontare un evento storico per una tifoseria che fino a qualche anno fa era relegata nei bassifondi del calcio italiano. L’appuntamento con l’esito finale è rimandato di dieci giorni. Cercheremo di non mancare.
Simone Meloni.
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